E poi ci sei tu.
Al rientro. Dai miei eccessi.
Mi piace la sregolatezza. Forse perchè si perde la cognizione del tempo. O forse solo perchè la quotidianità mi spaventa. Non che non la viva. Ma mai fino in fondo. All'improvviso fuggo.
Di notte.
Facce. Sorridenti. Vestiti impeccabili. Eppure c'è così tanta polvere. Bianca.
Occhi. Che scrutano tutto senza vedere niente. Mani.
Profumo. Di buono.
È facile sentirsi una regina quando la musica è così assordante che nessuno la può sentire l'isteria delle tue risate.
Pareti lucide. Eleganti. Freddissime. Perdo il senso dello spazio. Mi lascio portare. Non conta dove.
Sto bene con te. Forse perchè siamo uguali. O forse solo perchè anche tu fai parte del gioco.
Il delirio. Della follia.
Un'altra me. O forse io. Semplicemente.
Mi lascio cadere. In un labirinto di voci e colori. Nella mia testa un vortice vertiginoso scandisce le ore, i minuti e i secondi che mi separano dalla realtà.
Mi muovo sicura, in questo quadro da cui non vorrei uscire.
C'è tempo per dormire. Con la mente in pace, senza sogni.
C'è tempo per piangere. Con discrezione.
Non ora. No, ora no.
Sfiniti.
Esausti.
Un volteggiare di maschere. Dai Sorrisi vuoti.
Ho soltanto voglia di ballare.
Tintinnio di braccialetti luccicanti.
Chissà cosa pensi.
Mentre mi guardi.
Tacchi alti. Sul marmo gelido. Bianchissimo.
Cosa ti starai domandando.
Cosa succederà dopo, forse.
Mascara. Nero. Mascara sbavato.
Non la smetto di ridere.
Ticchettio di lancette di un tempo fuori dal tempo.
Mi prendi per mano.
Tu.
Ora non ho voglia di capire cosa stai pensando.
No, ora no. Ora portami via.
Rivoglio la mia faccia pulita.
Voglio stare in silenzio. Composta.
Chiudo gli occhi. Lentamente.
È quasi giorno.
Non andare via. Non ancora.