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TI AMO DA MORIRE
16:00, orario di riposo per il lavoratore che tornando a casa spera di trovare poche novità e nessun lavoro extra da svolgere per adempiere alle volontà di quei figli, un tempo bambini, che solo in queste determinate circostanze, a scopi egoistici, ritengono di essere ‘la sua famiglia ’;ora comune per la lavoratrice che deve accudire i frutti del proprio grembo, e colui che le ha giurato amore eterno e che, soltanto quando afferra tra le mani i suoi consumati sleep per sciacquarli, ella si accorge, osservandoli con riflessione, che purtroppo questa sorta di amore eterno comporta anche sacrifici altrettanto tali; tempo incognito per me, non più ingenua adolescente al principio delle proprie esperienze, ma 17enne matura e sofferente in viaggio per i primi sentieri semi-bui del lungo cammino verso il monte roccioso dell’età adulta.
[Chissà quando spalancherà quella sua cigolante porta di casa…] rifletto pensierosa nella mia serena stanza chiara in cui, il lampadario a forma di sole sembra sorridermi ad ogni mio minuscolo e timoroso movimento dinanzi a quello specchio, ora beffardo, a forma di luna che porta con sé , perennemente, una smorfia di indifferenza che fino a ieri non avrei mai considerato, perché priva di tali peccati, ma ora, bè ora sì…quel frammento semicircolare di specchio riflette il mio nuovo corpo che integerrimo nella sua totalità, fa sì che la mia coscienza si accinga a giocarmi scherzi mancini: all’interno di quel beffardo emulatore, i miei sleep fucsia appaiono di un rosso acceso e consunto ai bordi aderenti all’inguine ed al fondo schiena, il reggi-petto rosa con quella medaglietta altrettanto fucsia a forma di cuore che pende al centro dei miei seni poco sviluppati, sembra accendersi di un arancio simile all’ardere del fuoco…solo quel cuore è verde acqua, come i suoi occhi…e per un attimo chiudo i miei lasciandomi alle spalle quel perfido presente che sembra corrermi dietro all’impazzata, implorandomi di prenderlo in considerazione.
Ricordo uno dei miei pensieri fatti in un recente passato che, sentendosi chiamato in causa, entra nei miei vagheggiamenti con quella naturalità tipica del padrone di casa che, nonostante sia l’ennesima volta che mette piede nella sua dimora, assume quel comportamento fiero di ciò a cui ha dato vita, come fosse la prima volta che respirasse quell’aria ormai familiare: rivedo i miei piedi nudi sul ruvido pavimento arancio di casa mia, e mi sembra di percepire ancora il gelo di quel rude marmo che pian piano si riscalda venendo a contatto prima con il mio fondoschiena, poi con le mie spalle ed infine con i miei capelli…ma purtroppo il mio capo non riesce a percepire del tutto, l’attualmente virtuale tepore che tanto mi consolava quando ero bambina ed amavo sdraiarmi sul pavimento nelle sere d’inverno, per provare il brivido del freddo, ancora più gelido, ed addormentarmi felice di aver resistito fino in fondo, quando ormai il mio corpo aveva riscaldato tutta la sagoma di pavimento che copriva. La differenza con la mia fanciullezza era che in quel momento io ero una giovane adolescente completamente denudata dei suoi abiti, e nel mio sogno non riuscivo a provare il brivido del freddo del pavimento sul capo, perché lui mi teneva la sua possente mano dentro i capelli…e così sentivo che pian piano, sempre più violentemente, entrava dentro me, e, nella mia vita in questo modo, veniva segnato un marchio che rappresentava definitivamente, senza alcun ritorno, il passaggio della mia adolescenza a gioventù ‘consumata’…
Tutto ciò mi spaventa, così improvvisamente spalanco gli occhi e ritorno a quel presente che tanto desiderava che lo prendessi tremendamente in considerazione, e così purtroppo deve essere per tutte le persone normali…il presente è la realtà attuale in cui viviamo ed in questo momento per me la realtà è troppo crudele e difficile da accettare per poterla vivere, ma devo farmi forza con tutte le energie che posseggo ora.
