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La prima volta non si scorda mai
Si è soliti affermare che il mestiere più antico del mondo sia quello della prostituta. Così, fin che aspetto, cerco di fantasticare un po' su come possa esser stato l'incontro tra la prima lucciola e il suo cliente, diciamo, all'incirca un milione e mezzo di anni fa. Immagino una coppia di ominidi dall'aspetto parzialmente scimmiesco.
La femmina: tarchiata, pelosa, maleodorante e mal disposta.
Il maschio: massiccio, cazzuto, puzzolente e superdotato.
Lui, di ritorno dalla caccia, sta addentando un'appetitosa costata di cinghiale. Lei, invece, si sta rifocillando con le interiora della preda che il suo ufficioso compagno ha appena scartato. Una cosa è certa: le frattaglie fanno decisamente schifo. Pertanto, cerca di fargli capire, lamentandosi sguaiatamente, che non disdegnerebbe un bella trancia di carne cruda e lui, visibilmente irritato, le mugugna che se ne vuole un pezzo "buono" può anche andare a cacciarselo. La poveretta, nauseata e afflitta, si rituffa nuovamente sulle budella dell'animale, e mentre realizza che il suo compagno è un vero bastardo si da una energica grattatina fra le cosce pulciose. È in questo momento che le si accende una sfavillante lampadina sopra la zucca zazzeruta: "Vuoi vedere che quell'idiota nerboruto non sarebbe disposto a cedermi un po' di carne, se per una volta gliela do senza graffiarlo o prenderlo a zannate? È senz'altro abbastanza stupido... tentar non nuoce". Con lo stomaco brontolante, si decide a provare il tutto per tutto. Mette da parte quel aggrovigliamento di viscere, che male che vada finirà dopo, si inginocchia sul terriccio della caverna, si distende per lungo puntellando le mani e, inarcando la schiena, si predispone per una pecorina di tutto rispetto. Con un borbottio concupiscente, richiama l'attenzione dell'ominide. Appena lui si volta a guardarla, lei gli indica prima la sua fessurina odorosa e poi la costata che lui stringe fra le mani. L'ominide rimane visibilmente perplesso: "Vuoi vedere, che questa stracci maroni, è disposta a darmela senza graffi e zannate solo perché le cedo un po' di carne? Effettivamente è piuttosto stupida.. chi non risica.. " Benché esitante, le porge la pietanza risultando addirittura cortese. Lei, compiaciuta, l'afferra e inizia a divorarla voracemente. A questo punto, lui le si posiziona dietro e una volta assicuratosi che non c'è alcun pericolo inizia a cavalcarla pacificamente. Ambedue, sono certi di aver fatto un affare. Si potrebbe dire: e vissero tutti felici e contenti? Direi di no. Sarebbe più giusto affermare: e vissero tutti felici e cornuti! Difatti, nel tempo in cui lei si lecca i baffi, e non è un eufemismo, considera che l'opportunità di concedersi per interesse potrebbe essere estesa anche ad altri. Mentre lui si rende conto che con un po' di educazione e una manciata di cibo potrebbe permettersi tutte le femmine che vuole, senza correre il rischio di lasciarci la pelle.
Signore e signori:
Ecco a voi la capostipite delle "belle di notte"!
Ecco a voi il precursore dei puttanieri..
Probabilmente le cose non sono andate così. Forse la prima prostituta è apparsa in un periodo antecedente, o forse molto dopo. Quello che so con precisione, però, è quale sarà l'ultima: Tatiana Slatovic.
