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Dall'Homo Sapiens all'Uomo di Webanderthal
Voglio introdurre questa chiacchierata col mio amico Bruno Corino, partendo da qualche cifra.
Attualmente esistono circa settanta milioni di blog, e ogni giorno ne vengono creati dai quaranta ai cinquantamila.
Ci sono blog per ogni gusto e settore della vita umana.
Quella che tutti ormai chiamiamo Blogosfera è un pianeta a sé.
Scendiamo ora con la nostra navicella e cominciamo a esplorarlo.
Moscone - Caro Bruno, partiamo dal problema della competenza.
Dalla sua nascita ad oggi, non si è mai letto che Internet abbia portato a una rivoluzione nel campo dell'architettura o della medicina, cioè in professioni che richiedono una formazione organica, fatta di metodiche ricerche e disciplina.
A me sembra un mondo ispirato a una totale autoespressione improvvisata.
È come se l'utente del Web reclamasse d'essere competente in una materia, solo per il fatto d'essere vivo, munito d'un paio d'occhi e di dita e di essere "connesso".
Come la vedi?
Corino - Dico subito che ci troviamo nel bel mezzo di un paradosso: come Platone, quando volle nel Fedro o nella Settima lettera criticare la scrittura con la scrittura, anche noi dobbiamo parlare di un medium, il web, utilizzando lo stesso medium oggetto della nostra conversazione. Ma, diversamente da Platone, noi non siamo qui per difendere un mondo freddo, analitico, "visualista" e frammentato contro un mondo tradizionalista e caldamente umano. Altrimenti, come ha dimostrato Havelock, domani ci potremmo ritrovare nella stessa condizione contraddittoria di Platone, autore della Repubblica, che voleva bandire i poeti proprio perché erano portatori di quel mondo caldo e vitale espressione della cultura orale. Né mi piacerebbe seguire Platone su un'altra strada, interpretando il mondo web come il mondo delle ombre, e vedere il mondo reale come il mondo delle idee.
Tuttavia, negli ultimi vent'anni, dall'avvento del web nella storia, stiamo assistendo a un processo di cui non è facile avere piena consapevolezza mentre è in corso, e non è facile perché lo viviamo dall'interno, quando, invece, per percepirlo occorrerebbe una grande capacità di astrazione. Di cosa sto parlando? Di una mutazione morfologica in atto riguardante il "principio di assiale formale" che ordina la realtà sociale.
In sintesi, ogni ordine sociale può essere disposto in due modi: o su un asse verticale, quindi gerarchicamente; oppure su un asse orizzontale, quindi in senso non gerarchico. Definisco tale senso ordinante quale principio di strutturazione sociale: nel primo caso, la realtà sociale si disponeva in modo stratificato e gerarchico. Il primo mondo era dominato da una visione analogica dell'essere. Il secondo, invece, è dominato da una visione digitale.
Nell'ordine analogico, ogni categoria sociale veniva ordinata sulla base di determinati criteri valoriali, del tipo: "superiore"/"inferiore", alto/basso, maggiore/minore, competente/incompetente; criteri che corrispondono ai diversi codici culturali entro i quali erano riconosciuti. Nel secondo caso, quando si dispone su l'asse orizzontale, la realtà viene strutturata in modo segmentato o frammentato, comunque non gerarchico. Il modo in cui la realtà sociale si dispone sull'asse orizzontale non corrisponde più a criteri valoriali dell'asse verticale; l'asse orizzontale, infatti, si caratterizza proprio per l'assenza di ogni criterio valoriale. In questa dimensione (non gerarchica) ai segmenti (o ai frammenti) non si possono assegnare criteri valoriali, in quanto sono disposti tutti sullo stesso piano. L'unico criterio selettivo su cui questo asse può fondare le sue priorità o la sua importanza è d'ordine temporale: ossia, ogni segmento precede (temporalmente) quello susseguente e allo stesso tempo segue quello che lo precede.