Guardo l’orario…18:01…tempo di uscire con gli amici per il lavoratore, che dopo aver assaporato il piacere del delizioso e raro sonno pomeridiano, si sente pronto a trascorrere una mezza serata in compagnia di quattro chiacchiere con gli amici, del tepore di un bar, e di una fumante tazza di caffè ;ora degli ‘accompagnamenti’ per la neo-casalinga che probabilmente deve assicurare il passaggio alla palestra di basket al suo figliolo 11enne che ha bisogno di svago dopo una mattinata di mini-fatiche; ora dei pentimenti per me ex-ragazza spensierata, nuova donna pensierosa delle esperienze che si incammina a compiere.
[Ancora non torna…]e mentre mi accingo a pronunciare mentalmente queste parole, mi dirigo verso il letto…quel piumone ricamato di quei dolcissimi cuccioli mi fa venire in mente i giorni in cui mi rinchiudevo in stanza con Paola, la mia migliore amica e, provviste di cioccolata calda e biscotti, parlavamo per ore intere dei nostri problemi da ragazzine, dei nostri desideri, e soprattutto delle nostre voglie, voglie d’amore, voglie di essere amate per la priva volta…ma quella macchia rossa al centro della coperta prima non c’era…è tutto più semplice quando determinati dettagli non vengono mai alla luce, o, come in questo caso, non lasciano segni evidenti, perché non solleticano la coscienza che, sentendosi disturbata, fa si che anche la tua persona le faccia compagnia…maledetta razionalità, maledetta furbizia, ma soprattutto maledetta adolescenza colma di istinti, se non ti avessi mai intrapreso a quest’ora non avrei mentito alla mia cara mamma che quando ingenuamente mi ha chiesto cosa ci facesse quella macchia sul letto ha ricevuto come risposta…[Scusa mammì, ma come sai io sono molto distratta con le date del mio ciclo…]e lei con quel sorriso che sapeva un po’ di nervosismo, un po’ di clemenza lascia la mia stanza portando con sé la miserrima bugìa di una figlia pentita…Scusami mamma se non sono riuscita ad essere come te, perfetta, casta, ingenua…. scusami mamma se ti ho mentito, soltanto tu sei stata capace di vivere alla perfezione il modello di figlia ubbidiente che ha saputo ascoltare e mettere in pratica gli insegnamenti cristiani e puri che ognuno dovrebbe seguire…forse è meglio che non riesci a comprendere e non ti accorgi dell’inferno psicologico che sto vivendo…un tuo aiuto servirebbe solo ad abbattere del tutto in me, la fiducia e la forza che da sempre ripongo nelle mie capacità di ragazza autosufficiente…
Mi accovaccio nell’angolo della mia stanza e piango lacrime, lacrime vere, lacrime di una giovane che non sa trovare pace alle sue azioni azzardate ma che in alcuni momenti sembrano soddisfare gli intenti che hanno saputo far tacere quei labili istinti che avevano voglia di essere sedati…
E tu, o mia ragione, che dici di saper tenere a freno l’amore, che sostieni di riuscire a domare quell’organo involontario del mio cuore, che ora sembra battere sempre più forte, sempre più insistente alle porte della tua sede, non riesci a tener fede alle tue parole…. sei diventato volubile…Ti prego resisti perché quel valido cuore ha l’intento di soprassedere ai tuoi incarichi, facendo sì che io mi innamori di lui, astuto 39enne colto e colmo di fascino, abile adulatore e detentore di innumerevoli pregi e privilegi di bellezza, che ogni notte illude il mio cervello costringendolo a sognare la mia inettitudine di poterlo guardare negli occhi senza piangere e rimpiangere la mia debole e frivola età. O meraviglioso ma mordace amore, perché vuoi prenderti possesso del mio corpo? Esso è così debole che non riesce ad accantonare una sola notte di passione? O il pensiero di essere stato oggetto di desiderio irrefrenabile di un istinto maschile e adulto, lo rende fiero e orgoglioso delle sue doti? Ti prego, o sentimento d’amore, fa sì che la mia mente ed il mio cuore non entrino in conflitto, dirigimi verso la strada opposta alla tua dimora…ascolta le mie preghiere…
Ore 21:10…orario di cena per il lavoratore adesso pensieroso per il nuovo giorno che già gli si prospetta dinanzi, ma ancora felice perché ha la possibilità di godersi per un’oretta il viso delle persone che lui stesso, con l’aiuto dell’amore,è riuscito a procreare; tempo di sfamare qualche bocca per la donna di casa che, anche se ha trascorso una giornata in perenne movimento, e continua a farlo perché in procinto di preparare la cena, si rallegra al solo pensiero di essere amata per quello che è e per i sacrifici che compie per soddisfare quell’amore eterno che dovrebbe accompagnarla fino alla fine dei suoi giorni; tempo di guardare al futuro per me, non più liceale dedita esclusivamente ai suoi doveri preminenti, ma studentessa proiettata verso una vita fatta di amore sentito, ma attorniato da sensazioni troppo turbolente che fanno sì che agli occhi della gente tutto ciò sembri puro desiderio di contatto fisico.
