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Roma-Firenze andata e ritorno in autostop
Da qualche tempo sono in frenetica attività. Sta per concludersi un lungo periodo travagliato e si preannuncia l'inizio di una nuova fase della mia vita. La mia tesi di laurea è pressoché terminata. Mancano gli ultimi ritocchi e pochissimi giorni, i più difficili, vuoi per la pressione dell'esame in sé, vuoi per i dubbi che la domanda successiva inevitabilmente solleverà quando tutto sarà finito: "E dopo che succederà?"
Assorta in tali pensieri, entra nella stanza Susanna, vicina di "camerata" nonché compagna di esperienze vissute e condivise. Leggo sul suo volto una strana luce, di quelle che si illuminano quando sta per propinarmi una delle sue insolite e folli idee. Non mi sbaglio nemmeno questa volta e sgancia come una bomba la sua proposta.
-Perché invece di far finta di studiare, non facciamo qualcosa di più costruttivo?- mi dice con un sorriso furbetto ed enigmatico e la sua è di certo una domanda retorica, di chi la sa lunga...
- Immagino tu abbia già in mente QUEL qualcosa, vero? - rispondo accettando di stare al gioco.
- Giusto qualcosina, ma niente che non si possa fare senza troppi problemi - continua mantenendosi sul vago, ed io comincio già a preoccuparmi, perché so che non sarà la semplice passeggiata che vuol farmi credere... Non sopportando più l'attesa e curiosa di scoprire quale piano frulla nella sua testolina matta, sbotto:
- Dai, spara. Cos'hai in mente? -
Sembra riflettere per un po', sa di avermi stuzzicata e si diverte a tenermi sulle spine, infine sputa il rospo:
- Ho pensato che potremmo ricambiare la visita dei nostri amici fiorentini, andandoli a trovare... ma in autostop, che dici, non ti pare una bella idea? - conclude sottolineando la pausa ad effetto ed eccitata come una bimba a cui i genitori hanno finalmente deciso di comprare quella bici tanto a lungo promessa.
-Ottima, mi spiace solo di non averla avuta io per prima - dico sardonica e con un sorriso forzato ma poi subito aggiungo:
- Hai voglia di scherzare, vero? - per darle l'opportunità di rendersi conto di quanto la sua proposta mi abbia "entusiasmata" e di correggere il tiro.
- Non scherzo affatto. Pensa! due piccioni con una fava: viaggio e avventura gratis -
Ecco, lo sapevo che non avrebbe colto l'ironia...
- Ma perché non andare in treno, più semplicemente? - le faccio notare, offrendole un'alternativa ragionevole e soprattutto più sicura.
- E perderci tutto il divertimento? Quando ci ricapita di fare un'esperienza simile? - cinguetta allegramente come chi si aspettasse una simile obiezione.
- E quando avresti pensato di compiere questo viaggio? - continuo imperterrita e ormai decisa ad assecondare ogni suo "delirio"...
- Perché non oggi stesso? Potremmo...-
- Non se ne parla, devo studiare - la interrompo senza farle terminare nemmeno la frase, tanto pazzesca mi pare la sua proposta.
- E poi mi chiedo se tu abbia seriamente riflettuto sui rischi di una simile avventura... -
- Sei solo una fifona. Se è la paura che ti frena possiamo sempre portare con noi Vincenzo -.
- Ah, ora mi sento più tranquilla... Ma davvero tu pensi che Vincenzo, con la flemma che si ritrova, possa fare da guardia del corpo a noi? Piuttosto dovremmo difenderlo noi dai fuori di testa, semmai ci capitasse di incontrarne, e non escludo che ciò non possa di fatto accadere -.
La discussione sembra terminare con un punto a mio favore ma ben presto le sue argomentazioni riportano la partita in parità per concludersi infine con un capovolgimento inaspettato (o forse prevedibile) del risultato, non più a mio vantaggio.
Come sempre mi lascio coinvolgere e trascinare dall'irresistibile esuberanza di Susanna a cui è veramente difficile dire di no. Malgrado le perplessità e le paure, mi convinco sempre più che questo viaggio sia una giusta distrazione alle pressioni cui la mia mente è sottoposta ultimamente. Lo considero una concessione, o meglio un anticipo al meritato riposo che di lì a poco mi godrò.
A far crollare le mie ultime riserve circa le paure dell'autostop è un ragionamento inoppugnabile da parte di Susanna: perché dovremmo essere noi "appiedati" a temere qualcosa e non quelli in macchina? Cos'è che darebbe loro più coraggio che a noi? I rischi sarebbero gli stessi per entrambe le parti...
