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L'uovo di oca
In un tardo pomeriggio estivo, Angelino rincasò. Aveva corso tutto il giorno in piazza insieme ai compagni, dietro a un cerchio di botte che rotolava in equilibrio, manovrando sapientemente un bastone in modo che il cerchio non cadesse. Era tutto sporco e sudato e, come accadeva ogni giorno, subì i rimproveri della mamma, sempre gli stessi:-"Guarda in che stato ti sei ridotto, ma come fai a conciarti così?"... Invece di rientrare presto e darmi una mano a dar da mangiare alle galline e ai conigli te ne stai in giro a combinare guai... E poi c'è la legna, oggi ho dovuto andare io a prenderla... Ma per mangiare arrivi, eh?... Per mangiare arrivano sempre, tutti... arrivano per mangiare!" - E via di seguito per una buona mezz'ora. Ormai Angelino conosceva a memoria quegli sfoghi di sua madre, se ne stava zitto aspettando che finissero e poi si sedeva a tavola insieme al fratello, alle sorelle e alla nonna. La nonna gli sorrideva e gli rivolgeva uno sguardo indulgente; Angelino a volte pensava che la nonna fosse l'unica persona al mondo a volergli bene veramente. Dormivano nella stessa stanza, la sera chiacchieravano, recitavano le preghiere insieme e, prima di dormire lei gli porgeva una pasticca di menta, bianca dicendogli:- "Falla sciogliere lentamente in bocca, ti aiuterà a fare dei bei sogni, buona notte." -
La vita in paese era difficile per tutti in quegli anni, le famiglie vivevano con quel poco che raccoglievano dagli orti e dai campi e con ciò che gli animali domestici fornivano: latte, formaggio, uova e a volte, quando si ammazzava un coniglio o il maiale, anche la carne. La famiglia di Angelino possedeva due oche, tre galline, qualche coniglio che scorrazzava libero per il campo e tre capre, oltre al cane Fido e al gatto Romeo. Grazie al cielo i bambini sembravano non rendersi conto delle ristrettezze e continuavano a giocare, schiamazzare, correre. Sulle montagne attorno al paese continuava la resistenza partigiana e molti uomini erano alla macchia, lasciando così alle donne la fatica di mandare avanti il lavoro nei campi, la casa, la cura dei figli e delle bestie.
Quando, di tanto in tanto, un gruppo di uomini scendeva dai monti per l'approvvigionamento di cibo, per lavarsi e cambiare i vestiti, era festa per tutti, bambini compresi che potevano così riabbracciare i loro padri.
Angelino, quella sera, era assorto nei suoi pensieri quando a un tratto Fido abbaiò insistentemente e si udì un vociare in cortile. La mamma allarmata, intimò ai bambini di stare zitti e si recò al portone per guardare attraverso il buco della serratura. Riconobbe Taddeo, il capo dei partigiani e altri due uomini del paese che stavano passando di casa in casa a chiedere qualcosa da mangiare e coperte da portare in montagna.
La mamma allora li fece entrare; gli uomini portarono i saluti di papà rimasto in montagna e chiacchierarono a lungo su come si svolgeva la vita dei partigiani lassù e dei rischi che stavano correndo se solo qualcuno avesse fatto sapere ai soldati tedeschi dove si trovavano. I tre bambini seduti vicino alla stufa, ascoltavano questi racconti senza, in verità, capire molto. Taddeo era un omone grosso, con una voce cavernosa; agli occhi di un bambino poteva apparire come l'orco delle fiabe. Angelino lo guardava affascinato ma anche con un certo timore; gli guardava le mani che sembravano due badili.
La mamma offrì agli uomini del minestrone e appoggiò sul tavolo un fiasco di vino, aprì la credenza, ne estrasse due pezzi di formaggio, della farina e del pane. Poi disse ad Angelino di recarsi nel pollaio per vedere se ci fossero uova. Poco dopo il ragazzo tornò: fra le mani reggeva trionfante un bellissimo uovo di oca, grande, bislungo, color avorio e lo appoggiò sopra al tavolo. Tutti ammirarono quella meraviglia pensando già a una gustosa frittata.
