Sono passati ormai 60 anni dalla mia giovinezza e ora tu qui mi chiedi com'era.
Ti potrei raccontare delle grandi scoperte di quei decenni, ti potrei raccontare di quel famoso giorno in cui una capsula tirò vivi dall'inferno dei minatori, ma ti racconto della quotidianità che ancor più ti sorprenderà, Isabel.
Erano gli anni in cui ogni giorno si parlava di una nuova vittima. I criminologi erano ormai alla ricerca degli spazi televisivi che si occupassero di vittime e di violenza; le persone curiose morbosamente attratte dalle vicende più tremende che si raccontavano. Si facevano pellegrinaggi nei posti dell'orrore. E poi ogni gesto, tesoro mio, non è come lo vedi ora. Ogni gesto era visto in modo pessimistico, brutale e violento.
Tu non vedrai mai quel mondo in cui ho vissuto, è sepolto come lo sono la maggior parte dei suoi protagonisti, lupi affamati di potenza e successo.
All'età tua, sai, pensavo che un mondo così, nel quale viviamo ora, esistesse solo tra le vie più luminose della mia mente perché niente, in fondo, mi faceva sperare nella possibilità di combattere "quel cancro" e di arrivare dove stai arrivando tu, solo con le tue forze e senza corruzione.
Ai tempi miei le persone accumulavano rabbia ed era normale sfogarla in metro picchiando una donna, tra le mura domestiche abusando di una moglie, nello stadio distruggendo ogni cosa e... ti potrei fare altri esempi ma provo vergogna e ribrezzo nel solo elencarli.
Non era possibile vivere sereni, senza paura di denunciare e di essere denunciati, senza vergogna di parlare.
Sono cambiate le favole dei principi e principesse: oggi sono le principesse che salvano i principi, ma questo si prevedeva.
Isabel, combatti per i tuoi ideali perché ora è possibile, nessuno ti ostacola per quello che è giusto.
Erano anni terribili allora! Come chiami sempre questo nostro mondo, nonna? -
Utopia, Isabel. Utopia.