Il ragionamento non fa una piega e mi convinco che la cosa sia fattibile. Insieme all'altro compagno di sventura che riusciamo, con meno difficoltà di quanto credessimo, a smuovere dalla sua cronica apatia e apparente imperturbabilità, ci imbarchiamo nell'ennesima avventura.
Ci aspettano soltanto un paio di giorni fuori casa, per cui il bagaglio è ridotto al minimo. Giusto il necessario da infilare in uno zaino a spalla.
Così il giorno dopo, io Susanna e Vincenzo siamo diretti verso il grande raccordo anulare, in direzione nord, in cerca di un passaggio per Firenze. Partiamo da casa poco dopo le otto, non prima di esserci concessi una ricca colazione.
Sul raccordo, giunti col primo passaggio fino alla stazione di servizio, decidiamo la modalità su chi tocca stare davanti a seconda che a darci un passaggio sia un uomo o una donna. Ovviamente se si tratta di un uomo toccherà a me o Susanna, a Vincenzo se donna.
L'inizio non è molto promettente, né incoraggiante. La prima macchina che si ferma, senza neppure bisogno di mostrare il pollice, è una volante della polizia che ci chiede, oltre ai documenti, quali siano le nostre intenzioni.
Che non siamo lì per osservare il panorama o per fare un picnic è abbastanza chiaro, così ci invitano gentilmente a desistere da qualsiasi proposito che non sia quello di tornarcene dritti a casa. Per assicurarsi che facciamo quanto da loro consigliato ci riaccompagnano alla stazione di servizio da cui siamo appena usciti e ci affidano ad un'automobilista di ritorno in città.
Decisi a proseguire l'avventura, convinciamo il nostro improbabile "tutore" a farci scendere e ritorniamo sul raccordo.
Non passa molto che ci capita il primo colpo di fortuna. Si ferma una Mercedes nera, lucida ed elegante, il cui autista è un signore di mezza età residente a Bolzano. Ignorando gli accordi presi precedentemente Vincenzo, il Giuda, si infila sul posto accanto al guidatore con fulminea rapidità, battendo sul tempo Susanna che ha già aperto la portiera e si appresta a montare. Io e Susanna ci guardiamo per un attimo interdette ma facciamo buon viso a cattivo gioco. La vendetta è un piatto che va servito freddo e ci sarà modo di ripagare il torto.
Il signor Guido che ci ha raccolti ci dice di essere diretto a Todi, pertanto non potrà esserci di grande aiuto per raggiungere la nostra meta. Quasi gli dispiace non averci incontrati prima. In questo modo si sarebbe risparmiato un viaggio lungo e noioso. Dice di invidiarci, o meglio di invidiare la nostra giovinezza, la nostra libertà di decidere cosa e come fare le cose che vogliamo, la nostra spensieratezza e il tempo a nostra disposizione.
Chissà perché tutti pensano che solo perché si è giovani il tempo concessoci sia illimitato. Non è la vita il più delle volte talmente capricciosa e imprevedibile da rendere inutile qualsiasi tentativo di fare programmi a lungo termine?
Era questa la filosofia di Susanna : vivere come se fosse l'ultimo giorno, assaporare tutto senza tralasciare nulla, buttarsi nelle cose senza pensarci troppo ché altrimenti il momento passa e il rimpianto ti presenta il conto, senza nemmeno aver fatto un giro di giostra.
Lei aveva questo potere su di me : mandare all'aria tutti i miei bei programmi, sconvolgere l'ordine regolare dei miei piani accompagnando la demolizione dei miei solidi progetti con la sua frase ad effetto "sei già morta e non te ne accorgi"! Mi mandava in bestia e allo stesso tempo mi affascinava l'idea di scombinare la regolarità e la piattezza di una vita, la mia, tenuta rigidamente con il freno a mano tirato.
Il signor Bruno ci dice che tra una settimana sarà di nuovo di passaggio dalle nostre parti, diretto questa volta a Bolzano, per affari. Nel caso volessimo approfittare del passaggio sarebbe ben lieto di fare il tragitto insieme a noi... Ci sentiamo un po' figli della strada in quel momento e non escludiamo la possibilità che ciò possa accadere. Ci congediamo dal nostro simpatico accompagnatore con la promessa di un futuro incontro.
Passano solo dieci minuti, il tempo di una sigaretta e si ferma una Ritmo beige, un po' sgangherata, con una carrozzeria che sembra aver conosciuto tempi migliori, ma funzionante e per noi disponibile e pronta a portarci un po' più vicini alla meta. È un signore sulla quarantina che a stento ci rivolge la parola, si esprime quasi a gesti, invitandoci a salire e limitandosi a chiederci dove siamo diretti. Stavolta Vincenzo non si comporta da Caino, sebbene in questo caso gli lasceremmo volentieri il posto d'onore ma lui, da buon Giuda qual è, non coglie la supplica del mio sguardo e aprendo la portiera anteriore con un elegante gesto della mano mi invita cavallerescamente ad entrare, prima di accomodarsi sul sedile posteriore, con un sorrisetto così idiota stampato sulle labbra che avrei tanto voluto cancellare con un pugno.
