Frugando noiosamente, tra le passate cose, negli anfratti dei miei ricordi, un flebile chiarore m'ha incuriosito, spostati alcuni cartoni sgangherati e fradici l'ho vista!
Rannicchiata, la sottile figura, teneva lo sguardo fisso su una mummia di topo.
Ho allungato la mano e con delicatezza l'ho sfiorata, con lentezza infinita ha voltato lo sguardo su di me, uno sguardo profondo come un cono prospettico rovesciato.
Un breve attimo di scintilla gioiosa, poi il buio assoluto nel profondo di quei occhi.
"chi sei!" chiedo
Sussulta un poco al suono della mia voce e senza fissarmi risponde incerta.
"non so, uno scarto... forse... un colpevole... forse..."
Ho notato un poco di muffa negli orli, qualche foro lacero, il lavorio di tarme...
Inutile cosa! Un tempo la credevo necessaria, indispensabile e avevo provato desideri di profonda felicità legati al senso del mondo che rappresentava.
La luce della lampadina avvolta in architetture di ragni vibra tremula, poi il tugsteno cede ed è buio.
A tentoni ritrovo la porta ed esco pulendo le mie vesti dalla polvere di calce e salnitro.
Lascio, senza emozioni, quella cosa "senso del mio tempo", nel tempio dell'Inutile; quando sarò folle e darò di bianco alla soffitta crederò ancora nella luce dei pensieri, ora, in regime di austerità, risparmio energia.