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Vent'anni di matrimonio
Pietro torna a casa dal lavoro stanco e annoiato e rivolge un ciao svogliato alla moglie Elena, indaffarata in cucina. Il figlio diciassettenne è chiuso in camera sua a combinare chissà cosa e non si fa vivo. Pietro si cambia, accende la televisione del salotto e si spaparanza in poltrona in attesa della cena. Alto, asciutto e appena brizzolato, a quarantacinque anni è ancora un bell'uomo.
Appena è pronto in tavola si trasferisce in cucina e accende pure lì la tv, giusto in tempo per il telegiornale. Suo figlio arriva, un cenno di saluto al padre e prende posto, dalle cuffie proviene il brusio di una qualche cantante di musica pop. La consorte mette i piatti in tavola in silenzio e altrettanto in silenzio i tre mangiano.
Sono ormai al termine quando squilla il telefono. Elena va a rispondere. È un'amica con cui attacca a chiacchierare. Frattanto il figlio torna in camera, in attesa d'incontrarsi con gli amici e Pietro si rimette davanti allo schermo: la fine del tg, le previsioni del tempo, poi Affari tuoi.
Terminata la telefonata Elena dà una rapida passata ai piatti prima di infilarli nella lavastoviglie, dove è già in attesa il vasellame del pranzo. Pietro sfoglia la guida tv senza trovare nulla d'interessante. Su Rete 4 andrà però in onda Lo chiamavano Trinità. È il film più trasmesso della storia televisiva italiana, un quarto di secolo in programmazione continua, ma in fondo, perché no? Le peripezie di Terence Hill Trinità e Bud Spencer Bambino non lo stancano mai. Nel frattempo la moglie segue la telenovela preferita sull'altro apparecchio e poi si trasferisce nello studiolo, dove va on line, su facebook. Non ci si schioderà fin oltre la mezzanotte. Pietro scuote la testa, incomprensivo: come si può passare metà della propria esistenza in modo così vuoto? Quindi torna a dedicarsi all'intensa occupazione di guardare la tv.
Più tardi il ragazzo sbuca dal suo privè, pronto a uscire. Saluta distrattamente i genitori e ne riceve saluti altrettanto distratti: un grugnito dal padre e il consueto "non fare tardi mi raccomando" della madre. Pietro continua a concentrarsi sul film mentre Elena chatta e, presume il marito, si sfoga commentando la giornata con amici del web. Hanno appena festeggiato i vent'anni di matrimonio.
Mario torna a casa dal lavoro stanco e annoiato e saluta l'amico e coinquilino Gregorio, intento a cucinare. Lo snello e di media statura Gregorio lavora part time come segretario di un prestigioso studio legale civilista, ha tempo libero in abbondanza e lo spirito della casalinga. Da lunedì a venerdì cucina lui, mentre nei fine settimana per giustizia tocca a Mario e ciò significa che in quell'abitazione si mangia molto meglio nei giorni infrasettimanali.
In attesa della cena Mario si accomoda davanti alla tele, le mani sulla pancia prominente. Il solito programma a quiz, il tg, quindi a tavola, dove i due si raccontano le rispettive giornate, infine ancora la tv. Dapprima si sintonizza sul sempreverde Lo chiamavano Trinità, poi però Gregorio arriva e brontola. Mario va allora alla ricerca di un programma che soddisfi entrambi.
Più tardi un'atipica musichetta annuncia l'arrivo di una e-mail sull'ipad di Gregorio, il quale si alza di scatto e si chiude a chiave in camera: della sua seconda attività il locatario non deve impicciarsi. Sapendo per esperienza che l'amico resterà indaffarato per un po', Mario afferra il telecomando e torna su Rete 4. Sarà pure stravisto e pacchiano, ma preferisce il buon vecchio Trinità.
Mario è stato sposato ma, fallito il matrimonio dopo appena un lustro, per fortuna senza figli, in seguito ha preferito rimanere libero. Non è stato facile per lui riprendersi dalla delusione.
