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Sexy-voice
Se non hai un buon argomento non iniziare neppure a battere sui tasti. Non so chi l'ha detto, o se l'ha detto detto qualcuno. Forse me lo sono inventato io.
La verità è che il buon argomento non ce l'ho, eppure mi sono incaponito a voler battere i tasti del PC. Ti è successo altre volte, confido a me stesso, poi strada facendo qualche buona idea ti è arrivata.
Ma oggi, in questo momento, l'unica cosa ad arrivare è lo squillo del cellulare. Ma dove ho messo quel maledetto arnese... ah, eccolo qui, sotto la biancheria da lavare.
"Pronto?"
"Passami Betty!"
(Una voce femminile. Interessante! Deve essere molto giovane. Non so come faccio ad essere così analitico in pochi attimi)
"Pronto, sei ancora in linea? ... allora, me la passi Betty?"
"Temo sia uscita. Ti faccio richiamare appena rientra. Lasciami il tuo numero."
"Sei Bob, vero? Non ho sbagliato? È che si tratta della prima volta che ti sento... pensa che Betty neppure mi aveva detto di avere un nuovo ragazzo. Comunque devi essere un po' tonno... il mio numero Betty ce l'ha già da un sacco, e poi rimane anche nella memoria del tuo telefonino."
"Hai ragione. Il fatto è che hai una voce così sexy che non mi fa ragionare."
"Ah! Cominciamo bene... povera Betty! Comunque grazie e ciao."
Ha riattaccato. Ho sbagliato qualcosa? Non so neppure come si chiama... perché non l'ho chiesto? Chi sarà questa Betty? Memorizziamo comunque in rubrica il numero di Sexy-voice... ecco, la chiamerò così... può essere che ne nasca qualcosa di buono... magari un bel racconto.
Un'altra volta quella lugubre suoneria. Devo mettere un motivetto più allegro.
"Ciao, sono di nuovo io. Ho scordato di dirti che mi chiamo Claire."
Che tempismo!
"Bel nome. Sei francese?"
"Cosa te lo fa capire?"
"Beh! Hai una erre arrotata alla francese che è una goduria sentirla."
"Mia mamma è francese. Ma è poi tornata Betty?"
"Senti Claire, voglio essere sincero con te... qui non c'è nessuna Betty ed io non mi chiamo Bob!"
"Lo sapevo... era troppo strano che Betty non mi avesse detto di un nuovo ragazzo. Quindi non ti chiami Bob?"
"No, sono Alex."
"Suona bene, gran nome! Lo sai che anche tu hai una bella voce... ma ora devo chiudere, mi stanno cercando. Ciao, Alex."
"Ciao... ti chiamo io... da dove telefoni?" Ma ormai ha riattaccato.
Sono passati quattro giorni e non ho ancora chiamato. Ho una caviglia ingessata: una scivolata sul pavimento bagnato del Market dove mi servo. Dato che c'erano i cartelli, che non ho visto, non mi risarciranno. Neanche a farlo apposta il giornale mi ha mandato a seguire un torneo di boxe per dilettanti, in un posto del diavolo. Potete capire che bell'impiccio per uno con una caviglia fuori uso. Comunque mi sono arrangiato con un amico e ci sono andato. Quei soldi, anche se pochi, mi servivano davvero. Oggi sono in pace con me stesso e faccio il numero di Claire. Voglio risentire quella erre francese che mi fa godere come un riccio. Voglio anche sapere da dove chiama: magari è un posto non troppo lontano, chissà!
Vado alla rubrica: Sexy-voice, schiaccio i tastini... vai! Dà libero!
"Pronto?"
Cazzo, è una voce maschile!
"Pronto? Chi è in linea?"
"Mi chiamo Alex... vorrei parlare con Claire. O forse ho sbagliato numero?"
"No, non ha sbagliato numero. Lei è il dodicesimo che chiama, da ieri mattina."
"Come sarebbe a dire? Mi scusi, ma con chi sto parlando?"
"Sono il dottor Francesco Ghirozzi della Braking System. Mi occupo dell'Ufficio Relazioni Pubbliche. Lei ce l'ha la moto?"
"La moto? No, non ce l'ho."
"Se dovesse acquistarne una si accerti che abbia l'equipaggiamento Braking System. I nostri dischi-freno sono i migliori al mondo!"
"Le credo sulla parola... ma le avevo chiesto di Claire."
"Ah! Con lei si faceva chiamare Claire? In realtà si chiama Giuseppina."
"Claire o Giuseppina che sia... me la può passare al telefono!"
"Non posso, da tre giorni non lavora più in questo ufficio. Il cellulare che le era stato assegnato ora ce l'ho io."
"È stata licenziata?"
"Non dovrei dirle nulla, ma lei mi sembra un giovanotto a posto, anche se non ha la moto con "Braking System" installato. Non è stata licenziata, ma c'è mancato poco. Il Capo ha dato fuori di testa, poi l'Ufficio Personale gli ha fatto notare che poteva diventare un affare da titoli sui giornali e alla fine è stata spostata all'Ufficio Qualità, con un piccolo aumento di stipendio per giunta."
Anche se comincio a vederci chiaro, chiedo quale è stata la causa di tutto 'sto casino. Il ciarliero dottor Ghirozzi, destinato credo ad una gran carriera in quell'Ufficio, mi risponde di buon grado:
"Non dovrei dirle nulla, ma lei è uno degli interessati... abbiamo scoperto che Giuseppina si divertiva a fare telefonate random, a caso insomma, per prendere per il... i fondelli i pesciolini che cascavano nella sua rete. Magari cercava un pesce più grosso per sistemarsi. Capisce che la Braking System non poteva tollerare..."
