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Un cielo diverso
Giorno1.
Fortunatamente ho trovato questo quaderno nella baita in cui ci siamo rifugiati, almeno potrò raccontare l'incubo che si è abbattuto sul mondo.
Cominciamo dall'inizio, sono Daniele, architetto, anche se non so quanto conti la mia professione ora che scrivo e quando qualcuno leggerà questo "diario".
Quando la "fine" è iniziata ero con Luca e Carlo nella jeep sulla strada sterrata, volevamo fare una settimana in montagna a cacciare... allora eravamo insieme e felici.
La mattina era iniziata normalmente, ci eravamo riuniti sotto casa di Carlo, avremmo fatto il viaggio con la sua jeep, l'unica adatta per arrivare a destinazione. Caricammo armi, birre e qualche panino, le scorte per la settimana le avremmo prese allo spaccio del paese vicino alla baita.
Il viaggio fu divertente e tranquillo per tutta la sua durata non successe nulla e arrivammo in orario al paese.
Scendemmo e ci dirigemmo allo spaccio, li prendemmo viveri e qualche rivista per trascorrere il tempo, in quel momento tutto stava accadendo...
Lo spaccio era provvisto di un televisore sopra la cassa dove scorrevano le notizie del momento e molte persone si erano fermate ad osservarlo rapite da qualche servizio sconvolgente, incuriositi prestammo attenzione al notiziario: il mezzo busto del giornalista riempiva lo schermo mentre affermava che il cielo stava diventando rosso e questa tonalità si propagava a macchia d'olio e successivamente al cambiamento i segnali elettrici si interrompevano tagliando fuori dal mondo le zone coperte dallo strano fenomeno.
Luca, il più pragmatico dei tre, disse ad alta voce che sicuramente era il trailer di qualche film, che per attirare l'attenzione lo passavano per una notizia vera, le persone erano comunque spaventate ma lui sorridendo pagò il conto e uscì mentre io ero rapito da queste notizie alquanto inquietanti a cui avrei dovuto dare attenzione...
Caricammo la spesa sulla macchina e ripartimmo, Luca e Carlo sul sedile anteriore e io dietro di loro.
Dopo nemmeno cinque minuti dalla nostra uscita dal paese, iniziò l'incubo.
In lontananza il cielo era rosso, il colore si diffondeva sempre più fino a raggiungerci e superarci, la macchina si fermò all'istante e nonostante i tentativi di Carlo non riuscivamo a farla ripartire.
Se le notizie erano vere allora la batteria doveva essere morta e così erano anche i cellulari, la frase "isolati dal mondo" mi ritornò in mente allora come adesso. Non ci rimaneva che tornare in paese e cercare un modo per tornare a casa.
Scesi dalla macchina sentimmo il terremoto.
Degli alberi crollarono nella zona vicino alla strada e rumore di esplosioni provenne dal villaggio, corremmo per capire cosa fosse successo mentre il terreno diminuiva il tremore ma le esplosioni non cessarono seguite da urla di terrore.
Quando il paese fu in vista ci bloccammo, non capivamo cosa fosse successo ma dal terreno sembravano uscire degli spuntoni rocciosi rossi che come un artiglio dilaniavano il paese, fuochi si levavano dal terreno e gli abitanti fuggivano da quel caos ma delle forme contorte dal calore li assalivano... l'istinto ci diceva di fuggire e cosi facemmo.
Con le urla nelle orecchie corremmo nella direzione opposta rispetto al paese senza sapere dove andare.
Il cielo divenne da rosso acceso a rosso scuro ricordando il colore del sangue.
Eravamo stanchi affamanti e senza l'idea di cosa stesse succedendo.
Guardandomi attorno mi accorsi che ci eravamo avvicinati alla baita e con cinque minuti di marcia saremmo arrivati.
Arrivati entrammo e iniziammo a ragionare su cosa fosse successo: Carlo affermò che l'apocalisse era arrivata e saremmo tutti morti, mentre Luca affermò che la risposta doveva essere più razionale e realistica anche se al momento non comprensibile.
