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Centocinquanta chili di allegria afroperuana
l'undici di Luglio decido.
È ora di un fine settimana di vacanza, destinazione Ayacucho nella sierra centrale del Peru'.
Parto da Cincha, con una delle solite combi che fanno piccoli collegamenti fra le citta' Della costa. Tempo previsto per il viaggio circa mezz'ora, sono le nove e un quarto di sera.
La cosa bella di questo facile modo di viaggiare e che la gente trasporta di tutto, semplici borse con qualche verdura, scatoloni con pollami vari, fino ad arrivare ai tre piccoli porcellini rinchiusi in una reticella, confusi dal destino crudele che niel giro di poche ore li ha trasformati in tonni.
Perso in questo microcosmo, accompagnato dal chicchierriccio dei compagni di viaggio mi rifugio nei miei pensieri fissando la strada ed il paesaggio che scorrono tutt'intorno.
Ad un certo punto illuminata dalla fioca luce dei lompioni.
Appare al lato della strada la grande macchia dal braccio alzato. La combi comincia a frenare per accogliere a bordo il nuovo passseggero. Man mano che ci avviciniamo il suo aspetto umano prende forma, la sua sua sogoma si delinea ed un grande sorriso accoglie la frenata. E una fantastica mamita afroperuana di circa centocinquanta chili, più o meno.
La combi si ferma tenendo due ruote sulla strade e le altre due sulla banchina inclinandosi con una pendenza del quarantacinque per cento.
Tutti a destra!
E qui comincia lo spasso.
Appena la Mamita si rende conto dello sforzo disumano con cui dovra affrontare l'ascesa comincia a ridedre.
La battaglia.
Primo tentativo: appoggia mezzo piede sul gradino e torna al punto di partenza., ride un po di piu'.
Secondo tentativo: alza di venti centrimeti il solito piede esploratore.. ride, non ce la puo' fare.
Intanto all'interno della combi, il cobrador (l'omino che si ocupa di far pagare il passaggio) le si avvicina cercando di darle una mano.
Terzo tentativo: La mamita sospira, guarda i tre gradini che la separano delle comodita' del viaggio e scoppia a ridere a crepapelle, indicandoli come fosse la sfida della vita.
A questo punto e impossibile resistere, la risata diventa endemica e partono i cori d'incitamento tipo ultra'.
Io sono seduto proprio di fronte alla porta, al mio fianco c'è un signore che si asciuga le lecrime. Nella mia mente comincia a prender forma un idea "provo a darle una mano" e potere dalla telepatia, ancora prima che possa pensere per intero a questa idea da ernia sicura lei ci guarda con la lacrime felici agli occhi, allunga le sue braccia paffute e dice: "¡Amiguitos por favor!"
IL mio compagno di sforzo smette d'inmediato di ridere e sbarra gli occhi.
Il giovane cobrador messo fuori gioco da un riso ormai incontrollabile si fa da parte felice di scaricarci il "peso" dell'assunto.
Come due cavaglieri erranti siamo gia' in piedi pronti a sfidare il drago.
Vi guiro che due mani cosi morbide non le ho mai toccata, tipo tre chili l'una, con il loro color crema cioccolato, la tentazione di dargli un morso è devvero forte.
La guerra.
Primo sforzo:chiediamo alla Mami se è pronta, ma non ci caga di pezza, continua a ridere e tutta la combi con lei.
Secondo sforzo: io e Sancho mantre la Mami piange studiamo la strategia, la classica uno, dos, tres y ooohpla? ¿
Quando riusciamo a guadagnarne l'attanzione e ci guarda con i suoi occhini bruni lucidi Sancho perde il controllo e si piega in due.
Terzo sforzo, l'astuzia: L'autista prova ad avanzare di cinque o sei metri ma ce poco da fare, da una pendenza del quarantacinque passiamo ad una del quaranta per cento.
Ma non tutto e perduto.. la Mami ci raggiunge, dopo questa passeggiata di qualche metro ha rercuperato il controllo,
ora ridacchia un suceso!
Ci dona le sue "manine".
Rapido sguardo d'intesa.
Sancho e con me.
Uno, dos y tres!
Eccola!!
La Mami è tra noi!!
Tra gli applausi e l'ilarita' della combi, naturalmente strapiena, ci ringrzia e si siede stanca nell'unico sedile liber il nostro.
Tutto cio' e durato poco meno di cinque minuti, i più faticosi e divertenti di cui abbia ricordo.
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