Quando varcai la soglia della Casa di Riposo dove ero deciso ad affrontare la sfida col volontariato (e con me stesso...), devo confessarvi che ero emozionato.
La baldanza e la sicurezza che da sempre mi hanno caratterizzato erano svanite in un nano-secondo.
Presentatomi alla responsabile dell'animazione molto affabilmente mi mise al corrente del "percorso" che ci sarebbe stato da affrontare con gli "ospiti" della Casa.
Indubbiamente aveva notato il mio iniziale riserbo (che chiamerei imbarazzo...), ma mi mise a mio agio col suo sorriso accattivante che spalanca ogni cuore.
L'indomani era la festa della mamma, celebrazione questa molto sentita e partecipata da molti.
Andai e un altro responsabile dell'animazione, con una naturalezza che mi disarmò, mi porse un microfono dicendomi: "Dai, cantaci una canzone", e diede inizio lui stesso ad intonare la prima dando il via a quel che poi fu un vero e proprio karaoke con tutti i partecipanti.
Non è stato facile "tenere" la tonalità, specie vicino a dieci, venti persone che cantano ognuno nella propria intonazione e a modo loro. Ma tutto andò per il meglio e la festa si concluse allegramente.
Poi mi fu fatta visitare la struttura nei suoi vari reparti.
Camerette pulite, ampie sale per l'animazione, ordine e pulizia regnante in una struttura moderna e ospitale dove quel che ti cattura è il sorriso degli operatori.
Quel che mi colpì maggiormanete è che gli ospiti non sono trattati da malati, ma da esser umani, da persone che hanno bisogno d'aiuto, anche da noi volontari, che dobbiamo dare il nostro personale grazie e il nostro sorriso perché ricordiamo che, come disse Padre Faber:
"Nessuno ha più bisogno di un sorriso come colui che ad altri non da donarlo".
Questo è quello che ho potuto osservare in tutti i reparti che ho visitato: il sorriso.
L'accompagnamento, una carezza, l'imbocco, il porgere un braccio per un contatto umano più familiare, il provvedere ai più piccoli bisogni, il chiacchierare, il porgere un fazzoletto caduto, uno sguardo benevolo, leggere il giornale collettivamente e discuterne i fatti del giorno o rispondere ad un semplice "ciao", sono cose che potrebbero sembrare banali, ma in questo ambiente assumono un'importanza vitale, un contatto umano con persone che, come noi, hanno necessità di essere considerate ancora parte integrante del mondo civile. Piccole cose che se fatte col cuore assumono valori indescrivibili, impagabili... e a volte con risultati sorprendenti.
Spero solo che Dio mi faccia sentire degno di partecipare a questa "collettività"... perché qui vivono persone vere, coi loro pregi e i loro difetti, come chiunque di noi.
Qui non c'è spazio per i "capricci personali" spacciati per "indispensabili", come sovente si è soliti fare "nel mondo" esterno alla Casa. Qui c'è sofferenza, ma in questa sofferenza c'è la vita... quella vera!
So che avrò bisogno di tanto aiuto, ma so anche che non mancherà chi sarà disposto ad aiutarmi per poter essere in grado di poter aiutare.
A tutti grazie del vostro conforto e della vostra disponibilità...