In questo nuovo processo, anche il valore della "competenza" perde ogni fondamento. È quanto è accaduto in precedenza con l'economia monetaria: come ha messo bene in evidenza Georg Simmel, nella Filosofia del denaro. L'introduzione della moneta, come valore di scambio in astratto, ha declassato ogni aspetto individuale dell'essere, rendendolo un elemento generale comune. Il denaro ha sostituito ogni qualità intrinseca alla cosa con una misura di ordine puramente quantitativo. In altri termini, il valore della cosa non è più determinato dalla sua proprietà intrinseca, ma dalla quantità di denaro che occorre per comprarla. Il denaro diventa l'equivalente generale per tutti i molteplici oggetti, e ha il potere di "svuotarli" del loro nocciolo, della loro individualità, del loro valore specifico e del loro essere incomparabili o incommensurabili. Nell'economia monetaria è la quantità a prevalere sulla qualità.
La cultura web ha accelerato questo processo negli ultimi decenni. Non vuol dire che non fosse già in atto. La virtualizzazione della realtà era qualcosa già presente nella società moderne, con la differenza che la cultura web ha sostituito la quantità con l'ordine temporale.
Ma vediamo più in dettaglio cosa implicava la diversa disposizione dell'asse verticale. Nell'asse disposto in senso verticale, ognuno regolava il proprio comportamento in ordine all'axis mundi interiorizzato, incorporato, e agiva di conseguenza. Nella scala sociale si riconosceva ciò che è importante da ciò che non lo era, ciò che era prioritario da ciò che era secondario; si riconosceva ciò che era superiore da ciò che era inferiore; maggiore da ciò che era minore. L'axis mundi era la bussola che orientava il comportamento di ciascun individuo in ogni situazione, in ogni circostanza. In sintesi, l'axis mundi era il modo in cui si configurava l'ordine sociale.
Ogni nuova istituzione, ogni nuova forma di comunicazione doveva iscriversi all'interno di questo ordine: l'università, la scuola, la grande impresa, ecc., riproducevano al loro interno l'organizzazione verticistica e piramidale dell'axis mundi. La stampa quotidiana al suo apparire organizzava le notizie sulla base del loro ordine valoriale; i telegiornali davano le notizie in ordine alla loro importanza; la scuola distribuiva le materie scolastiche sulla base della loro importanza; i romanzi distribuivano i loro capitoli in ordine all'importanza della storia narrata; le pene erano comminate in ordine alla gravità dei delitti; la soddisfazione dei bisogni era realizzata sulla base di reali esigenze.
Fin quando l'ordine sociale era in grado di dare a ciascun membro una scala di valori, in base alla quale poteva orientarne il comportamento, l'ordine veniva assicurato. Non importa che ciò che ieri sembrava importante oggi lo è di meno: all'interno di una scala di valori, ciascun valore può cambiare di posto; ciò che ieri era ritenuto marginale oggi può assumere una sua centralità, e viceversa. Al suo interno, i posti potevano anche essere fluidi, scambiabili, flessibili; tuttavia, essi si disponevano comunque lungo un asse verticale. Anche quando la diversa distribuzione o assegnazione di posti, dovuta all'evolversi della società, poteva cambiare repentinamente, durante le epoche rivoluzionarie, provocando una forma di spaesamento, l'axis mundi non veniva affatto incrinato: è sempre lì a dirci come dobbiamo regolarci in base alla nuova assegnazione dei posti.
Nel web, l'axis mundi perde di consistenza: il web, per come è strutturato, dispone ogni cosa su un asse orizzontale, e quindi privilegia come unico criterio "ordinante" l'asse temporale. Non assegna "posti", ad esempio, in base all'importanza o alla gravità della notizia: a fianco alla notizia del terribile terremoto in Turchia troviamo quella del video apparso nella rete a Belen, e così via...
Moscone - Nel mondo del Web aumenta ogni giorno l'insopportabile retorica, magnificata a piè sospinto ogni giorno, che Internet è una forma di democrazia perfetta, in quanto permette il libero "accesso" alle informazioni da parte di ogni persona che riesce a connettersi alla Rete.
