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[Senza titolo]
Morire è semplicemente traumatico.
Fluttuavo nello spazio circostante al mio corpo da circa una mezz'ora e già la disperazione aveva preso il pieno possesso della mia coscienza; le lamiere della mia automobile distrutta dall'impatto sembravano assumere i contorni grotteschi di un disegno di mia figlia e la totale mancanza del dolore mi fece capire che anche l'ultimo barlume di speranza di poterla riabbracciare era sparito.
L'auto che si era scontrata contro la mia non era messa meglio, il suo paraurti era completamente scomparso e i vetri del passeggero erano completamente distrutti, dove all'interno intravedevo quattro giovanotti probabilmente ancora vivi, visto che oltre a me in quella carreggiata solitaria e spazzata dalla brezza notturna non c'era nessun'altro.
Io c'ero, morto chiaro, ma presente ad ammirare disgustato il mio corpo così curato quando ero in vita tanto quanto era distrutto in quel momento; il mio viso era irriconoscibile, schiacciato, deforme e sanguinolento.
"Chissà cosa penserà mia moglie quando vedrà la mia faccia, lei che aveva insistito perchè mi facessi quel ritocco al naso come suo regalo di compleanno" pensai cinicamente, ma immediatamente dopo il pensiero si fissò sul fatto che non avrei mai più rivisto mia moglie.
I miei rapporti con Chiara non erano molto rosei nell'ultimo periodo. Il lavoro di rappresentante di una società di assicurazioni mi aveva spinto a viaggiare molto trascurando così lei e la nostra bambina, ciò causava sempre al mio ritorno immancabili sguardi di rabbia e di risentimento, sguardi che creavano una sottile patina di diffidenza tra di noi mascherata da felicità coniugale nel ritrovarsi.
Una volta messa a letto Giulia incominciava la solita scenetta, sempre uguale:
Lei : - Tua figlia ieri aveva la recita di Natale e dopo mi ha chiesto di te!-.
-Lo sai che è dura anche per me, ma abbiamo bisogno dei soldi, lo faccio per voi!-
-Non tirare fuori la storia dei soldi, con il tuo vecchio lavoro in quell'ufficio guadagnavi abbastanza e riuscivi ad avere tempo anche per lei!-
- Sai anche tu che là avevo dei problemi con il capo e che prima o poi mi avrebbero cacciato!-
- Cercare qualcosa poter stare più vicino alla tua famiglia no, eh! A volte penso che tu non mi ami più !-
- Sei ingiusta...-
-Tu sei ingiusto che mi lasci pressochè qui da sola ad allevare tua figlia, magari vai pure a donne mentre sei nei tuoi viaggi d'affari"-.
A quel punto smettevo di ascoltarla e mi giravo dall'altra parte del letto, convinto della mia ragione e dei miei buoni propositi, chi era quella donna per giudicarmi così duramente?
Il mattino, baciavo mia moglie sulle labbra dopo accompagnavo mia figlia a scuola, gli davo il bacio della buona fortuna che altro non era che un bacio sulla fronte ma con cui la mia piccolina avrebbe avuta la giornata migliore di sempre, e poi con la disperazione di non rivederla per giorni ripartivo per altri viaggi d'affari.
In prossimità del Natale ottenere le ferie era più facile.
Quei giorni erano caratterizzati dalla gioia più bella che avessi mai potuto provare; stando in casa per più di una settimana avevo l'occasione per vedere Chiara pian pianino rabbonirsi e ciò ci permetteva di regalarci dei momenti d'intimità del tutto speciali.
Giulia era a casa da scuola per le vacanze scolastiche e quindi organizzavamo la visita di Natale ai nostri genitori, mia madre, mio padre e la madre e il padre di Chiara, oltre ad una miriade di parenti, nella baita della mia famiglia dove passavamo la Vigilia a raccontarci storie sul Natale finchè mio fratello non arrivava travestito da Babbo Natale a portare i regali a tutti i nipoti.
La loro sorpresa era la nostra gioia e in quel momento pratiche assicurative e premi erano all'ultimo gradino della mia scala dei valori.
Il problema sorgeva per l'ultimo dell'anno, quando lavorando fino alla notte tarda del 31 dovevo poi correre velocemente a casa per non perdere l'anno nuovo con mia moglie e la mia bambina.
Era una tradizione che facevo sempre anche da piccolo con i miei genitori, e spesso e volentieri vi era una nuova adunata di tutta la famiglia, ora a casa mia, ora a casa della sorella di Chiara per aspettare l'anno nuovo e festeggiare.
Tutti gli anni arrivato sempre senza problemi, nel lavoro della fabbrica era un giorno di ferie completo anche il 31, mentre con l'inizio dell'assicuratore mi trovavo costretto a cercare un modo per pianificare i miei rientri.
La sera in cui morii cercavo di raggiungere il prima possibile la casa della sorella di mia moglie, e metti te la distrazione nel dover pensare a come proporre a Bartoluzzi di cambiare la sua assicurazione, vedi te come preparare un resoconto dettagliato al mio coordinatore fatto sta che dall'altro lato della strada, ghiacciata, mi vidi arrivare due fari luminosi sempre più grandi, sempre più acceccanti.
In quell'istante esatto capii come si sentiva un'animale abbagliato dai fari di una macchina, traumatizzato dalla paura continuai ad andare dritto sperando in un non so quale miracolo, mentre l'abitacolo della mia auto spariva e diventava tutto confuso e luminoso.
Non sentii il botto dello scontro, ne tantomeno percepìì le urla di disperazione dei quattro giovani, no, per quei secondi divenni luce.
Qualcosa dentro di me mi diceva di andare avanti, di seguire la strada che si sarebbe materializzata davanti a me, ma non vidi nulla a parte il bianco tutto intorno a me, e confuso feci un passo indietro cadendo nel buio.
Il buio durò più di quanto avessi immaginato, mentre il mio stomaco si contraeva dall'angoscia e la mia mente cervava di formulare delle ipotesi ragionevoli a quello che stavo vivendo, e alla fine il buio schiarì e mi ritrovai steso con la guancia contro il sottile strato di ghiaccio della strada accorgendomi che benchè vedessi il ghiaccio non provassi freddo.
Mi alzai immediatamente toccandomi la guancia, e la percepii asciutta, secca e setosa allo stesso tempo, poi alzai il mio sguardo dallo stato pensoso in cui ero e vidi me stesso.
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