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Incontrarsi
Le piccole canne legate da antiche e sapienti mani, erose dal sole e dall'acqua, sfibrate dal vento, quali tubi sonori di un organo invisibile modulavano suoni che si sovrapponevano all'infrangersi delle onde sugli scogli.
Il sole attraversava con i suoi raggi la copertura del pergolato, proiettando a terra ombre in movimento. Le stesse ombre che aveva visto danzare sulla pelle di lei..
Si incontrarono in quel piccolo ristorante sulla spiaggia, una domenica di fine Maggio.
Stava girando in moto senza una meta precisa; dopo aver imboccato la litoranea, decise di fermarsi lì a mangiare. Appena seduto ad un tavolo vide una ragazza salire le scale, osservarlo con attenzione e dirigersi verso di lui.
- Scusa, è tua la moto nera parcheggiata qui davanti? -
- Sì, perché? -
- Niente. -
La guardò sedersi con disinvoltura ad un tavolo a lato. Lunghi capelli neri, occhi azzurri, fisico slanciato, seni sodi e un fondo schiena degno della venere callipigia. Continuava a guardarla con ostinazione ma lei non dimostrava più nessun interesse nei suoi confronti.
Arrivò in quel mentre il cameriere a prendere le ordinazioni.
Poco dopo le pietanze giunsero contemporaneamente ai rispettivi tavoli. Spigola alle erbe in crosta di sale per entrambi. Evidentemente il ristoratore sapeva far bene il proprio lavoro. Guardò di nuovo verso il tavolo a fianco, dove la sua vicina aveva già iniziato a mangiare. Quella ragazza aveva originato in lui una specie di timore reverenziale a cui non sapeva reagire perché era una sensazione che non aveva mai provato. Chiamò il cameriere.
- Del vino bianco per favore. -
- Subito. Ha delle preferenze? -
- Direi di sì. Verdicchio dei castelli di Jesi. Due bottiglie!-
- Due!? -
Non rispose, ma il suo sguardo rivolto verso il tavolo a fianco fu sufficiente per consentire al cameriere di comprendere le sue intenzioni.
Il vino venne servito nello stesso momento, generosamente accolto al suo tavolo e del tutto ignorato in quello della vicina.
Decise di dedicare la sua attenzione alla magnifica spigola, cominciando la degustazione. Mangiato il primo piccolo boccone, prese l'ampolla dell'olio, versandone un filo sottilissimo per tutta la lunghezza del pesce. Il segreto di quel piatto era di assaporarlo con molta calma, e lui sapeva ben conservare i segreti, oltretutto quando venivano così ben accompagnati.
Il pranzo venne consumato nel più assoluto silenzio, lui lanciando ogni tanto rapide occhiate al tavolo vicino dove lei stava mangiando il suo pesce come se in quel momento fosse l'unica cosa degna di importanza.
Terminò un attimo prima, concedendosi un brindisi. Quando appoggiò il bicchiere sul tavolo guardò perplesso la bottiglia, svuotata di una buona metà.
Appena finito di mangiare lei se ne andò, passandogli davanti con ampie falcate, rallentando un poco quando i loro sguardi si incontrarono per un momento.
Guardò quegli occhi color del mare e in quel mare fece naufragio.
Vide la sua ombra allontanarsi, sentì il rumore dei suoi passi affievolirsi.
Era lei!
Sì, ne era sicuro. L'aveva cercata a lungo nei volti femminili del suo passato senza mai trovarla.
Era lei, quindi esisteva, ma se ne stava andando via.
Lui rimaneva seduto.
Di sicuro non l'avrebbe più incontrata.
E...
- Il conto. -
Quel suono atono lo riportò alla realtà. Il cameriere aveva appoggiato un biglietto sul suo tavolo. Lo controllò meccanicamente, e appoggiò due banconote di fianco alla ricevuta. Poi ebbe come un sussulto, riprese in mano quel piccolo foglio incredulo della cifra che aveva letto.
Infine capì. Guardò verso la strada. Lei era là, splendida sotto il sole con i neri capelli al vento. Lo stava aspettando seduta sulla sua moto. Le sue mani impugnavano saldamente il manubrio.
Le si avvicinò con lentezza. Lei gli fece segno di salire alle sue spalle. Prima di partire gli sussurrò dolcemente: - Non vorrai guidare, con tutto il vino che hai bevuto! -
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