A mio parere, l'accedere a milioni di informazioni caotiche senza criteri di qualità e selezione non porta a niente di buono in automatico.
Faccio un esempio drammatico.
Durante la seconda guerra mondiale, quasi tutti i tedeschi disponevano di sufficienti informazioni sul lavoro forzato e sui campi di concentramento, ma dato che la società nel suo insieme aveva perso le sue basi "etiche" e "umane", le terribili rivelazioni inerenti allo sterminio degli ebrei e degli oppositori non suscitarono nessuna seria protesta.
E allora ti domando, accedere liberamente a miliardi d'informazioni è sufficiente a creare solide basi umane ed etiche al suo utente?
Corino - Caro Mosco, tornando al nostro mondo globalizzato con queste nuove cognizioni, possiamo comprendere che il mondo, entro il quale oggi viviamo, si presenta come un "villaggio globale" acentrico, o acefalo, un mondo in cui il potere non appare più accentrato in un'istituzione, in un capo, in un ordine gerarchico. L'illusione che il web dà a ciascuno di noi è di essere diventati i veri protagonisti della vita sociale. In quanto tale, ognuno di noi vuol far sentire la propria voce perché ritiene di avere delle cose originali da dire o da raccontare al mondo.
In questo mondo "acentrico", il potere si presenta come un potere diffuso, frazionato, polverizzato in tante micro-realtà. È come se fossimo migliaia di azionisti del potere che deteniamo quote così minime da non esserci più alcuna possibilità di poter controllare dall'alto e direttamente il corpo sociale. Come tanti piccoli azionisti crediamo (o ci illudiamo) di poter controllare una grande multinazionale. In effetti, ciascuno di noi, chi in misura minore o chi in misura maggiore, si illude di detenere delle piccole quote azionarie di potere: come telespettatori, quando facciamo alzare o abbassare l'audience dei programmi; come consumatori quando facciamo alzare o abbassare il prezzo dei prodotti; come elettori quando contribuiamo a far vincere o far perdere questa o quella coalizione; come clienti, come lettori, e come utenti quando facciamo alzare o abbassare il traffico di un sito. Date queste premesse, ciascuno di noi crede di poter neutralizzare in uguale misura il potere altrui. Ma ciascuno di noi però per potere esercitare anche questo minimo potere deve essere posto nella condizione di essere un "compratore", un "utente", un "cliente", un "fruitore" un "elettore", e cosi via...
Ma in virtù di cosa si distribuisce il "pacchetto azionario" ai tanti piccoli azionisti? In virtù di che cosa dispongo del potere di decidere la variazione dei prezzi, dell'audience, la vittoria della coalizione, ecc. ecc.? Tutto viene deciso in base alla mia appartenenza, non alla mia partecipazione: decido i prezzi se appartengo alla categoria dei consumatori, decido l'audience se appartengo alla categoria degli utenti, decido il governo se appartengo alla categoria degli elettori. Quindi esercito un mio piccolo potere se sono incluso in una categoria, e finisco di esercitarlo nel momento stesso in cui ne sono escluso. È l'appartenenza, Mosco, e non la partecipazione ciò che mi dà l'illusione di questo potere. Anche quando non partecipo alla trasmissione di un programma, ma comunque appartengo alla categoria degli utenti televisivi, comunque anche la mia non-partecipazione viene calcolata nel computo dell'audience! Qui sta il paradosso.
