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Mondo Sommerso
Sommersa. Il fumo d'improvviso si fece più fumo. Non so come spiegarlo. È una sensazione che solo se sei lì in quel posto puoi capire. I polmoni diventano neri, gli occhi grigi, i capelli madidi di sogni infranti, il cervello diventa poltiglia. I pensieri sgorgano come mare di petrolio. Tutto così intaccato. Mio Dio... come ne usciremo. Ne usciremo vivi? Non lo so... non ho mai saputo niente.
Vedo la mia città così grigia, il mio mondo così sporco. Apro la finestra e sento la gente parlare. Lì fuori c'è vita falsa. È la morte che arriva al sospirare di ogni parola, al sospirare ed al respirare. Incredula rimango immobile, non riesco a fare nulla. Non parlo e non mangio. Ma! Parlo!
E mangio anche! Sciocca. Sciocca e stupida. Ho gli occhi appannati. Vedo bianco e livido.
Vedo livido. Vedo lividi enormi e pesti. Il dolore pervade le strade. Così nere... così. Senza nome è il mondo. Senza faccia e dignità. Senza noi. Ci vorrebbe luce. C'è ma non la vogliamo... sciocchi.
I piedi pesanti camminano sul dolore. Un dolore nero ed oppresso. Il sorriso nasconde dolore. Chi non sorride in realtà è felice? Il sorriso delle persone è falso: vogliono nascondere il dolore che portano dentro. L'ho sempre pensata così. Ridi per nascondere. Da come ridi capiscono i dolori che ti hanno trafitto, oltrepassato e i dolori che stai sentendo nell'attimo, in quel momento sputato di respiro, non durerà che un secondo di più. Il secondo in più che mi serve per esaminarti fino alle viscere. Mi serve per esaminarti l'anima..
Ho visto anime sudicie. Poche pure ma molte oscure. Ho visto cose da capogiro e da svenimenti che neanche la memoria è in grado di riprodurre. Dov'è il problema?
Se riesci a vedere così in profondità. Devi temere della gente così. Una passata di sguardi e ti leva l'anima, la condiziona. E lentamente la divora.
È l'essenza dell'essere il mare. È parole mai dette, è me è te. È parole senza senso con un senso più profondamente sconnesso che profondamente connesso.
Il cervello inizia a delirare. Vedo i cuori negli angoli delle strade. Neri e di carbone. Abbandonati.
Chi li ha abbandonati lì? Posso curarli? Posso curarvi? Tutti intendo.
Servirebbe una cura di massa. Una cura, una di quelle vere, dico io. Non di quelle finte che si danno tanto per. Ho gli occhi pesanti. Stanchi di cercare per tutti quelli che non hanno occhi.
Ansimando. Vomitando. TUTTO.
Sono entrati tutti in coma... ho l'acqua alla gola. Non ne usciremo, non questa volta. Passo dopo passo sprofondo. Però sembra di salire, che strano. Giù ma su. I controsensi della vita. Tutto arriva e va via come fanno i fulmini.
D'improvviso un lume mi scosse. Una luce fioca ma forte.
La febbre stava salendo. Trovai un angolo viola, mi sedetti. Dopo pochi minuti mi trovai sdraiata a sognare.
Sognai un uomo. Un uomo con mani di luna. Un uomo inumano. Giovane e vecchio. Bello e brutto. Era tutto e nulla. Sarebbe stato il mio TUTTO. Il salvatore. Suonava oltre le nuvole, tra un universo e l'altro. Nel sogno i miei occhi ripresero a vivere. Insieme al mio cuore. Fu una sensazione ancenstrale. Un angelo mai caduto. Bianco e nero. Stavo in un angolo nero. Lui al centro degli universi, danzava, con la sua anima. Creatura divina. Si avvicinò nel mio angolo nero. Mi fissò negli occhi. E passò per altri universi. L'istante stesso che passò per altri universi mi accorsi di non esser più dove mi trovavo l'istante prima. Mi aveva presa con lui. Ero dentro lui. Sentivo i miei pensieri e i suoi che si contorcevano in una danza immobile. C'era troppa luce nei suoi. Profumava di stelle. Sì.. perché le stelle profumano, solo che nessuno lo sa, tanti puntano alle stelle ma non lo vogliono davvero, io qualcuno che le ha toccate e annusate l'ho conosciuto. Sanno di un odore che non si può cogliere qui. Devi sentirlo e basta. Un profumo così.
