Un giorno il lavoro
su una panchina seduto,
perchè messo a riposo
da un contratto scaduto,
il parco dinanzi a sè guardò.
C'era l'erba che litigava con la carta;
l'Amicizia discutere con l'Amore
colpevole di avergli rubato un cuore;
la scienza con le sue tesi
dimostrava alla fede
che non valeva niente;
il matrimonio calpestato e derubato
dall'indifferenza del burocratico divorzio.
Allora il lavoro si alzò
e alla sua Italia parlò:
"Bel Paese bagnato dal mare
ma quanto tempo ancora dovrà passare
affinchè tutti smettano di parlare?
Sono gli Italiani così sordi
da non sentire che i loro monumenti
stanno per crollare
o come pietre così duri
da non riuscire più a perdonare?
E che dire della scienza,
presuntuosa di possedere
con i suoi esperimenti
la realtà dei fenomeni
e chiude le porte
alle altre possibili ipotesi?
Che fine ha fatto l'unione
che misurava all'infinito
i battiti di un amore
eterno e volto al sacrificio?
E io, cosa sono ormai per te?
Un articolo della tua Costituzione
l'assoluto privilegio a me garantisce
di fondare la tua Nazione.
Ma dov'è quella Nazione di eroi
che con spade e scudi
combatterono per difenderti;
che suonarono mandolini
per onorarti;
che scrissero poemi e sonetti
per lodarti;
che ribellandosi gridarono:
"A noi libertà e lavoro!".