"Ho tralasciato il meglio." concluse piatto, nascondendo il suo volto incartapecorito dietro una piccola nube di fumo bluastro.
"Ma ti avevo pregato di essere esauriente e dettagliato." incalzò supplichevole Mara.
"Lo sono stato, Mara. Ma non puoi pretendere che ti si dica tutto, fin nei più turpi dettagli." rispose spazientito il dottor Miguel. Erano anni che si davano del tu, nonostante lo scomodo ruolo di analista lui, paziente lei. Ma c'era da aspettarselo. Una nevrotica con manie ossessivo-compulsive non badava alla diplomazia. In un pomeriggio di novembre l'aveva vista entrare nello studio vestita in modo impeccabile, cominciando a dialogare con termini che di solito non utilizzava. Un vocabolario forbito e totalmente privo di accento. Allora il dottor Miguel aveva capito. Non si trattava solo di una nevrotica, ma di una nevrotica con disturbo della personalità. Una doppia personalità.
Mara prese a torcersi le mani, respirando affannosamente. "Continui a mentirmi. Continui a farlo come se fossi una povera stupida!" gridò scagliandogli addosso un cuscino. Il dottor Miguel agguantò l'oggetto e lo ripose ai suoi piedi, senza scomporsi. "Se me ne dai la possibilità, Mara, ti dirò altro. Ma dovrai pazientare fino al prossimo incontro."
"Non voglio aspettare, lasciami dormire qui. A casa c'è troppo rumore." il tono di voce di Mara era sempre più patetico.
"Quale rumore? Non vivi da sola?" domandò il dottor Miguel cominciando ad annotare qualcosa sul suo taccuino nero.
"Li sento grattare con le loro unghie. Lo fanno sempre. Usano le unghie perché..." il respiro si spezzò. Mara alzò lo sguardo sbiadito su quello severo del dottore.
"Perché...? Avanti Mara. Se mi dirai tutto, io continuerò a raccontarti dell'accaduto" forse era quello che voleva. Forse era ancora abbastanza acuta da riscattare la propria curiosità.
"Non ho mangiato anche quelle, le ho strappate loro prima di mangiarli. Perciò possono usare solo quelle." sentenziò risoluta la piccola, nevrotica, cannibale Mara.
"E ti da fastidio? Quel rumore, ti da fastidio?" continuò il dottore. Ma la risposta non venne. Mara si stava rosicchiando una pellicina del pollice sinistro. Ancora sporco di sangue.
"Devi dirmi tutta la storia, Miguel. Sennò non parlo più. Sei sempre stato bugiardo con me." piagnucolò, guardando ora le ginocchia nodose di lui.
"Adesso basta Mara. Smettila di fare la bambina. Quella storia l'hai già sentita cento volte. C'è una bambina che morde i suoi vicini di casa, perché non la fanno giocare con loro. La bambina cresce, diventa una giovane donna e inizia a fare cose molto brutte. Cose molto, molto brutte, alle persone che non sono gentili con lei. Ti sembra un atteggiamento giusto? Secondo te la bambina faceva bene?"
Mara guardò le sue mani, non tremava, non biascicava parole simili a suppliche isteriche. "Tu non vuoi dirmi come finisce. Non mi racconti tutto, non lo fai mai. Sei... sei cattivo. E sei poco gentile." lo sguardo truce. Mara si alzò dalla poltroncina in cintz. Il dottor Miguel abbassò lo sguardo sul taccuino: "rifiuto", scrisse. E lo scrisse con lentezza, senza occuparsi di ciò che facesse la piccola, nevrotica, cannibale Mara. Senza accorgersi del suo avventarsi contro di lui. E fu troppo tardi quando sentì la lama del coltellino svizzero affondare nella sua gola. O quando il bruciore fu sostituito dal veloce indebolimento per il sangue perso. O quando i morsi di Mara divennero tanto forti da strappare la carne dal suo collo. E non ci fu un singolo rumore, tranne il lento masticare di lei.
"Siete tutti poco gentili con me."