Per colmo di sfortuna, il finestrino dalla parte del guidatore, privo del vetro e sostituito con un rozzo telo di plastica trasparente, maldestramente fissato con del nastro adesivo da pacchi, per effetto della velocità e del vento produce un rumore infernale dentro l'abitacolo, tanto da rendere impossibile qualsiasi conversazione, se non urlando. Questo spiega il motivo per cui il nostro accompagnatore sia così taciturno, spingendoci immediatamente ad abbandonare l'impressione che all'inizio del viaggio ci eravamo fatti di lui, scambiando la sua riservatezza per scontrosità. Ci auguriamo che lo strazio, per quanto tollerato in virtù del guadagno ricavato (l'avvicinarsi alla meta) finisca presto.
Il signore, di cui ignoriamo nome e professione, ci dice di essere diretto ad Arezzo, pertanto ci può accompagnare alla stazione di servizio più prossima a Firenze: l'area di Signa. Per noi è una buona notizia, anzi ottima. Vuol dire essere praticamente arrivati. Le nostre povere orecchie martoriate finalmente trovano ristoro e riacquistano pian piano la loro funzionalità anche se, per effetto del ronzio residuo, siamo costretti ad urlare ancora per un po' per sentire le nostre parole...
Alla stazione di servizio presso cui il signor Senza Nome ci ha lasciati, non facciamo in tempo a raggiungere il bar per un caffé che accanto al distributore di benzina vediamo scendere da una decappottabile rosso fiammante una donna bellissima, bionda, lunghe gambe affusolate, chiedere al benzinaio indicazioni sull'entrata di Firenze più vicina alla zona di Via Francesco Baracca. Fatichiamo un po' a riportare sulla terra Vincenzo che è rimasto a bocca spalancata, come un beota felice e trasognato, folgorato da tanta bellezza.
Susanna, captando la notizia e non volendo farsi sfuggire l'occasione, con prontezza e incurante dell'imbarazzo che la sua intromissione potrebbe causare, le chiede con una faccia tosta che rasenta l'impertinenza se può darci un passaggio da quelle parti, visto che siamo diretti proprio lì. Ci aspettiamo quasi una reazione infastidita, invece la signora ci sfodera un bel sorriso e accetta volentieri di accompagnarci.
Vincenzo vorrebbe cogliere al volo l'occasione e già pregustando la vicinanza alla bella signora, sta per salire sul sedile anteriore quando Susanna con balzo felino gli sbarra il passo, gli fa uno sberleffo e con aria angelica e innocente si accomoda accanto all'autista. Ci scambiamo uno sguardo complice di quelli che dicono "Ben fatto!" e il povero Vincenzo, rigido come uno stoccafisso, deve abbozzare a malincuore e incassare il colpo.
A Firenze passiamo due giorni da favola, gli amici ci scorrazzano dappertutto mostrandoci tutte le bellezze del luogo (anche quelle meno note) e infine ci prepariamo per il rientro a Roma. Questa volta non stabiliamo accordi e ci ripromettiamo di "comportarci da adulti". Ormai siamo diventati esperti nell'arte dell'autostop, non temiamo i cattivi incontri né i pericoli della strada derivanti dalla guida di un autista poco accorto.
Sfidiamo la sorte e siamo pronti a ripartire. Nel viaggio di ritorno siamo più fortunati perché becchiamo un passaggio diretto fino a Roma. Ci prende a bordo un ragazzo simpaticissimo e molto loquace che nemmeno per un attimo smette di parlare, contagiandoci con la sua esuberanza ed allegria. In questo modo il tempo passa più velocemente e ci sembra quasi di non essere su una lunga e noiosa autostrada, quanto piuttosto al tavolo di un bar, piacevolmente intenti a chiacchierare con gli amici tra uno scambio di battute e una risata.
Per tutto il tragitto, tra le mille storie con cui ci intrattiene, il nostro compagno di viaggio non smette di ripetere a intervalli regolari la frase "Che culo ch'avete avuto regà a rimedià 'sto passaggio." accompagnata da una scrollata di testa.
È lo scotto che accettiamo di pagare per tanta fortuna ma lo facciamo volentieri...
Il viaggio è concluso, ritorniamo a Roma e l'avventura ha il sapore di una fetta di pane con la nutella, dolce come il sorriso di Susanna, che si affaccia alla mia mente ogni volta che ripenso a questa esperienza. Lei così vitale, esuberante, che la vita se la beveva a lunghi sorsi, fiduciosa di trovarla lì l'indomani ad aspettarla per una nuova corsa.