Io non presi parte alla discussione, ero impegnato a ricordare ciò che avevo visto per poter capire meglio la situazione e il da farsi. Mi resi conto che nella fuga ci eravamo dimenticati di prendere le provviste e nel rifugio non c'era nulla di commestibile.
Si decise che qualcuno doveva rischiare e andare a prenderle in auto ma nessuno di noi ne aveva il coraggio, non rimase che far scegliere al caso. Toccò a Luca. Dopo qualche rimostranza uscì, quel cielo anche se era notte rischiarava leggermente il bosco permettendo di vedere il cammino.
Nell'attesa trovai questo diario e iniziai a scrivere.
Sono già trascorse tre ore e Luca non è ancora riapparso.
Giorno 2.
Luca è tornato questa mattina con le provviste e le armi ma è rimasto silenzioso per tutto il giorno, ci fissa mentre cerchiamo di sistemare la baita e decidiamo il da farsi.
La temperatura è aumentata in maniera impressionante, sembra di essere in estate ma siamo a novembre. All'esterno si sentono urla e ruggiti ma nessuno di noi si arrischiamo ad uscire.
Carlo ha provato ad interrogare Luca su ciò che ha visto mentre si dirigeva alla macchina ma l'unica risposta ricevuta è stato uno sguardo di puro terrore.
Domani uscirò io per vedere la situazione attorno alla baita.
Spero di scrivere ancora domani sera.
Giorno 3.
Questa mattina ho fatto un giro nei boschi attorno al rifugio e ciò che ho visto non so se definirla un'invasione aliena o la venuta dell'inferno in terra.
Gli alberi stanno morendo avvolti da uno strano rampicante vermiglio sulle cui foglie le venature ricordano volti tormentati e i fusti sembrano di carne pulsante.
Sul terreno ci sono ammassi di sostanza viscosa nera che brucia l'erba e il terreno, quando ho provato a toccarla con un bastone questo ha iniziato a sciogliersi.
Sugli alberi morenti strani insetti e animali si aggirano nel sottobosco, piccole creature con ali nere e occhi enormi che si arrampicano sui tronchi, esseri pelosi grandi quanto un gatto dalle molte zanne e a sei zampe che cacciano dei piccoli topi viola con la testa d'insetto.
Verso mezzogiorno ho sentito un ruggito e un ombra mi ha sorvolato, quando ho alzato lo sguardo non ho visto nulla ma giuro che era enorme e il battere d'ali è continuato per vari secondi.
Il peggio arrivò dopo qualche ora quando ho trovato la testa di uno scoiattolo morto a terra, qualche metro più avanti ho trovato la zampa di un cervo e più in la un orecchio di coniglio.
Per varie centinaia di metri erano sparse parti di animali boschivi e il terreno era pieno del loro sangue oramai secco che ricordava il cielo. Vicino ad un albero ho notato un movimento e ciò ch ho visto mi ha stupito: uno dei rampicanti aveva proteso un ramo verso l'occhio di qualche grosso animale e l'aveva avvolto con una delle foglie, ho sentito come un risucchio e il ramo tornò sulla pianta a cui era avvinghiato con la foglia a forma di bozzolo.
Con la nausea m'incamminai verso la baita per riferire cosa avevo visto.
Durante il tragitto vi fu di nuovo un ruggito ma questa volta nessuna ombra ma un rumore di foglie smosse alle mie spalle, girai leggermente la testa e con la coda dell'occhio vidi una grossa figura nera. Senza soffermarmi troppo fuggii verso la baita sentendo l'essere che mi inseguiva, non mi voltai per vederlo perché ciò avrebbe segnato la mia fine, quando vidi la baita gridai più volte di aprirmi.
