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Il guardiano delle stelle
Il telescopio inviava una enorme mole di informazioni che venivano elaborate dal centro spaziale internazionale, a decine di chilometri di distanza. L'osservatorio, situato in alta montagna, risultava praticamente privo di personale. Tutte le funzioni erano state automatizzate e la sua attività veniva gestita da un computer. Unici due esseri viventi, a parte la rada vegetazione e qualche rapace che volteggiava nel cielo, erano i due guardiani, Mario e Dick. Uomo il primo e cane il secondo. Escludendo questa non irrilevante differenza, tra i due si era instaurata una perfetta intesa, rafforzata dal forzato isolamento che veniva interrotto solo una volta alla settimana dall'arrivo del furgone dei viveri, e saltuariamente dalla visita di qualche tecnico che interveniva per problemi di manutenzione.
- Dick! Dick! Su andiamo, è ora di dormire. -
Il cane, un grande pastore maremmano, sopraggiunse di corsa al richiamo del suo amico, e scodinzolando lo seguì fino all'alloggio. Dick non aveva una cuccia, Mario aveva deciso di condividere con lui la sua stanza, pensando fosse giusto così. Il turno notturno era compito dell'uomo, che amava sedersi su una grossa pietra all'aperto e da lì osservare il cielo stellato. A quell'altitudine, l'atmosfera pura e l'assenza di qualsiasi illuminazione artificiale consentivano una visione talmente nitida che sembrava di toccarle con le mani, le stelle. Faceva quel lavoro da due anni, ma ogni notte provava un'emozione talmente intensa che a volte sentiva il desiderio di piangere, anche se non ci riusciva. Non aveva più lacrime da versare dal giorno dell'incidente. Mario non ci pensava più dopo aver deciso di cancellare i suoi ricordi. Troppo dolore, troppa sofferenza.
Il rumore metallico del motore che provvedeva ad orientare il telescopio lo distolse dai suoi pensieri, ed istintivamente guardò il cielo nella medesima direzione. La vista di quel magnifico spettacolo lo rasserenò, facendolo sentire partecipe di un progetto, di un fine superiore in cui anche la sua piccola, insignificante esistenza trovava la giusta collocazione.
Percepì una variazione, un puntino luminoso in movimento. Pensando fosse un aereo, decise di concentrare la sua attenzione verso quella zona, anche se c'era qualcosa che non lo convinceva. Era tutto immobile, molto probabilmente si era sbagliato. Poi, quel puntino ricominciò a muoversi, anzi ora erano due, tre... Si stropicciò gli occhi, evidentemente iniziava ad avere le visioni, forse dovute a quelle forzate veglie notturne. Quando guardò di nuovo in quella direzione, vide uno spettacolo incredibile, decine di stelle che sembravano danzare, spostarsi una al posto della'altra, intere costellazioni che giocavano a rimpiattino tra loro, con movimenti rapidissimi, intervallati da soste di durata variabile, come se tutto fosse preordinato.
Sbigottito, prese il telefonino che teneva in tasca e chiamò il centro spaziale. Gli rispose bruscamente il suo diretto superiore.
- Che vuoi? -
- Che sta succedendo!? -
- Che sta succedendo a chi? Che hai, stai male? -
- Ma non vedete? Le stelle! -
- Sì, certo ci sono le stelle. Lassù nel cielo ci sono le stelle! Una notizia sconvolgente. -
- Ma... si muovono. Guardate fuori, si stanno scambiando di posto tra loro, è straordinario! -
- Hai ricominciato a bere. Lo sapevo che non dovevo darti fiducia, accidenti a te. Domani mattina vengo su, ti consiglio di trovare una spiegazione accettabile per giustificare questa telefonata! -
Il capo gli aveva chiuso il telefono in faccia, e lui non sapeva che cosa fare. Non era vero che beveva, non aveva più toccato alcolici da quando lavorava all'osservatorio. Non poteva credere che nessuno si accorgesse di quella cosa. Andò di corsa al telescopio, ma gli strumenti di controllo non segnalavano nessuna anomalia. I monitor mostravano la parte di cielo scrutata dal telescopio, e lì tutto sembrava normale. Pensò che forse stava impazzendo. Tornò di nuovo fuori, e quello che vide ebbe il potere di immobilizzarlo. L'intero firmamento era in movimento, le stelle rimbalzavano da tutte le parti come su un'enorme tavola da biliardo.
Sentì un guaito, abbassò lo sguardo e vide Dick accovacciato ai suoi piedi, spaventato come lui.
- Anche tu vedi quello che vedo io? Allora non sono pazzo! -
Dick ricambiò la carezza di Mario con una affettuosa linguata sul suo volto, dopo avergli appoggiato le zampe anteriori sulle sue spalle.
I due amici, uno in piedi e l'altro accucciato, si rimisero ad osservare il cielo, non più spaventati da quello spettacolo di cui erano forse gli unici testimoni.
Una lacrima comparve sul suo volto, seguito da un'altra, e un'altra ancora. Finalmente riusciva a piangere, e ne era felice. Dick si inquietò, subito rassicurato dal suo amico.
Mario piangeva e non aveva più paura dei ricordi, poteva lasciarsi andare al pensiero dei giorni felici con Anna e Stefano. Sua moglie e suo figlio. Morti a causa di un incidente stradale. Morti a causa sua.
La mattina il capo, arrivato con l'elicottero, lo redarguì severamente, e lo minacciò di licenziamento se solo la cosa si fosse ripetuta. Mario giustificò il suo atteggiamento con la stanchezza, e giurò che non sarebbe più accaduto.
Quando l'elicottero volò via, Mario salutò con una mano. Era visibilmente rasserenato.
La notte seguente lo vide di nuovo lì, in compagnia di Dick, felice di poter ancora osservare quel meraviglioso evento.
Uno piangeva dalla felicità, l'altro abbaiava in segno di approvazione.
Non aveva bisogno di una spiegazione. Accettava quel fatto, stava succedendo e lui aveva il privilegio di potervi assistere.
Sentiva di essere un prescelto.
Sentiva di non essere più solo.
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