Tatiana Slatovic è un donnone di ottantadue anni, di origine serbe, emigrata in Veneto durante la guerra dei Balcani con il nipote disabile che ora le fa da magnaccio. In questo momento è seduta ai bordi di un sudicio letto a baldacchino. Indossa una volgare gonnella leopardata e si sta abbuffando con l'ala arrostita di un pollo. Olio e rossetto le colano disgustosamente lungo il quadruplo mento. Descriverla è cosa ardua. È semplicemente ripugnante. Il suo volto è solcato da così tante grinze che se fosse azzurro lo si potrebbe scambiare per un mare in burrasca. Gli occhi sono sporgenti come quelli di un rospo, e non scorgo più di tre denti attaccati alle gengive. A coronare il tutto, una parrucca di boccoli biondo platino le tappezza il cranio pelato. È pure schifosamente grassa. Le mammelle, cadenti non meno delle guance sfatte, sono parzialmente sorrette da un pietoso reggiseno di paillettes variopinte. Le braccia, dilatate e flaccide, sono devastate da macchie senili, nei, verruche, e peli attorcigliati. Le sue gambe, anch'esse esageratamente gonfie, sono attraversate in lungo e in largo da una moltitudine di vene varicose che convergono in un'unica foce ramificata all'altezza dello stinco; per poi scomparire dentro il cuoio lavorato di un paio di stivaloni da cowboy. Guardandola meglio, mi ritorna alla mente la balenottera che si è arenata sulla spiaggia di Sottomarina. Me la ricorda una settimana dopo, quando ha cominciato a decomporsi. Questa attempata trippona, la si potrebbe definire come un monumento in rovina, ma è probabilmente la sola donna rimasta sulla faccia della terra. E fa la mignotta.
Eh già! Il mondo negli ultimi dodici anni è cambiato parecchio. E chi dobbiamo ringraziare o meglio che cosa, se non il famigerato E-42, successivamente soprannominato "il tormento di Eva"?! L'E-42, una versione geneticamente modificata del virus del Papilloma, che ha infestato esclusivamente i genitali femminili causandone varie forme di cancro di natura fulminante e con un tasso di mortalità pressoché del 100%. Questo microscopico demonio le ha sterminate praticamente tutte in meno di un anno, fissando l'estinzione della razza umana entro il ventiduesimo secolo. Tutte, a parte lei (di un'altra decina non si sa nulla da tempo) e un qualche milione di transessuali operati, che però non contano, perché sterili. Come lei, d'altronde. Ci sono stati almeno tremiliardi di funerali e il mondo si è irrimediabilmente eclissato, fra suicidi di massa, epidemie, guerre e criminalità dilagante. La mancanza assoluta di donne, com'era prevedibile, ha annichilito il già sottosviluppato buonsenso di moltitudini di uomini, scatenando l'inferno sulla terra. Così, di funerali ce ne sono stati all'incirca altri duemiliardi. Tuttavia, ad un certo punto, i pochi sopravvissuti sono miracolosamente rinsaviti e, a parte in qualche zona remota del nord Africa, dell'Asia, e a Napoli, nel mondo è ritornata la pace. E sono spuntati gli omosessuali, come funghi. Dapprincipio sembrò che fossero sopravvissuti solo loro. In verità, l'inevitabile appetito sessuale associato alla istintiva necessità di un contatto umano (che non fosse solamente una chiacchierata al bar davanti ad un caffè), ha spinto la virile massa verso l'unica sponda popolata: l'altra. Tant'è, che i pochi etero rimasti in giro, ironia della sorte, sono ora additati con sarcasmo e in qualche occasione persino diffamati; accusati di appartenere al'ordine dei segaioli cronici senza speranza. Ma la speranza, come si suol dire, è l'ultima a morire (anche se in questo caso non pare mancherà molto), ed ha il nome di donna: Tatiana Slatovic! Lei, é l'ultimo vessillo di un eterosessualità oltraggiata! Lei, è l'orgoglio etero per antonomasia! Arrivano da ogni angolo dell'Europa anche solo per vederla, e la lista d'attesa è così lunga che per soddisfare tutti i suoi clienti, la vegliarda Slatovic, dovrebbe campare chissà quanti altri anni. Cosa assai improbabile, visto che da tempo immemore ha contratto l'Aids. Il nipote lo sa e ne approfitta comunque, pretendendo cospicui anticipi su prestazioni che non può garantire. La vecchia, è la sua gallina dalle uova d'oro. Una gallina da