Non ho capito quanto stesse male. Ma so che non la dimenticherò.
Se n'è andata con un leggero battito d'ali! In punta di piedi e alla chetichella.
Ciao amica mia.
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l'autore Fernando Piazza ha riportato queste note sull'opera
Testo di mia moglie. Dedicato ad un'amica, prematuramente strappata alla vita.
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0 recensioni:
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- Marcello, anche se a distanza di tempo, (a volte non ricevo la segnalazione delle notifiche e le scopro per caso) ti ringrazio per la costante presenza e per l'attenzione riservata ai miei scritti. Un caro saluto. Anna.
- Un bel racconto semplice e pieno di vero entusiasmo per la vita, con un finale commovente scritto con la forza dell'amore. Bello, complimenti a tua moglie!
- Carla, sei infaticabile e sempre presente tra i NOSTRI scritti e per questo ti ringrazio di cuore... Riuscirò un giorno a scrivere racconti meno tristi? Lo spero, ma chissà perchè sono sempre i ricordi più dolorosi ad affiorare, ritornando alla nostra memoria affinchè non li dimentichiamo... Un abbraccio, Anna
Anonimo il 23/10/2011 09:25
bravissima anna scorrevole questo tuo, dovizia di particolari, ben scritto e bella dedica alla tua amica... che ora ti starà sorridendo... un abbraccio
Anonimo il 22/10/2011 21:43
superbo! ma si sa alle vere lady si perdona tutto!... un baciotto...
- Cercherò di essere più stringata la prossima volta, anche se le mie capacità di sintesi sono piuttosto scarse. Sarà che mi piace anche tanto parlare e spesso per questo motivo finisco perrompere le balle a tutti... Carino, no??? Anna.
Anonimo il 22/10/2011 21:08
A non so.. io è perchè ero troppo pigro da togliere il tasto MAIUSC che avevo attivato poco prima per altro!... faresti bene, perchè sei molto brava... e per quel che conta lo pesno davverrissimo! ... ho letto il tuo racconto (anke se lo trovato superlungooooooooo!), tutto d'un fiato!
- GRAZIE FRANCESCO. CAVOLO, TU SAI COME FAR SENTIRE BENE UNA PERSONA! Ma... perchè sto urlando????? No dai, mi fai venir voglia di scrivere ancora... Un bacio, Anna
Anonimo il 22/10/2011 20:12
CAVOLO STAVO PER FARTI I SUPERCOMPLIMENTI FERNI E INVECE.. TUA MOGLIE è TROPPO UNA NARRATRICE BRAVA! SA ESSERE SEMPLICE E CONVINCENTE E QUANDO SERVE COMMOVENTE... MOLTI COMPLIMENTI!
Anonimo il 22/10/2011 13:20
Fernando... ne ho scritto una marea di racconti autobiografici... addirittura gli amici mi hanno chiesto di scrivere della nostra infanzia per fare una raccolta da pubblicare in un libro. Sono già arrivato a dieci racconti... il primo ha per protagonista Sergio bomber... questo racconto l'ho terminato due mesi fa e Sergio non lo ha nemmeno letto perchè è morto dopo quindici giorni. Ero all'Elba e non l'ho neanche saputo... al mio ritorno lo cercavo... adesso sono un po' bloccato psicologicamente, anche perchè Bruno, l'amico del secondo racconto, è morto che era venticinquenne( c'è una poesia su questo sito... In morte dell'amico... credo tu l'abbia letta... il link è http://www. poesieracconti. it/poesie/opera-48017)... son cose che fan pensare... grazie del tuo insistere, forse lo farò davvero di iniziare la pubblicazione su PR... grazie... ciaociao
P. S. un saluto e tanti complimenti alla signora... il suo modo di scrivere è il mio preferito.
- Grazie Giacomo per l'assidua presenza. Mia moglie ti ringrazia per il gradimento dello scritto. L'hai provocata chiedendole di pubblicare qualcosa e lei ti ha preso in parola.
Come te e me si mantiene sul genere autobiografico perchè, sostiene, la sua fantasia è piuttosto scarsa...
P. S. L'invito a pubblicare i tuoi scritti nel cassetto è sempre valida...
Anonimo il 21/10/2011 07:35
Bello, ben scritto e molto toccante il finale. Mi pare di vederla, Susanna... ma così va la vita. Ho anch'io in archivio un paio di racconti su amici d'infanzia morti in questi giorni... ma io ho un'altra età! Ciaociao e... bravissima. Scrivi ancora.
P. S. i racconti autobiografici con una punta di nostalgia sono i miei preferiti, come lettore e come scrittore.
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