[Ciao piccola…che ci fai qui?!...]
[Ero venuta a restituirle il libro che la settimana scorsa ci avete prestato…vi ricordate professore?]
[Ah sì certo che mi ricordo…. comunque cosa ci fai lì immobile sul ciglio della porta? entra e accomodati…io devo un attimo andare a finire di sistemare un cosa…. torno in un battibaleno…tu nel frattempo fai come se fossi a casa tua…]così spinsi di qualche altro centimetro quella porta e riecheggiò il cigolìo…questa volta più forte data la mia vicinanza…ah quante volte avevo invidiato quel rettangolare mucchio di legno lucido e lavorato con quel suo silenzioso cigolìo…l’unico ad avere l’onore, ogni giorno, di ricevere la sua stretta di mano, che gli cinge il pomello…unica e sola via d’ingresso…”fai come se fossi a casa tua”…quanto speravo lui dicesse,è stato detto…il mio desiderio era quello di poter essere entrata a far parte, almeno per un breve istante, delle persone di cui aveva fiducia…una tra le più importante delle virtù umane…
Così entrai…percepivo intensamente il profumo del suo dopobarba unito a quegli sprazzi di odori, ormai quasi persi, del cibo di mezzogiorno…vidi un divano rosso, cautamente mi ci sdraiai su con fare di ragazza educata e discreta…lo sentii giungere da dietro…quel maglione blu unito al pantalone nero…i suoi occhi verde acqua, la sua coda lunga, liscia e castana…sentivo già di essermi persa nei meandri della sua perfezione, ma comunque riuscivo a mostrarmi disinvolta e non in soggezione…cominciammo a parlare del più e del meno a scambiarci opinioni, a dibattere sulle nostre vite, sui nostri gusti, ma soprattutto sulle nostre età ed intenzioni…la mia educazione stava per diventare provocazione e la mia discrezione era mutata in svogliata sensualità…non ero più io…il suo sguardo intenso mi aveva ipnotizzato e spinto ad essere più adescatrice che mai…i suoi capelli lisci, castani e profumati mi avevano istigato ad accarezzarli, scombinarli, scioglierli con la promessa che quella sera sarebbero stati di mia proprietà…eh sì…avevo seguito alla lettera i consigli di quell’astuto adulatore…per mezz’ora io feci ‘come se fossi a casa mia’…
Oh malvagio senso di colpa, và lontano da me, non strapparmi via le ultime forze che mi rimangono…ho voglia di piangere, voglio sfogarmi…mi sono accorta che la ragione sta per arrendersi a quel mio cuore calcolatore che ancora una volta è riuscito a sopraffare il meglio della mia persona, ciò che mi rendeva forte e non succube dei miei desideri ancora inappagati… o amore che sei diventato così mordace, perché non hai esaudito le mie preghiere?! E mentre cerco di inventarmi una risposta verosimile, mi accorgo che il mio è un tentativo inutile…questa volta ho troppo peccato affinché tutto si possa risolvere con una breve ed effimera preghiera…
Tutta tremante e disperata osservo nuovamente l’orario…22:00 ora di amore e di coccole per il lavoratore, che spera di trovare nell’abbraccio della moglie, l’unica carica valida per affrontare al meglio l’indomani; tempo di passioni per la sensibile casalinga che continua a colmare il suo insaziabile pensiero di amore eterno donandosi nella sua integrità a colui che le ha donato i semi di una famiglia felice ; tempo di impavidi ricordi che mi passano davanti forti e si vantano della loro corposa validità, a confronto con la mia fragile sensibilità di donna…22 giusto gli anni che intercorrono tra i miei 17 ed i suoi 39…