Gli uomini continuavano a chiacchierare e bevevano il vino che ancora era rimasto nel fiasco.
L'uovo lucente stava lì e traballava pericolosamente ogni volta che i tre partigiani, ormai un po' alticci, appoggiavano le mani o i gomiti sul tavolo; Angelino lo osservava sperando non si muovesse ma, a un tratto, a causa di un movimento maldestro di Taddeo, l'uovo cadde sul pavimento e si ruppe lasciando i presenti ammutoliti e delusi. Dopo un attimo di silenzio Taddeo, incollerito, cominciò a urlare e incolpò dell'accaduto Angelino il quale timidamente tentò di difendersi dicendo che non era colpa sua, la nonna prese le difese del nipote dicendo di aver visto bene l'accaduto, la mamma si arrabbiò, tutti urlavano e, in breve, la discussione divenne litigio. Taddeo in un impeto di rabbia sollevò di peso il ragazzo e lo appese a un gancio che si trovava sul soffitto, uno di quei ganci a forma di uncino, dove un tempo si attaccava la carne a essiccare; poi, presi i viveri che la mamma aveva preparato, i tre uomini se ne andarono lasciando il malcapitato Angelino sospeso al soffitto come un salame. Il ragazzo piangeva, aveva paura di cadere: era in alto, doveva tenersi saldamente all'uncino, gli duolevano le mani e le braccia. La nonna chiamò Taddeo pregandolo di tornare indietro, ma lui sghignazzando la ignorò e proseguì la sua strada.
La mamma allora tentò di raggiungere il ragazzo per farlo scendere a terra, ma non essendo abbastanza alta non ci riuscì; le due donne, in stato di agitazione, presero tutti i cuscini che c'erano in casa e li sparpagliarono sul pavimento, sotto al ragazzo. Poi decisero di chiedere aiuto alla zia Maria, che abitava nella piazza del paese e nel giro di qualche minuto quest'ultima, donna alta, robusta ed energica arrivò con una scala, vi salì e prese fra le braccia Angelino che singhiozzava, togliendolo così da quella scomoda posizione.
In fondo al paese abitava la maestra, unica per tutte le classi; si chiamava Dorotea e aveva insegnato a leggere, scrivere e far di conto ormai a diverse generazioni di bambini. Dorotea era una partigiana convinta e spesso, senza farsi notare, saliva fin al limitare del bosco e depositava fra i cespugli, sotto il pietrisco in un nascondiglio segreto, dei messaggi per gli uomini che stavano sulle montagne. Un giorno la maestra si accorse che qualcuno la stava seguendo, decise quindi di cambiare itinerario e tattica. Per non insospettire le sentinelle tedesche che si aggiravano sempre più numerose nei dintorni, chiese ai ragazzini suoi alunni, di accompagnarla a turno verso il bosco e, siccome nella parte alta del paese si trovava un campo dove i ragazzi giocavano a calcio, diede loro un sacco che conteneva un pallone che essi portavano ben contenti di farlo, ignari del fatto che quel pallone contenesse viveri e lettere indirizzate a Taddeo. Fu la volta di Angelino il quale, essendo un ragazzo molto sveglio, si accorse del nascondiglio. La maestra gli spiegò come stavano le cose e gli disse che, assolutamente, nessun'altro avrebbe dovuto conoscere quel loro segreto.
Per qualche tempo Angelino e Dorotea oppure, a volte, Angelino da solo continuarono a portare i messaggi per i partigiani i quali durante la notte scendevano fino al nascondiglio per prelevarli. Un giorno però la maestra disse ad Angelino di rimanere a casa, poiché il compito di messaggero stava diventando sempre più pericoloso; si era resa conto di essere seguita e spiata e non voleva far correre nessun rischio al ragazzo.
Ed ebbe ragione: le sentinelle tedesche avevano finto di nulla per qualche settimana, seguendo le mosse della maestra finchè, una notte, videro proprio Taddeo che di soppiatto entrava nella casa di Dorotea.