brodo. Il tariffario varia in base alle richieste del cliente. Generalmente, la pretesa comune é solo quella di infilare il proprio salsicciotto in un qualcosa che non sia uno sfintere maschile o una vagina rifatta; con il preservativo (ha l'Aids); per un quarto d'ora al massimo (è anziana e non la si può spupazzare troppo). Andare a letto con Tatiana Slatovic equivale ad un tuffo nostalgico nel passato che può arrivare a costare anche un maiale intero. Oppure sei polli, che è il compenso pagato da mio padre a quel degenerato del nipote. E mio padre, uno di quelli all'antica, poveretto, si venduto metà del pollaio solo per poter dire in giro che suo figlio non è contro natura come gli altri; che suo figlio si è fatto una vera scopata! Lui non vuole che io passi sull'altra sponda. "Piuttosto ammazzati di seghe", mi continua a ripetere dal giorno in cui la mamma è morta. "Io lo faccio", mi confessa puntualmente, "e non me ne vergogno. Prenderla nel culo, quello si che è da vergognarsi". Ho perso il conto delle volte in cui si è scagliato contro la nutrita schiera di omosessuali, che a questo punto monopolizzano l'unica osteria della piazza, consigliando loro di non avvicinarsi troppo alle mie natiche o ne avrebbero pagato le conseguenze: "Tenetevi lontani dal mio ragazzo! Mio figlio non diventerà mai un busone!" Lo conoscono, e per questo lo lasciano stare. Ma una volta l'hanno pure menato e per un pelo non se lo sono inchiappettati. E così, com'era prevedibile, sei mesi fa è andato dal nipote della vecchia e gli ha portato un tacchino come anticipo (di questi tempi, un capitale). Tra una bestemmia e l'altra è riuscito a far inserire il mio nome, davanti ad almeno altri seicento, nella rinomata lista di clienti della gaudente nonnina. Poi è venuto da me, mi ha consegnato un bigliettino con su scritta una data, e mi ha bisbigliato tra le lacrime queste quattro parole: "La tua prima volta.."
Aggiungendo: "Devi farlo... prima che muoia."
"Prima che muoia, chi?" , mi sono chiesto.
Forse entrambi. Mi ha fatto pena e così ho ceduto alle sue insistenze. Ed ora eccomi qui, prostrato di fronte a questo pachiderma in via di putrefazione. Affranto, come un condannato sul patibolo, con una voglia sconsiderata di fuggir via, il più lontano possibile.
E pensare che proprio oggi dovevo andare al mare con i miei amici. Mio padre non ha mai sopportato l'idea che li frequentassi, ma da quando si è assicurato che tra loro c'è anche qualche etero, ha smesso di scocciarmi e di controllarmi. Nella mia compagnia siamo in undici: tre coppie, quattro "manovratori solitari" compreso io, e Francesco. Lui è momentaneamente single e da quel che ho potuto intuire ha una cotta per me. Me lo ha fatto capire in vari modi, ma io ho sempre fatto il finto tonto. Per via di mio padre, naturalmente. Ne morirebbe. E poi, ho sempre avuto serie difficoltà ad affrontare l'argomento "sesso orale e deflorazione coatta". Sono scelte che ti cambiano la vita, o almeno così pensavo, fino a qualche giorno fa. Me ne stavo seduto sulla sabbia, a giocare a carte con i ragazzi, quando, Mario, segaiolo in fase di conversione, viene da me e mi chiede se ho visto Francesco. Gli rispondo di no. "Probabilmente sarà andato a farsi una nuotata..." E nel voltarmi verso il bagnasciuga, gli indico dove dovrebbe trovarsi. Di fatti è lì: il bel Francesco, affiorante dalle torbide acque del mare di Chioggia; incantevole nella sua imponenza; scandaloso con quel suo ingombrante "pacco" nel tanga striminzito. Un filo di bava mi è colato sul tre di briscola. Come se non bastasse, si volta, esibendo una schiena nodosa, solida come il tronco di un albero, e un paio di glutei armoniosamente possenti. Allettanti. Che culo! Infine si gira nuovamente nella nostra direzione. Più precisamente nella mia, e mi sorride. Ringrazio Dio di non aver avuto in dosso un paio di slip ma di comodi boxer. Il mio uccello si è tramutato in un Gargoyle di pietra. Che sia un segnale?
Siamo arrivati alla resa dei conti. Di preliminari neanche a parlarne, visto che ho già sprecato più di cinque minuti solo per togliermi i calzoni. L'ho fatto lentissimamente nella speranza di vederla morire in quel mentre.
