Guardate il fantoccio lì, che cammina per la via:così preso dal suo andar spedito in mezzo alla frenesia di un mondo impazzito, che si dimenticherebbe addirittura di respirare se i suoi polmoni non lavorassero automaticamente. Ai passanti dà in pasto quelle sue apparenze di fantasma multicolore, piccolo caleidoscopio ambulante che cambia forma se visto da differenti angolazioni. Imprigionato in una barriera impercettibile, ogniqualvolta rallenta si sente a disagio, come se le sbarre gli si stringessero addosso:è claustrofobico. A chiedergli -chi sei? potrebbe rispondere-io? due gambe che camminano. Ma ormai si è bloccato e l'insolita domanda gli ronza fastidiosa nel cranio, forse vorrebbe gridare- ma come chi sono! e che te ne importa? Perchè non ti accontenti come tutti gli altri di divorare queste mie sembianze di fantasma ed andartene? E in effetti è indifferente a molti, come la nuvoletta chiara che, incapace di scatenare un temporale, per un istante si gloria di coprire il sole per venire trascinata via impotente l'istante successivo. O forse semplicemente non sa rispondere, non si conosce:nei rari momenti in cui si ferma per osservarsi, di se riesce a conoscere solo insolubili interrogativi:-ho scelto io di nascere? che mi ricordi no! E allora questa vita appioppatami così alla sprovvista è ingiusta fin dal principio! Di fronte a queste considerazioni diviene inerte, impaurito dalle voragini che si generano sotto i suoi piedi.
-ma in fin dei conti... e ricomincia a camminare più svelto.