Carlo aprì la porta e quando mi vide sul suo volto si dipinse l'orrore che lo paralizzò, entrai e chiusi la porta bloccandola con il mio corpo mentre dall'altro lato venivano dei colpi molto potenti, fortunatamente la porta resse, quando i colpi finirono fissai Carlo, era rimasto bloccato come a fissare oltre la porta, ha visto la "cosa" che mi inseguiva. Quando gli ho chiesto cosa fosse lui spaventato mi disse che era simile ad un lupo grosso quanto un bue avvolto dalle fiamme e con grosse ali membranose blu. Credo che sia lo shock a fargli vedere queste cose ma per sicurezza ho bloccato le porte e chiuso le scuri alle finestre e tengo il fucile con me anche ora mentre scrivo.
Luca fissa la finestra oscurata e ogni tanto dice <<vengono di notte per mangiare, vengono di giorno per cacciare>>
Non so quanto dureremo.
Giorno 5.
Sono rimasto solo.
In due giorni sono successe tante cose e non mi spiego molte di esse.
Il giorno dopo la mia esplorazione Luca era sparito lasciando la porta aperta, era fuggito di notte e non sapevamo dove cercarlo.
Intanto Carlo era ancora sdraiato ma sembrava più tranquillo, l'ho lasciato dormire e sono uscito per cercare Luca sperando fosse nelle vicinanze ma dopo mezz'ora di ricerca avevo perso le speranze e non potevo stare fuori per troppo tempo.
Rientrato sono andato da Carlo a vedere come stesse, ma ciò che vidi fu orribile, un mostro grande quanto una scimmia con la testa di falco e il corpo squamoso era su di lui e gli divorava il volto.
Chiusi di colpo la porta e la serrai con una sedia.
Quel mostro doveva essere entrato prima che mi svegliassi e aveva aspettato che Carlo fosse solo per assalirlo.
Disperato e solo mi misi a pensare sul da farsi.
Dall'esterno non provenivano più ne' urla ne' ruggiti e ho pensato che la situazione fosse più sicura e che non ci fossero mostri, mi sbagliavo.
Ho preso coraggio e ho messo in uno zaino le provviste rimanenti, il diario e un fucile con tutte le munizioni disponibili e sono uscito alla ricerca di qualcuno ancora vivo e chissà, magari, di un rifugio più sicuro.
La baita era vicino alla cima della montagna, scendendo sarei tornato al paese e risalendo avrei potuto raggiungere il versante opposto ma non c'erano altri centri abitati in quella direzione. Decisi di rischiare con il paese puntando alla maggiore probabilità di trovare qualche sopravvissuto.
In un giorno la vegetazione era cambiata molto, l'erba era morta e le pozze nere erano cresciute rilasciando un odore dolciastro di decomposizione, gli alberi completamente avvolti dai rampicanti sembravano grosse colonne di carne e arterie pulsanti. Nell'aria si sentiva un suono acuto e persistente che dava fastidio ma non insopportabile, dopo un ora di cammino neanche me ne accorgevo più.
Il viaggio fu veloce essendo in discesa anche se per evitare le pozze ho dovuto allungare il tragitto, non trovato nessuno strano essere tranne i piccoli animali visti il giorno prima.
Quando finalmente ho visto il paese ho desiderato di non essere mai uscito dal rifugio.
Gli spuntoni erano cresciuti e ora somigliavano a dita scheletriche che artigliavano le rovine delle abitazioni consumate dal fuoco, il terreno era rosso scuro e sembrava muoversi ed in cielo forme alate troppo grosse per essere semplici uccelli giravano sopra quell'orrore.
Non c'era vita in quel posto, non mi rimaneva altro che andarmene, è stato in quel momento che l'ho visto: un ragazzo fra gli alberi che mi fissava sorridendo.
Un essere umano finalmente, non ero più solo, qualcuno che poteva aiutarmi. Il ragazzo ha allungato un braccio per dire di avvicinarmi, ma il movimento del suo braccio era strano come se il resto del corpo fosse statico mentre l'arto si muoveva, questo sospetto mi salvò la vita.