Chi appartiene ad un ordine di cose è dentro, può consumare, votare, criticare, commentare. Non è il singolo che può disporre di questa o di quella categoria, ma è l'ordine sociale. Come singolo posso decidere di non consumare come di non votare, ma non posso decidere se questa categoria posa o non possa esistere. Prendere una decisione di questo tipo vuol dire agire contro il sistema o l'ordine sociale. Voglio dire una volta dentro la categoria, posso disporre come non disporre dall'esercitare questo piccolo potere, ma non posso disporre del potere di cambiare o annullare la categoria. Ad essere fondamentali sono le condizioni che determinano la sua inclusione o la sua esclusione, poiché sono proprio in quelle condizioniche s'annida il dominio attuale, in quanto sono condizioni non disponibili al singolo. Divento fruitore, consumatore o elettore se sono posto in determinate condizioni. Se per una qualsiasi sorte non sono posto in esse, sono automaticamente escluso.. Tuttavia, una volta che sono stato posto in una di queste categorie, come consumatore, utente, cliente, elettore, ecc., io sento d'essere un "protagonista". L'ordine sociale mi dà l'illusione di essere io il protagonista delle scelte, colui che decide il successo o l'insuccesso di questo o quel prodotto. Cosicché quello stesso ordine mi dà l'illusione di essere un "tipo" speciale. Come tipo speciale, che ha un vissuto speciale, originale, credo che mi basti la capacità di saperlo tradurre in parole, di metterlo per iscritto, per riscuotere automaticamente il plauso del mondo intero. Purtroppo, non sappiamo che in questo mondo globalizzato, questa illusione è una "merce" venduta a tutti e in modo indistinto...
Moscone - Bruno, da tempo ho il sospetto che la blogosfera abbia un motore occulto: la smania di essere protagonisti, la libidine di essere popolari.
E per riuscire a diventare famosi si è pronti a tutto, e soprattutto c'è una pletora di affaristi, sfruttatori e truffatori d'ogni specie pronta a sfruttare questa smania di successo, che io chiamo Webcrazia.
Cosa ne pensi?
Corino - ... continuando il mio discorso, appunto, intorno a questo voglia di essere protagonisti si costruisce tutto un apparato pronto a sfruttare in termini economici queste aspirazioni. Negli ultimi decenni, il motore di questa industria è stata la tv commerciale, che ha alimentato l'illusione del guadagno facile con una semplice apparizione. La società dello spettacolo induce a credere che basta diventare "famosi", quindi popolari, per trasformarsi in una macchina di soldi. Se io divento famoso, vuoi che non trovi una casa editrice che pubblichi la mia ultima intervista o il mio romanzo? Se il mio nome conta nel mondo dei media qualsiasi cosa farò avrà una sua grande risonanza. A questo punto, cosa vuoi che contino davvero le mie qualità? Anche se non so scrivere, vuoi che non trovi nessuno che lo sappia fare al posto mio? Ma questo è solo un aspetto del problema, perché negli ultimi anni sta emergendo un'altra realtà.
Ad esempio, la possibilità che molti editori ebook ti danno di poter pubblicare un tuo romanzo o un tuo saggio viene accompagnata dall'illusione di poter raggiungere con pochi mezzi e poche risorse la possibilità di far diventare la tua opera un successo. L'inganno sta sempre qui: la facilità d'accesso dà l'idea di poter aver facilità di successo. Ai tanti romanzieri e poeti improvvisati domandiamo quante tecniche narrative e poetiche conoscono. Ad esempio, una volta sono rimasto sorpreso e impressionato che in uno dei tanti siti che ospitano interviste a pseudo-scrittori, alla domanda se nella sua scrittura prediligesse uno stile paratattico o ipotattico, l'intervistato-autore rispondeva di non sapere neanche di cosa si parlasse...
Moscone - Mi domando spesso se il Web sia davvero un mondo democratico.
La democrazia dovrebbe essere un sistema politico che garantisce a tutti la libera espressione della propria personalità, mediante delle regole condivise di convivenza.
Io invece trovo che sia un pianeta molto interessato, preordinato e commerciale.
Ad esempio, in molti siti vieni spinto a fare delle recensioni di libri che hai letto, solo per farti cadere in una trappola di links e rimandi che ti convincano ad acquistare altri libri.
La stessa celebrata Wikipedia viene aggiornata da dei volontari anonimi che spesso scrivono inesattezze vicine alla diffamazione.
Famoso è il caso della voce su John Seigenthaler, un giornalista americano di cui si scriveva:
" Sembra che sia coinvolto in entrambi gli omicidi Kennedy, di John e del fratello Bobby".
