Da quella parte della mia teoria del piacere dove si mostra come degli oggetti veduti per metà, o con certi impedimenti ci destino idee indefinite, si spiega perché piaccia la luce del sole o della luna, veduta in luogo dov'essi non si vedano e non scoprano la sorgente della luce; un luogo solamente in parte illuminato da essa luce; il riflesso di detta luce, e i vari effetti materiali che ne derivano; il penetrare di detta luce in luoghi dov'ella divenga incerta e impedita; e non bene si distingua, come attraverso un canneto, in una selva, per li balconi socchiusi ec ec. [...] A questo piacere contribuisce l'incertezza, il non vedere tutto, e il potersi perciò spaziare con l'immaginazione, riguardo a ciò che non si vede. Similmente dico dei simili effetti che producono gli alberi, i filari, i colli, i pergolati, i casolari, i pagliai, le ineguaglianze del suolo ec. nelle campagne.