Ogni mattina, come ormai da anni, la sveglia
suona il solito odioso motivetto, quel insulso sibilante fischio.
Ci guardiamo negli occhi …buon giorno amore è tardi,
inizia la nostra giornata, assonnati ma coscienti
sbuffando… ma chi ce lo fa fare!!!!
Una fugace colazione, tuta, scarpe e via…..
Fuori è ancora buio, uniche persone che incontro
sono gli operai che tornano a casa dopo il turno
di notte, affaticati, sulle loro bici pedalano
muovendo le spalle in segno di stanchezza.
Il panificio alza la serranda emanando il profumo
del buon pane caldo appena sfornato.
Gli spazzini seguono il loro abituale giro,
piano piano la notte va e il giorno prende il sopravvento.
Seguo il mio solito percosso,
mi inoltro per un sentiero alberato,
coperto ormai da un tappeto di foglie di castagno e acero.
L’unica mia compagnia quel raspare dei merli
tra le foglie in cerca di qualche insetto
ed il battito del cuore a scandire la mia corsa.
Sono sensazioni bellissime, difficili da spiegare,
sono libero e mi sento appagato;
la stanchezza si allontana, la corsa diventa fluida,
le foglie si sollevano dopo il mio passaggio.
Corro incontro all’alba, il sole incomincia a fare
capolino.
Esco dall’abituale tragitto, mi inoltro per stradine
per fare ritorno a casa.
Sono distratto dai saluti delle persone che incontro,
incuriosite, mi seguono con lo sguardo.
Cerco di capire le loro espressioni,
rabbrividiscono nel vedermi tutto sudato,
mentre loro incappucciati a piccolo passo
si avviano verso la fermata del bus.
Manca ancora poco, intravedo la strada
che mi riporta a casa, apro il cancello, l’abbaiare
del mio caro amico mi saluta saltellando mi fa le feste.
Ho fatto tardi, mi affretto a fare la doccia
è ora di andare al lavoro… il quotidiano mi aspetta.
Lascio con rammarico le mie vecchie scarpe
che tutti i giorni mi accompagnano per quel
sentiero dove è bello sognare ad occhi aperti.