Quella fu per l'uomo l'ultima notte della sua vita; all'alba quando, dopo aver salutato Dorotea, Taddeo aprì il portone per uscire dalla casa, trovò davanti a sé due soldati tedeschi con il mitra spianato e non ebbe nemmeno il tempo di fiatare che già era steso a terra, morto.
Dorotea sprangò porte e finestre e i soldati inziarono a sparare contro il muro della sua casa crivellandolo di colpi e riducendolo come un groviera, ma per fortuna lei rimase illesa.
Il corpo di Taddeo fu appeso a un ramo di un susino che si trovava all'esterno del muro del cimitero, come monito per tutta la gente del paese. Anche Angelino lo vide e non potè far a meno di pensare all'uovo di oca; a quel ricordo sulla sua bocca spuntò un timido sorriso e contemporaneamente i suoi occhi si riempirono di lacrime; con voce sommessa mormorò:
-" Ciao Taddeo!"-
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0 recensioni:
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- Guarda che li puoi correggere se vuoi... ti è permesso. Basta cliccare su "Modifica opera" scritto in calce al racconto, fare le correzioni e poi salvarle. Di nuovo ciao
- Grazie Fernando! Sei gentilissimo; grazie anche per la segnalazione degli errori. Ogni tanto mentre scrivo mi vengono dei dubbi rispetto alla grammatica,... E finisco sempre per scrivere la forma meno corretta! Ti abbraccio
- Bellissimo racconto, tratto dai numerosi ricordi di una vita vissuta ( la tua?) di cui ho imparato a riconoscere e amare i tratti e i personaggi. Tecnica narrativa affascinante e coinvolgente. I tuoi scritti sono come le ciliegie, non smetteresti mai di mangiarne... Grazie per le belle emozioni che regali.
P. S. Vorrei segnalarti alcuni errori, dovuti sicuramente a distrazione...
1) ... Ho dovuto io andare io a prenderle...(io ripetuto 2 volte)
2) ... Angelino conosceva a memoria quegli sfoghi di sua madre, se ne stava zitto aspettando che finiscano (sarebbe più corretto finissero)
3)... La nonna gli sorrideva e gli rivolse uno sguardo indulgente; (meglio andrebbe rivolgeva, rispettando il tempo della narrazione)
Scusa se mi sono permesso ma il testo merita... Apprezzato enormemente.
- Sei molto gentile Carla! Grazie. Sono contenta che questomio racconto ti sia piaciuto. Ciao
Anonimo il 22/08/2011 17:05
bello commovente... ben scritto e ben strutturato brava
- Grazie di cuore a te carissimo per aver letto e del graditissimo commento. Un abbraccio
- Il tuo racconto, Lidia, è avvincente e ben costruito. Ricorda tanto gli autori del neo-realismo. Bravissima!
Ignazio
- Grazie infinite Elisa! Bellissimo il racconto di Calvino "Sentiero dei nidi di ragno"; si tratta di vicende di vita vissuta narrate a voce dai protagonisti che io amo trascrivere.
Un abbraccio, ciao
- Questo racconto crea un'atmosfera fatata, vicina, per certi versi, a quella del "Sentiro dei nidi di ragno" di Calvino. Mi è piaciuto per contenuto e struttura.
Anonimo il 12/08/2011 07:24
D'accordo con la dolce Nicoletta... molto vicino anche al mio sentire. A proposito Nico... e tu, quando ci allieti con un bel racconto, o una poesia? ciaociao a entrambe.
- Grazie Nicoletta! Sei gentilissima! Un abbraccio
- Bellissimo racconto che lascia un po' di tristezza e commozione per il finale...
I miei due zii erano staffette partigiane e furono fucilati dai nazisti per una colpa non commessa... non mi dilungo oltre a spiegare gli eventi ma ti dico che questo racconto l'ho trovato molto vicino al mio sentire. Brava Lidia!
- Grazie della tua costante presenza carissimo Giacomo; sono lieta che questo mio racconto ti sia piaciuto
Un abbraccio
Anonimo il 11/08/2011 19:46
Avvincente, avventuroso ed anche commovente. Mi sentivo in mezzo a quella gente mentre leggevo. Brava lidia, bella storia... ciaociao.
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