racconti » Racconti surreale » Il ragazzo dello specchio
Il ragazzo dello specchio
La notte era infine trascorsa e l'aurora aveva iniziato il suo metodico lavoro di resa dei colori alle cose del mondo.
Giovanni aveva paura della notte, del sonno, dei sogni. Di quel sogno che lo tormentava da giorni.
Entrava nella sua camera, e vedeva di spalle un ragazzo seduto davanti allo specchio. Indossava i suoi stessi vestiti, aveva i capelli del suo colore e tagliati in egual modo. Lentamente cominciava a girarsi, e quando finiva quel movimento di rotazione, poteva finalmente vederne la faccia.
Era uguale a lui.
Forse era lui.
Con l'unica differenza che lui era mancino, mentre il ragazzo dello specchio era manodestro.
Il sogno finiva lasciandogli addosso una leggera inquietudine, nulla di più.
Una notte di pochi giorni prima, però, il ragazzo, l'altro sé stesso, aveva pronunciato delle parole.
" Sono stanco di guardarmi allo specchio. Vieni..."
Aveva sedici anni, Giovanni, ed era la prima volta che avvertiva quel particolare tipo di paura, quella che ti lascia la bocca secca facendoti ascoltare i battiti del tuo cuore come se venissero da fuori.
Entrò in cucina portandosi dietro la sua pena. Sua madre stava preparando la colazione e lo salutò senza guardarlo in faccia.
Si sedette a tavola in silenzio.
Solo dopo un po' di tempo, trascorso a guardare il suo piatto come se non riuscisse a capirne la funzione, notando gli sguardi sempre più preoccupati della madre, la tranquillizzò dicendole che aveva solo mal di pancia e per questo non mangiava.
Uscendo di casa avvertì il contatto con l'aria tiepida di quel mattino d'estate.
Decise che quel giorno non sarebbe andato a scuola.
Aspettò nascosto tra gli alberi del vicino parco che la madre uscisse per andare al lavoro e rientrò nell'abitazione. Raggiunse la sua camera e si mise a sedere davanti allo specchio, guardandosi il viso.
Se la sua teoria era valida, l'altro sarebbe comparso alle sue spalle.
Aveva voluto invertire i ruoli.
Si girò verso la porta, ma non c'era nessuno. Aspettò qualche minuto, poi tornò a specchiarsi.
L'altro era là, dentro lo specchio, che lo guardava. Era vestito come lui, aveva il suo stesso taglio e colore di capelli. Aveva la sua stessa faccia.
Era uguale a lui.
Forse era lui.
Giovanni allungò la sua mano sinistra raggiungendo la superficie di vetro, fino a toccare la mano destra del ragazzo dello specchio.
Quando la mamma di Giovanni rientrò a casa, lo trovò seduto davanti alla TV.
"Come stai?"
"Bene."
"Il dolore alla pancia?"
"Che dolore? Niente, niente. Ah, senti mamma, ho tolto lo specchio dalla mia
camera, mi serviva spazio per appendere delle stampe. "
"Come vuoi tu. Cambia canale, per favore. Sai che non sopporto la confusione!"
Giovanni raccolse da sopra il divano il telecomando e spense il televisore.
Poi aprì il frigo, prese una lattina e ne bevve il contenuto.
Si accorse che la madre lo stava guardando attentamente.
Si innervosì.
" Che c'è, mamma?"
La donna continuava ad osservarlo senza rispondere.
Sempre più nervoso, prese il telefonino per dare una scorsa ai messaggi.
Con la mano destra.
Aveva fatto tutto con la mano destra.
Il giorno era intanto trascorso ed il crepuscolo aveva iniziato il suo metodico lavoro di sottrazione dei colori alle cose del mondo.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0