Di quei profumi che non hai mai sentito ma che una volta sentiti ricordi di averli già assaporati in qualche vita passata. Vita passata... il passato. Non ricordavo più niente. Esisteva solo quell'attimo in cui mi portò via dall'oscurità. Aveva sofferto più di me... sulla terra. Sul mio pianeta...
L'energia scorticata... annientata e la paura di non farcela. Leggevo dentro lui mille cose che danzavano insieme alle mie.
Qualche attimo dopo mi ritrovai sotto il mare. Dentro il mare. I miei polmoni prendevano acqua, tanta acqua, troppa acqua. Ma non affogavo! Respiravo e l'acqua era come linfa vitale. Era così limpida che subito capii che sulla terra non potevo trovarmi...
Ero uscita da dentro il mio salvatore ma non ero sola, era affianco a me e mi guidava.
Ero giù, nelle profondità. Alzai lo sguardo per un attimo.. verso l'alto. Una visione orrenda: decine di migliaia di mani vive, che penetravano dentro l'acqua. L'astrazione della mente denuncia la realtà del tempo. Dov'ero finita? Erano mani piene di fango e di sangue. Facevano paura. Volevano afferrarmi, portarmi a riva e divorarmi. Ma facevano paura. Paura durata solo un attimo. Sentii la mano di lui che mi prese il volto e delicatamente me lo riportò in giù verso il profondo: tutti i timori di colpo sparirono. E continuai a guardare nel nero intenso. Nuotare era come camminare, forse un po' più lento, ma comunque eravamo lì e ci muovevamo verso l'ignoto, il mio ignoto. Era la danza immobile dentro la mia mente, tutto questo. E mai, mai più, si sarebbe fermata. Ero debole ma mi pensavo così forte. Mi serviva la sua mano per non pensare, per mettere stop e fermare tutto. Mi pensavo così forte che nel buio la debolezza sempre era più forte, la luce assopiva tutto. Ad ogni passo facevo per inciampare e avevo bisogno di lui per non cadere e per non ricadere. Un velo bianco si muoveva attorno a noi, candido che sembrava anima, aveva le mani e mi sfiorava. Ad ogni sfiorare rasentavo la felicità. Ma ogni volta che la felicità mi prendeva ero subito pronta alla seconda fase di essa, che di certo non poteva essere altrettanto clemente. Infatti dopo la salita qualcosa mi portava giù, mi scagliava contro la marea, mi riportava su e giù come una danza nauseabonda, vomitando attimi, pensieri, tutto quello che il mio sangue aveva tenuto sotto la mia pelle, vomitava tutto.
E la mente andava avanti così, saliva e scendeva e ogni tanto vomitava. Vomitava nonostante il Salvatore fosse vicino. Non guardava in faccia a nessuno. Perchè il salvatore poteva rappresentare il bene o il male, perché il salvatore come il destino. Il destino che ti fa compiere viaggi così sacramente lontani. Viaggi dispersi nei laghi della mente, negli oceani sconosciuti. Viaggi pronti ad attraversare lo spirito ed il blu del mio mare. Il mare immenso del mio universo sommerso.
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- Un testo immaginifico, un ottimo uso del linguaggio, con molte frasi evocative meritevoli di segnalazione, bella ad esempio "i capelli madidi di sogni infranti" Non è però un racconto ma solo un accumulo di sensazioni in libertà, senza una trama, come io invece richiedo appunto da un racconto, i miei gusti personali vanno insomma in un altra direzione ma riconosco la tua bravura. Apprezzato, quindi, ma solo a metà. Saluti
- Signor Ugo, la ringrazio per questa bellissima recensione al mio racconto. Mi piacciono le recensioni, io leggo dentro di me e chi fa recensione legge ancora più dentro di te. Grazie
- La scrittrice ci tramanda un tema in tutta la sua drammaticità, che assume il significato di un rapporto sulla paura, di un urlo dell'inconscio. Narrazione retaggio culturale di vari ibridi multiculturali di grande interesse, per l'inventiva, la stesura sintattica e grammaticale, e per l'impatto della sorpreasa.
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