- Scolta ragasso. Posso ankhe capire la to incertessa, ma considera che no go tutta la jornata a disposizion. Se te vuoi, se te vien pì fazile, mi me giro. Kussì non te me vedi in tel muso. Da de drio, non so poi tanto male.
Arriccio il naso. Il dialetto veneto-serbo con il quale si esprime è ancor più atroce della sua voce arrochita. Lei se ne accorge ma si volta comunque, sollevando il bordo della gonna e sospingendo il suo culone traballante verso l'alto. Neanche dovesse prepararsi per una scoreggia..
-PFFFFFFffffffffiiiiuuu..
E infatti, la fa. Con il silenziatore.
- Skuza, me sento on poko gunfia. Ora buttamelo dove te pare e fasemola finita, che te resta solo altri zinque minuti.
Trattengo a fatica un conato di vomito, e non tanto per il tanfo bestiale che ha appena mollato. È per via di quella raccapricciante fenditura, che tutto mi ricorda fuorché una passera. Ne ho viste alquante nelle riviste pornografiche che il mio premuroso paparino mi fa spesso trovare sotto il cuscino. Però, quella roba lì non centra niente. Mi avvicino quel tanto che basta per osservarla meglio. Mi ricorda il frutto di una cozza che non conviene mangiare.
- Te movito o assemo perdare?
Mi arrendo. Scuoto la testa, sconfitto, e le dico che non me la sento. Lei mi lancia un'occhiata accondiscendente e al tempo stesso sprezzante, che ha tutto il sapore di un "Non preoccuparte, povero culaton..."
- Fa come te pare. Tanto i tre polastrini che me ga portà to papà i ze già nel me kortile.
Deglutisco. Per mia fortuna, finalmente si rigira.
- Nela me korte ghe ze almeno settezento galinele, novanta fra tachini e faraone, e quasi settanta porzeli beli grassi... eh eh eh!
Cosa se ne farà mai di tutto quel carnaio ambulante, proprio non lo so. Comunque, non posso andarmene via così. Ho un assoluto bisogno di qualche informazione attendibile, così da poter superare senza incertezze il fatidico test di ammissione al mondo dei veri machi che mi esporrà il babbo. Persuaderlo che non ha buttato nel cesso quel suo patrimonio di polli, ora come ora, è per me più che un dovere: è un obbligo morale.
- Mi scusi signora.. Ehm.. se mio padre mi chiedesse.. ehm.. come è stato.. bè.. che cosa gli racconto?
Lei mi concede un sorriso inatteso. Sincero.
- Dighe che te ghè messo el to canarin in te na sfesa kalda e pareccio larga. Ze quelo che dize tutti, purtroppo.
Mi rimetto i pantaloni in tutta fretta e la osservo per un ultima volta, consapevole che lì dentro non ci rimetterò mai più piede. E non perché le resteranno si e no un paio di mesi di vita. Ho soltanto fatto la mia scelta. Esco dalla stanza con passo spedito, figurando un espressione trionfale ed esausta che non mi compete, e, nell'incrociare lo sguardo supplicante di mio padre, mi riappare dinanzi agli occhi l'immagine di Francesco che riaffiora dal mare, con i muscoli tesi, bagnato e ansimante. Sotto gli occhi stupefatti di papà, un violento sussulto scuote la patta dei miei pantaloni.
- Hai ancora voglia, figliolo!- esclama esterrefatto.
Annuisco, poco convinto.
- Ma allora sei un vero stallone! Come tuo padre! Porta pazienza, che la prossima primavera gli portiamo un maiale e vedrai che chiavata ti faccio fare.. ha visto, che stallone? - esclama rivolgendosi verso il nipote di Tatiana che, palesemente disinteressato, se ne sta seduto sulla sua carrozzina con una specie di cannone appoggiato sulle ginocchia. Un ottimo deterrente per qualunque malintenzionato.
- Mio figlio, non è mica un culaton come quegli altri! Mio figlio ha preso tutto da me. Gli piace la figaaah!!!
Lo lascio blaterare. Non credo gli farebbe piacere sapere che sono appena approdato sull'altra sponda del fiume. Siamo in così tanti da questa parte. C'è pure Francesco: difficile dire di no a quel suo bel paio di chiappe..
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