Ricordo perfettamente il primo colpo di fucile che ho sparato. Ero sotto naia al poligono di tiro. Il tema delle armi non mi aveva mai coinvolto e quel giorno ero semplicemente curioso di provare a sparare con un fucile vero. "Un esperienza in più", mi ero detto.
Il poligono era uno di quelli chiusi. Lì dentro era sinistramente silenzioso; faceva freddo anche se fuori c'era l'estate; e la luce era ridotta ai soli bersagli e postazioni di tiro. Atmosfera un po' da "Chiesa".
Il fucile era il FAL (Fucile d'Assalto Leggero) usato dal esercito USA in Vietnam e che poi l'esercito italiano aveva comprato per un tot al chilo. Un fucile non molto preciso, ma decisamente potente, capace di perforare superfici blindate. Un maresciallo una volta mi aveva detto che se il proiettile avesse colpito un braccio non lo perfora, lo amputa direttamente.
Mi hanno detto di sdraiarmi a pancia in giù, appoggiare il calcio alla spalla e consumare l'intero caricatore. Ho preso la mira e ho sparato: Bum. Il mondo si è fermato e mi sono sentito maledettamente sveglio come poche volte capita nella vita. Ho percepito vividamente la fisicità del proiettile - che io avevo esploso - uscire dalla canna, bruciare l'aria e colpire il bersaglio per perforarlo, lasciandogli un buco. I "misteriosi" istanti trascorsi da quando avevo premuto il grilletto a quando avevo visto il foro sul bersaglio mi avevano preso a sberle, per poi sbattermi in faccia una realtà ovvia, ma di cui non mi ero mai reso veramente conto: i fucili servono per uccidere!
La cruda meccanicità di un Fucile rende quest'oggetto assolutamente privo di ipocrisia. Non serve né per difendersi né per attaccare; né per fare la guerra né la pace; né per fare una rapina né per sventarla. E non importa se chi lo usa è un terrorista, un mafioso, un padre di famiglia, un pazzo, uno militare o uno delle forze dell'ordine. Chi preme un grilletto è una persona che sta usando una arma per togliere la vita a un'altra persona. Tutti gli altri ragionamenti stanno a monte e sono molto lontani.
Dopo aver esploso il primo colpo le mie carni e ossa sono state attraversate da tutti i millenni impiegati dal genere umano per creare e raffinare armi. E dal quel momento mi è stato chiaro che in tutti noi c'è un lato omicida. Siamo scimmie non ancora abbastanza evolute mosse da paura, rabbia, bisogno di prevaricazione, brame di possesso, invidia, gelosia e chissà quante altre emozioni basse e ataviche che impediscono a tutti l'esclusione a priori di poter un giorno uccidere. Le armi sono la concretizzazione asciutta delle nostre emozioni più schifose.
"Hei, ma ti vuoi muovere?". La voce di un caporale mi aveva riportato alla realtà spiccia. Ho ripreso la mira sul bersaglio e gli ho scaricato sopra tutti i proiettili. Poi quel caporale ha ritirato il foglio del bersaglio e mi ha fatto i complimenti perché la rosa era particolarmente stretta.
Ho riportato l'arma all'armiere e lui vedendomi decisamente pallido mi ha preso in giro: "Ma ti sei messo paura a usare un fucile?". Il sangue mi si era congelato nelle vene perché mi ero reso conto che quel giorno non avevo imparato a sparare, ma avevo scoperto che sapevo già sparare!