Quando imbracciai il fucile allarmato il corpo del ragazzo crollò mostrando dietro di lui una coda blu che saliva sopra un albero dove c'era un essere che non so cosa fosse ma potrei definire un demone, denti lunghi e occhi di un nero profondo, quattro braccia artigliate e gli arti inferiori simili a zampe d'insetto, mi fissava sbavando in un lugubre ghigno. Gli ho sparato ma non è sembrato risentirne, spaventato ho iniziato a correre nella boscaglia senza sapere dove fossi diretto, non mi sono voltato e ho continuato a correre per non so quanto tempo.
Quando mi sono fermato, per la fatica, mi sono accorto niente mi stava inseguendo ma avevo perso completamente l'orientamento ed ero in una zona dove gli alberi erano completamente avvolti dal rampicante e le chiome rosse non permettevano di osservare il cielo per orientarsi.
Ero perso.
Decisi di riposarmi per un po' mentre cercavo di ripensare alla strada ma per il terrore non avevo osservato il percorso fatto, non mi rimaneva che provare a scegliere una direzione sperando di arrivare su un altura e trovare qualche riferimento geografico.
Quando calò la sera vennero per me.
Il sole era sparito lasciando quella luce rosso sangue a illuminare il cammino, quando sentii i primi ruggiti, erano vicini ma non capivo da quale direzione provenissero, allora corsi fino a quando le gambe me lo permisero, fortunatamente trovai una fossa che doveva servire per la caccia e mi ci nascosi dentro comprendomi con foglie morte e terra, e rimasi lì fino al mattino pregando per non essere scoperto.
Quando il sole è sorto sono uscito lentamente dalla fossa controllando che non ci fosse niente in attesa fuori da qual rifugio, uscito ho visto intorno a me un ampia radura da cui si può scorgere la montagna, avevo raggiunto il versante opposto al paese nella mia continua fuga.
Mentre decido dove dirigermi sto scrivendo cosa è successo fino ad ora, stasera scriverò gli aggiornamenti del giorno ma so che devo trovare un posto sicuro prima di notte o non sarò più così fortunato.
Ho trovato una grotta in una piccola collina sul lato opposto della valle dove mi trovavo questa mattina; sembra un posto sicuro e tranquillo per ora, non accenderò un fuoco e dormirò un po', sono stanco e gli occhi mi si chiudono mentre scrivo ma devo resistere per raccontare quello che ho visto oggi.
Mentre camminavo nella valle ho sentito uno sparo in lontananza, deve esserci ancora qualcuno vivo e devo trovarlo, domani salirò sulla collina e sparerò un colpo, l'ultimo proiettile che ho.
Spero che mi trovino prima che siano quegli esseri a farlo.
Era una mattina afosa quando uno sparo ruppe il surreale silenzio di quel paesaggio alieno.
Un rumore che fu seguito da un ruggito e un urlo.
Sulla collina una pozza nera scioglieva uno zaino allargandosi sul terreno fino a raggiungere e bruciare un piccolo diario.
Poi tornò il silenzio nella valle.
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- grazie ho scritto il diario come se venisse realizzato nello stesso istante per non incastrarmi su cosa dovesse succedere al lettore. Non l'ho spiegato il mistero centrale, perchè come nella vita non sai cosa ti accade attono ma vieni trascinato dagli eventi senza ricevere risposte improvvise. grazie ancora
- Carino. Forse sarebbe stato più logico che qualcuno trovasse il diario intatto. Avrei apprezzato anche una spiegazione su cosa è successo, su come sono arrivate queste presenze alieni e dove arrivano. Anc'io ho pubblicato qui un fantahorror "Dall'ammasso della vergine" dove c'è grande tensione ma forse ho esagerato con le spiegazioni. La perfezione è difficile. E magari non guasterebbe una rilettura per correggere qualche imprecisoone nella scrittura che ti è sfuggita. Comunque confermo: carino.
- pazienza ^^
- a me non è piaciuto molto sinceramente. poi ci sono anche alcuni errori...
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