Questa falsità incredibile è rimasta su Wikipedia per quattro mesi e con il sistema dei link si è propagata a centinaia di altri siti, causando gravi danni all'immagine del cronista.
Non trovi che spesso, troppo spesso nel Web si producano situazioni antidemocratiche e coercitive?
Corino - Da parte mia, il rischio più grande che vedo nella diffusione del web, a vari livelli, è la frammentazione dell'individuo. Prevedo che in futuro, quando il processo del rovesciamento dell'axis mundi si sarà chiarito nel suo sviluppo, sentiremo sempre più spesso parlare di Sé frammentato. Il Sé frammentato è un sé che si può comporre e scomporre in moduli diversi a seconda delle diverse circostanze a cui deve adattarsi. Il termine modulo significa "misura", e di solito indica una unità di grandezza che viene ripetuta più volte; in senso figurato indica un modello, un canone, che può essere ripetuto in maniera da dare proporzioni definite a una costruzione. Riferito al Sé, il termine assume un significato specifico, vale a dire qualcosa che possiamo aggiungere o togliere per meglio adattarlo alla situazione richiesta. In pratica, un sé frammentato è un sé costruito su parti interscambiabili, che ha perso l'unità individualizzante. Si tratta di un Sé che è possibile rimodulare a seconda delle circostanze in cui si trovi ad operare. Ciò che si richiede al sé è di essere funzionale alla situazione richiesta. I vari frammenti che vanno a costruire devono pertanto sempre flessibili, altrimenti una loro eventuale rigidità ne impedisce la funzionalità e di conseguenza l'adattabilità. Dal momento che la realtà in cui opera può presentarsi in modo sempre diverso, in quanto costituisce un sistema complesso in cui possono di volta in volta emergere fattori nuovi che ne modificano l'ambiente, assumere un modello rigido di interazione può costituire un limite d'adattabilità. In altri termini, più una realtà si modifica o si trasforma continuamente, quindi maggiore è il livello di perturbazione, più spinge i suoi componenti soggettivi a trovare forme nuove di adattabilità. La frammentazione dell'essere viene incentivata propria dalla cultura web. Ecco perché, quando diciamo di passare dall'homo sapiens all'homo di webanderthal dobbiamo tener presente cosa comporterà in futuro la frammentazione multipla dell'individuo, quali conseguenza avrà nei rapporti sociali e relazionali...
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l'autore Mauro Moscone ha riportato queste note sull'opera
Talkweb di Mauro Moscone e Bruno Corino
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- Questa riflessione-dialogo devo stamparla e rileggermela. Ci sono riferimenti di grande interesse. Non conoscevo la definizione di webhandertal, e trovo quest'ultima definizione senza l'elemento homo. come se si parlasse del mezzo web senza la presenza dell'uomo. O della presenza di un essere che non è uomo e che in qualche maniera comunque manovra il mezzo. Quello che effettivamente provoca l'utilizzo eccessivo del mezzo. Che sia l'automobile, il computer e lo skeatboard. Ci sono mezzi che vanno da soli. vedi i nuovi tipi di aereoplani utilizzati nelle guerre attuali. Così come i robot. Effettovamemte come per rifarmi un po' a ciò che dice Corino, l'uomo non è pi? in prospettiva frammentato. Risulta disintegrato. In tanti miriadi pezzi tecnologici. La parte organica mantiene viva la parte spirituale. Che continua ad aleggiare all'infinito. Dialogo debordante. Grazie.
- è questo un criterio selettivo di origini antiche... tutte le scienze e cognizioni e sperimentazioni sono fondate e traggono fondamento da esso : il precedente e il successivo è il fondamento di quel procedimento cognitivo che giistifica ai nostri umani occhi ogni cosa razionale : analisi matematica.
- Bravo Michele, ti sei guadagnato la tua decina di punti malefici senza dire un tubo, complimenti, abbastanza originale...
- Non amo ripetermi e non mi piace il copia-incolla.
Ciao!
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