Niente nozze, invece, alle spalle di Gregorio, ma sporadici incontri disimpegnati. Ha un'idiosincrasia per il concetto stesso di matrimonio fin dalla separazione dei genitori, dopo una serie di reciproci tradimenti culminati con l'abbandono del padre, quando aveva appena nove anni.
"Tesoro, mamma e papà non van più d'accordo e hanno deciso di abitare ognuno per conto proprio, sono cose che succedono, devi cercare di capire." Gli aveva spiegato la madre quel lontano giorno.
"E a me non mi volete più?" Aveva chiesto il piccolo Gregorio, preoccupato.
"Ma no amore, cosa dici, ti vorremo anzi ancora più bene, vedrai. Regali doppi, a Natale."
Allora lui aveva storto la bocca. Non era certo la mercificazione delle feste a poterlo ricompensare.
Gregorio crebbe sballottato da un genitore all'altro, ma vivendo in prevalenza con la madre e col patrigno - mal sopportato da quest'ultimo - perché all'epoca gli affidamenti congiunti erano una rarità. Non sa perdonare i genitori e gli addossa tutti i suoi problemi giovanili. Tant'è che gl'interessa solo il sesso e non sarebbe mai disposto a legarsi a una persona che a suo vedere prima o poi potrebbe tradirlo.
Per la compagnia in fondo si bastano l'un l'altro. Ogni tanto trascorrono una serata con amici comuni, ma di rado, perché dopo i quaranta anni non è più come quando si era ragazzi. Ciascuno ha la propria vita, con impegni e problemi vari e la volontà di frequentarsi con costanza viene meno. Così in mancanza di donne escono in coppia. A volte qualcuno li scambia per gay e i due ci ridono sopra. Ma se anche lo fossimo? Chiede poi Mario, ammutolendo le controparti. Stupidi borghesi bigotti, pensa quindi. La loro, insomma, è una solida e ormai ventennale amicizia.
Il giorno dopo Pietro saluta la moglie con un bacio sulla guancia e si reca al lavoro. L'appesantita Elena si affaccia alla finestra e lo guarda allontanarsi. Sul volto grassoccio le appare un'espressione di disgusto. Lei sa. Rughe di tribolazione le increspano i lineamenti. Come può fingere con tanta gelida indifferenza, si domanda. E perché è cambiato così? Nonostante tutto lei invece lo ama ancora. Tuttavia oramai ne ha abbastanza, non è più disposta a soffrire per quell'uomo. Amore e odio, forse. Ha già mosso i primi passi necessari per ottenere il divorzio, ma lui ancora lo ignora. Una lacrima solitaria le cola lungo quella stessa guancia che ha appena ricevuto il bacio. Sospira mentre il solito pensiero prende forma: vent'anni della sua vita gettati nel cassonetto.
In ufficio Pietro dedica l'intera giornata alle scartoffie. Alle 17 in punto squilla il telefono, lui guarda l'ora e s'affretta a sollevare la cornetta.
"Sì, buona sera dottoressa, mi dica."
In realtà si tratta dell'amante, ma utilizza il solito sotterfugio per non far scoprire ciò che peraltro tra i colleghi è il segreto di Pulcinella. Appena conclusa la conversazione avvisa la moglie, assai scocciata, che farà tardi al lavoro. Un imprevisto da risolvere quel pomeriggio per poi discuterne durante una noiosa cena di lavoro e in un'assemblea serale in ufficio.
"Riunioni straordinarie di continuo, ultimamente, cazzo. La crisi economica, sai com'è." Conclude.
Poco dopo, nella stessa azienda in cui lavora Pietro ma nell'ufficio a fianco, pure Mario riceve una chiamata. È Gregorio. Avverte che dovrà arrangiarsi con la cena, perché ha rimorchiato un ragazza niente male e intende portarla a pasteggiare fuori per poi concludere la serata in un locale.
