Giunse infine il momento in cui il supremo Demiurgo, il primario artefice di una delle specie più volubili dell'universo intero, si ritrovò a chiedere a Quelli Che Erano Venuti Prima: come dovrà essere il cuore di un uomo?
Essi risposero: complesso e misterioso, in linea con la natura della Vita stessa. Il cuore non dovrà soltanto curare il suo ospite, nutrire di ossigeno le sue cellule, ma anche rappresentarne l'anima, donargli speranza. Dovrà illuderlo, a volte, pur di spingerlo a proseguire, a oltrepassare l'incertezza. Le potenti emozioni da lui scatenate avranno un legame viscerale con la mente umana, oscurandone a volte ragione e il buon senso. Il cuore dell'uomo sarà perciò impavido e perseverante. Sarà forte come il mare. Baratterà sangue e lacrime. Sarà tenero ma imprevedibile, violento ma fragile. Spesso renderà il suo ospite interdetto, preda del dubbio, a volte colmo di odio e paura, ma lo spazio al suo interno sarà grande, a volte più del necessario, ed esso sarà sempre in cerca di qualcosa con cui riempirlo, di una fonte a cui abbeverarsi.
Il Creatore si ritrovò disorientato. Come possono, si chiese, un corpo e una mente resistere a tutto questo? Essere nutriti e allo stesso tempo fiaccati da un fardello così instabile, passionale, senza regole di sorta?
Capì allora che l'essere umano, creatura priva di vincoli, avida di qualunque tipo di emozioni, non avrebbe mai potuto aspirare a una vita lunga, come una candela le cui estremità vengono velocemente bruciate da una luce troppo brillante per essere descritta.