Sono le otto del mattino. Già in ritardo per la prima colazione. Ho chiuso nella testa i brutti pensieri che ancora escono con forza: di giorno come di notte. Tormento, chiodo fisso: quelle immagini, quelle parole. Impossibili ignorarle. Fanno a pugni con il mio cuore. Logorano la mia mente. Penso che tutto questo si ripercuota su di me e invece non faccio altro che mietere successi, complimenti da uomini e donne. È vero, sono raggiante, solare, colorata, vivace, energetica: sono di nuovo io e dentro di me nascondo i lividi ricevuti.
Lui mi guarda, prende il mio viso fra le mani, portandolo verso lo specchio.
"Sei splendida, non ti vedi?"
È la prima volta in più di trent'anni trascorsi insieme che gli sento dire una frase del genere.
Mi guardo. Vedo un viso da bambina, una bambina di cinquantatré anni, e due borse sotto gli occhi, umidi di commozione. Forse è vero che l'amore ti rende cieco.
Siamo due pazzi ed è per questo che ci amiamo ancora alla follia.