"Ok, divertiti allora e domani mi racconti." Lo congeda il vecchio sodale.
Il giorno dopo a tavola Gregorio gli descrive divertito un incontro casuale avvenuto al ristorante:
"... Quel tuo collega che m'hai presentato l'anno scorso, Pietro non so cosa, insieme a una gran gnocca. Si comportava come se fossero semplici conoscenti, ma l'ho capito benissimo quali rapporti passano tra loro. E non t'immagini il suo imbarazzo quando m'ha visto."
"Me l'immagino benissimo, invece. Sarà già la sua terza amante, eppure fa sempre lo gnorri."
In proposito Gregorio è curioso e chiede informazioni. Non è da lui, a ogni modo Mario non ha remore a riferire. D'altronde è perfettamente in grado di ricostruire gli eventi, perché con le donnine di turno Pietro si comporta sempre alla stessa maniera. Abiti assai più eleganti del solito, cene in quel locale di classe mai frequentato dai conoscenti suoi e della moglie e poi trasferimento negli uffici vuoti dopo la chiusura, per una presunta riunione. Così, se se la consorte si insospettisse o avesse bisogno di chiedergli qualcosa e chiamasse il posto di lavoro ce lo troverebbe. Sarebbe perfino capace di far rispondere l'amante, naturalmente nelle vesti di solerte segretaria!
"Ed è uno di quelli che ci aveva scambiato per gay." - conclude Mario - "Lui considera assurdo il nostro modo di vivere, ma davvero la sua esistenza è più sensata della nostra? Chi glielo fa fare a inventarsi mille sotterfugi? Per vivere così perché non dirlo chiaro e tondo alla moglie e separarsi?"
"Un po' è per abitudine e un po' per salvare le apparenze, a costo di negare l'evidenza. Ci tengono, chissà perchè. Quand'ero bambino mia madre litigava di continuo, ma s'atteggiava a moglie felice e incredibilmente qualche sua amica li credeva sul serio la coppia ideale. E tu sei buffa quando cerchi di nasconderlo alla gente che ci vede litigare per qualsiasi cosa o niente... Grande Vasco!"
"Mm, sì, va bene, Greg, credo che tu abbia ragione, in fin dei conti. Aggiungici inoltre la convenienza economica e abbiamo il quadro completo. Non concederebbe mai il divorzio per dover pagare gli alimenti e forse lei pure preferisce lo status quo all'incertezza."
Sono trascorsi quattro giorni dalla sua ultima avventura erotica, quando Pietro decide di ripetere l'esperienza. Avvisa la propria metà ufficiale fin da mezzogiorno. L'ennesimo incontro per discutere il modo di reagire alla crisi, così si giustifica, con ben scarsa fantasia. Per la cena si arrangerà con qualche panino preso nel bar all'angolo.
Stavolta Elena non se la prende e sorride, benché amaro: e bravo il fedifrago, vada pure a godere. In capo a cinque minuti invia una e-mail. <<Ho la serata libera per un po' di shopping al centro commerciale, vieni?>> C'è scritto.
Rispettando la tradizione, Pietro porta la donna prima a cena e quindi in ufficio. Appena chiude l'uscio lei gli getta le braccia al collo. È una bella ragazza alta e lungochiomata e avrà un quindici anni meno di lui. Si appartano nella saletta d'attesa, dove si sta assai comodi.
Intanto Elena è appena entrata nel vicino centro commerciale, aperto fino alle 24. Visiterà parecchi negozi e farà un sacco di acquisti. È decisa a farsi notare.
Gregorio esce avvolto in un pesante cappotto. Sono i primi di novembre e la sera comincia a far freddo. Percorre mani in tasca le strade silenziose e procede a passo sicuro verso la meta. Una volta giunto, suona il citofono dell'interno due e il portone si apre automaticamente. Sa che in quel condominio è una vecchia abitudine di quasi tutti gli inquilini. L'apertura automatica resta in funzione ventiquattrore su ventiquattro ed è più comodo far così che usare le chiavi.