[Ti prego ragione aiutami…non abbandonarmi ora…]urlo dentro di me ormai in preda all’alienazione più totale…fino a ieri a quest‘ora i nostri corpi erano avvinghiati, ciò che lo identificava come uomo era dentro me…e la parte di quel pomello, che tanto avevo invidiato in precedenza, ora la stavo recitando io…felice, soddisfatta, più donna che mai… La sua presenza, il suo calore mi rendevano finalmente appagata…il suo abbraccio mi dava sicurezza, il suo profumo mi faceva andare in visibilio…il suo membro seminale era venuto a conoscenza del mio segreto…il mio passo più importante l’avevo compiuto, ora mi rimaneva soltanto da aspettare il verdetto finale…
Ed ecco che lo vedo rientrare in casa…più bello che mai, stupendo nella sua perfezione…i suoi occhi verdi espressivi, la sua liscia e curata coda, il suo abbigliamento semplice…era lui ciò che volevo…ed ora che l’ho ottenuto sono qui a piangermi addosso, ad aver timore di confessare il vero…a non sostenere le scelte che cambieranno irrimediabilmente la mia vita…Ripeto dentro me che questo era ciò che volevo e l’ho ottenuto…non devo temere le conseguenze, perché anche se la mia vita cambierà, non si può tornare indietro per rimediare agli errori…Ma se fare ciò è stato un errore, tutt’ora e per sempre sarò convinta che l’avrei commesso all’infinito…
Tu supremo nel tuo splendore, uomo colmo di fascino, meraviglioso nella tua virilità, bello nella tua perfezione…hai fatto sì che io mi innamorassi di te, bastava solo un tuo sguardo…Il cuore, ora padrone di tutta me stessa, mi ha permesso di dirti non solo-TI AMO-, ma -TI AMO DA MORIRE-
Perché da oggi in poi, anche se tu non ci sarai io sarò suddita di ogni tua volontà e con te sono morte tutte le mie speranze, i miei sogni, i miei desideri da ragazza…Da oggi in poi io vivrò nella tua persona…la ragione mi ha lasciato…sono posseduta dall’amore che mi comanda di dirti per sempre che TI AMO DA MORIRE, perché tra nove mesi partorirò il frutto dei tuoi semi.
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- Il personaggio cardine del tuo racconto, ha un coraggio ed una determinazione rari ed apprezzabili, il macerarsi, comunque, per l'attesa del "frutto di quell'amore" dimostra una successiva insicurezza; anche nella tua poesia hai affrontato (il tuo personaggio, intendo) con vero impeto ribelle, il voler pubblicamente riconoscere la volontà SUPREMA dell'Amore!
Che dire, Brava l'autrice, un pò
improvvida "il personaggio", ma non fai capire cosa e quanto sappia del "bambino in arrivo" il "Fortunato" artefice. A rileggerti con piacere, gigi
- È difficile tradurre il flusso dei pensieri in un racconto. Direi che tu l'hai saputo fare molto bene. Grazie per il commento che mi hai lasciato, data l'età credo che in effetti tu abbia reali possibilità di diventare una scrittrice più di me
- un bel racconto, intriso di straziante drammaticità. Fai attenzione alla punteggiatura, a volte i periodi risultano un po' lunghi. Ma, a parte questo, non posso che farti i miei complimenti...
- Coinvolgente. . . è bello farsi abbracciare da tanta e vera passione. . . è come se l'avessi potuta poccare con mano. . . vivere in prima persona per tutto il tempo in cui ti ho letto.
Ciao Valentina

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