"Capisco! Buongiorno e grazie molte."
Ho spento il cellulare e l'ho gettato di malagrazia sul sofà. Poi l'ho ripreso in mano e ho cancellato Sexy-voice dalla rubrica.
Peccato! Ne poteva uscire un buon racconto... o qualche sana scopata.
Ma non illudetevi che sia finita qui. Io sono come un diesel, parto lentamente ma poi è difficile fermarmi. Sono trascorsi alcuni giorni dalla fatidica telefonata con il compito dottor Ghirozzi. Sto contemplandomi la caviglia sinistra, finalmente libera dalla morsa del gesso. Mi è rimasta ancora un po' di zoppia, ma mi hanno detto che passerà in un giorno o due. Quella storia di Claire/Giuseppina continua a girarmi per la testa. Ieri ho visto su Internet che la Braking System ha lo stabilimento in un paese vicino a Modena. Ho dimenticato di dirvi che io abito a Milano. Non so se avete capito che cosa ho in mente? Consulto una cartina: Milano-Modena 171 chilometri, sulla A1. La giornata è discreta: sole e nuvole, ma sembra niente pioggia. Sono le nove del mattino, anche con il mio vecchio Maggiolino VW in due ore, massimo massimo, dovrei farcela. Mi costerà un po' di quattrini (in questo momento non potrei proprio permettermelo) ma... al diavolo, potrebbe valerne maledettamente la pena. L'Autosole non è molto trafficata, il motore della mia carretta sembra un orologio, nonostante l'età. Pensate, ho già girato due volte i centomila... non le fanno più macchine come queste. Certo la velocità di crociera è quella che è: 90, 100, con punte di 110. Il problema sono i TIR, non riesco a sorpassarne uno! Ma va bene così, l'importante è arrivare.
Sono le undici e trenta quando parcheggio nello spiazzo davanti all'ingresso della Braking System. Mi sono incasinato due volte prima di trovare il capannone. Sapete, non ho il navigatore satellitare, pensavo che non dovesse mai servirmi. Chiedo al guardiano, un tipo anziano, vestito come un ammiraglio e piuttosto sospettoso, l'orario di uscita degli impiegati. Dopo avergli detto che dentro ho un parente ed essendo di passaggio vorrei salutarlo, mi confida solennemente che l'uscita per il pranzo è a mezzogiorno in punto. Essendo praticamente tutti abitanti in paese, vanno a mangiare a casa propria. Non oso chiedergli se conosce Giuseppina, sono già abbastanza sospettato. Vado a sedermi in macchina, attendo, leggo distrattamente un po' di giornale. Mi sento a disagio, vorrei non essere partito, non mi piace essere invadente. Poi penso che è stata lei a dare avvio a tutta questa strana faccenda e mi sento più rassicurato.
Suona una sirena in lontananza, all'interno del capannone. Esco dall'auto e mi apposto davanti al cancello, che si sta aprendo per lasciar passare i primi arrivati. Vedo molte tute giallo-blu (evidentemente i colori sociali), poi comincia ad arrivare qualche impiegato. Fermo uno dei primi ad uscire, un giovanotto in jeans e giubbotto, che mi sembra abbastanza disponibile a fornirmi delle indicazioni.
"Cerco Giuseppina, una tua collega. La conosci?"
"Certo, lavora nell'ufficio accanto al mio."
"È già uscita? Potresti indicarmela, per favore?"
Mi guarda in modo strano, poi si gira all'indietro, scruta la piccola folla per alcuni istanti, poi indica col braccio in direzione di una porta laterale dello stabilimento:
"Eccola, sta uscendo da quella porta là proprio adesso."
Mi fa un breve cenno con la mano e si allontana di buon passo.
Rimango bloccato dalla sorpresa: da quella porta sta uscendo un ragazza minuta, esile, con un volto molto pallido incorniciato da capelli neri corti. Sta venendo avanti, verso lo spiazzo dove mi trovo io, su una carrozzina elettrica per disabili. Ha le gambe fasciate da pantaloni elasticizzati che pendono inerti dal bordo del sedile. Sono magrissime e a malapena arrivano alla pedana. Saluta qualche collega con un sorriso. Noto che porta l'apparecchio per i denti. Ho un momento di confusione mentale, poi prendo una decisione, perché la ragazza con la carrozzina mi è quasi a fianco.
"Ciao Claire!" le dico.
Non si ferma, si volta per un istante verso di me, un po' sorpresa, poi ritorna a guardare avanti. Io rimango fermo dove sono. Percorsa una decina di metri la carrozzella si ferma. Non riesco più a vedere il volto di Giuseppina, vedo solo un braccio che si sporge e mi fa un cenno. Raggiungo la ragazza. Ha dei bellissimi occhi, neri, profondi, che sembrano grandissimi su quel volto magro e molto chiaro di pelle.
"Tu chi sei?"
"Alex!"
"Alex?... Ah sì, ora ti ricordo... quello dalla bella voce. Sei anche un bel fico. Come fai qui?"
"Volevo conoscere Claire, quella della erre francese"
"È morta... non te l'hanno detto?"
"Volevo chiederti... se mi vorrai rispondere... perché facevi quelle telefonate a degli sconosciuti?
"È forse un delitto voler essere desiderati?"
Ha azionato l'avvio e la carrozzina si è mossa in avanti. Nel mentre Giuseppina si è sporta e mi ha gridato, con la sua inconfondibile erre francese:
"Addio Bob! Salutami Betty, quando torna... se torna!"
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