Gregorio entra nell'androne senza che in strada nessuno gli presti attenzione. Guarda l'ora, sono le 22, 30. Sale la rampa di scale e si ferma davanti a una porta. Per forzarla gli occorrono pochi secondi. Estrae la pistola di tasca, infila il silenziatore e, arma in pugno, si avvia lungo il corridoio.
Dopo qualche passo giunge davanti a due porte, poste esattamente una di fronte all'altra. Tende le orecchie... da una delle stanze ode provenire un gemito eccitato. Tutto come previsto. Un attimo dopo spalanca il battente e accende l'illuminazione centrale. Ed ecco il povero stronzo e l'amichetta, una biondona dalle lunghe gambe, abbarbicati sul divano.
Pietro si volta sorpreso e batte le palpebre, abbagliato dalla luce improvvisa. Cerca di distinguere la sagoma che si staglia dinanzi all'ingresso. Chi sarà? Mai nessuno disturba in ufficio a quell'ora. Non fa però neppure in tempo a pronunciare una parola, perché una pallottola gli penetra nel cervello attraverso la fronte, uccidendolo all'istante. La bionda è gravata dal corpo dell'amante, trasformato all'improvviso in un peso morto, e non capisce. Apre la bocca, ma ne esce solo un flebile lamento. Un attimo ancora e s'accascia esanime, con un foro sopra il seno.
Gregorio s'avvicina e spara il colpo di grazia, quindi si volta e se ne va. È stato un lavoro rapido e pulito, come piace a lui. Giunto sul marciapiede privo di telecamere s'incammina con andatura tranquilla, certo di non attirare l'attenzione. Ma se anche qualcuno lo dovesse ricordare, come potrebbe descriverlo, imbacuccato com'è per difendersi dal freddo pungente?
Sorride mentre si allontana, pensando a questa seconda attività, il suo vero lavoro. È stata davvero una buona serata di "shopping". Si sente riconoscente nei confronti di Mario. Rispetto al solito, le informazioni da lui involontariamente fornite gli hanno parecchio semplificato il compito.
Odia i rovina famiglie, li odia dal profondo del cuore fin dal giorno in cui si sfasciò la sua, trentatre anni prima, condizionandogli l'intera esistenza. Ama invece il proprio mestiere, ma non l'usuale definizione di killer professionista adoperata per indicarlo. In fondo non ha legami con organizzazioni criminali e si è specializzato. Accetta, infatti, un unico genere d'incarico: i casi di tradimento. No, pensa soddisfatto, non chiamatemi killer professionista, chiamatemi divorzista.
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- Descrizione familiare stereotiapata e banale, certo. Ma perchè risulta tale? Perchè purtroppo nella realtà quotidiana situazioni del genere si verificano fin troppo spesso. E allora qualche volta diventa necessario raccontarle, anche se non s'inventa nulla e c'è comunque il finale a sorpresa, a mio parere, a riscattare appieno il racconto, non credi?
In effetti ho preparato un seguito di questo racconto in cui Gregorio è il protagonista assoluto e che ho intitolato "Gregorio Santi, professione divorzista." L'ho inviato alla redazione di PR per la pubblicazione qualche giorno fa, spero che si decidano presto a inserirlo in home page. Grazie per la visita.
- Lo stile è pulito e gradevole, la trama interessante, ma a mio avviso un poco banale. La descrizione della vita familiare è stereotipata e il personaggio di Gregorio meriterebbe un approfondimento maggiore, per giustificare la sua scelta di vita. Comunque un buon racconto.
- Toh, un redivivo Fernando Piazza, è un po' che non ti si vedeva, pensavo che il tuo precedente avatar ti avesse mangiato. Racconto più breve, sì, questo conta, naturalmente ma è più lungo del meno commentato "Soluzione Marziana" ed è lungo come "Il calciatore migliore è quello orfano" oppure "Civiltà violenta" e forse altri che sono anche loro tutti meno commentati" A parte ciò: grazie.
- Un bel taglio netto è quel che ci vuole... Non si dice tante volte che ad un matrimonio è difficile se non impossibile sopravvivere? Beh, l'autore sembra prendere alla lettera questo luogo comune e affida al personaggio il compito di trovare una cura radicale ma "creativa" alla risoluzione del problema. Ottimo spunto per un racconto "istruttivo" e al contempo originale.
Per quanto riguarda i commenti, forse mi ripeterò ma credo che il motivo per cui in calce ne trovi molti più del solito sia dovuto alla brevità del testo. Con questo non voglio sminuirne il contenuto né togliere nulla ai tuoi scritti più lunghi che io apprezzo e preferisco, proprio perché analizzati e sentiti più a fondo e pertanto curati tanto nella forma che nei contenuti. Sono quelli che ti appartengono e ti caratterizzino di più perché rappresentano il giusto premio alla tua "fatica" di scrittore... Per molti la lettura davanti ad un monitor potrebbe risultare snervante oltre che poco salutare: perchè gustare un solo piatto, per quanto succulento (testo lungo) quando si hanno a disposizione tante portate altrettanto varie e gustose (testi brevi)? Anche mangiare con gli occhi presuppone una varietà, altrimenti la "fame" potrebbe scemare... mettici poi un'insopprimibile pigrizia e il gioco è fatto. Ma questa è pura divagazione. A me se un piatto piace continuo a gustarlo fino in fondo, e senza fretta! Testo molto gradito.
- Un commento rivolto a tutti. Questo promette di diventare un longseller, a chiunque lo proponga e dovunque lo proponga a quanto ha successo, chissà perchè poi, buono è buono, eh, ma credo di avers scritto anche di meglio! Saluti a tutti
- ti ringrazio, Marcello, sono veramente lieto che tu - autore di vaglia, anche se un po' americanofilo, eh, eh - abbia apprezzato.
- Ottimo: molto dettagliato e avvincente!
- In effetti mi domando ogni giorno di più che glielo fa fare alla gente di sposarsi. Io conosco un mucchio di coppie separate ed è questo che mi ha ispirato. Qualcuno mi dice però che la Liguria, dove abito, avrebbe il record italiano di matrimoni falliti ed evidentemente se questo è vero mi condizionanerà un po'. Saluti
Anonimo il 09/10/2011 10:06
Mi hai dato altri motivi in più per non sposarmi
- E un grazie anche a te. Salutoni.
Anonimo il 01/10/2011 11:15
Hai fatto centro pure questavolta. Ciao.-
- Un grazie a tutti e 5 per il vostro passaggio e per l'apprezzamento dimostrato. Ho fatto molta attenzione nel finale a indirizzare il racconto in una direzione inaspettata e sono lieto di vedere che ho sorpreso tutti e 5: missione compiuta! E mi piace il personaggio di Gregorio, vorrei proprio riprenderlo, prima o poi. Ciao a tutti.
- Devo confessare che il finale mi ha lasciata molto stupita! Mi piace l'introspezione psicologica dei personaggi e le descrizioni accurate delle situazioni
- bravo, mi piace!
Anonimo il 26/09/2011 23:34
Mi è piaciuto molto, anch'io mi aspettavo Elena e Gregorio assieme, la svolta mi proprio colto di sorpresa! Molto ben scritto complimenti!! ciao
Anonimo il 26/09/2011 18:40
Descrizioni, molto vere. Il racconto si legge d'un fiato e, quando sembra essere scontato, prende improvvisamente una strada diversa, insolita. Complimenti!
Anonimo il 26/09/2011 17:41
Bella fantasia... te la invidio. Letto d'un fiato. Io mi aspettavo che Gregorio sarebbe stato con Elena( in senso biblico, ovviamente) invece mi hai fregato... ahahah... ben scritto, come sempre. ciaociao
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