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Kong dormiva
Kong dormiva, la testa poggiata sulle ginocchia di Dio, il corpo oscuro ammassato ai Suoi piedi.
Il braccio, deposto su una gamba, sporgeva verso il nulla.
La mano sinistra di Dio gli accarezzava la pelata.
Sognava, una pioggia incessante.
Dio soffia nel suo orecchio, allora Kong risale la corrente, lentamente, verso il risveglio.
La vastità del luogo fa si che persino Kong appaia minuscolo. È in piedi, in angolo di una sala rettangolare. Le dimensioni sono enormi, la sala è vuota, due colonne e tre vetrate su uno dei lati lunghi. Solo un tavolo da ufficio, vicino l'angolo opposto, anche il tavolo è rettangolare, due sedie. Pareti bianche, alte, lisce, irreprensibili.
Kong guarda una porta chiusa, vicino il tavolo. Sposta il peso sulla gamba destra e considera una delle due sedie. Gli sembra minuscola, dubita che possa reggere il suo peso. Inizia ad avvicinarsi lentamente al tavolo. Sulle finestre preme una luciaggine vischiosa, come un biancore d'uova.
È ottuso, sa di essere ottuso. Non è una sensazione generica, un sentimento, è proprio un'otturazione ben localizzata nel cranio. Parte dalla nuca, invade la tempia e si solidifica nell'occhio destro. La pressione di quel pugno gli schiaccia i pensieri, deformando e stancando ogni cosa nella mente. Talvolta, senza sapere come, il peso viene tolto, e la leggerezza nella cavità dove solo l'impronta è rimasta sconcerta Kong. Si chiede, stupito, se si possa vivere anche così. Ma sono lampi, in breve l'iceberg si riforma e Kong china di nuovo la testa, convinto una volta ancora a stringersi intorno al cerchio della sua ottusaggine. Col tempo è giunto, a credere che ognuno abbia un pugno che lo opprime dentro..
Dio entra dalla porta e la richiude accuratamente. Si dirige svelto verso l'altra sedia, quella che dà le spalle al muro, procediamo? dice.
Kong avverte un'improvvisa pressione al cuore, non spiacevole, ma è costretto a trattenere il fiato per un istante, gli esce un breve sospiro. "... questo tuo sospiro... una fra le poche cose ben riuscite della creazione. Non che l'abbia deciso prima, naturalmente. Trattenere, poi lasciare andare, ma poco, per non sciupare l'emozione: Questo ve lo lascio. Siediti"
Kong si avvicina alla sedia di fronte, dall'altro lato, sarebbe più logico che fossero distanti, alle due estremità, così invece lui e Dio - o forse sarebbe gerarchicamente più corretto dire: " Dio e lui" - rischiano quasi di toccarsi con le mani poggiate sul tavolo, di intralciarsi con le gambe e rimane anche tutto quello spazio vuoto che si allunga a destra e sinistra, perché?
Procediamo, ripete Dio che poi procede da solo e anche questo è ovvio, che tutto procede da Lui, ora Kong si siede e dato che non è possibile fare altrimenti fissa negli occhi il suo interlocutore che per l'occasione ha indossato un corpo simile a un vecchio pugile, folte sopracciglia, ondate di rughe, incarnato olivastro, naso rotto, guance da cagnone, ma gli occhi no, gli occhi sono quelli di Dio non c'è dubbio.
Per guardare, Kong si è distratto e ha perso l'inizio della frase che finisce con un numero:
"... tre."
Alza la mano allora Kong e Dio s'interrompe, cioè non che s'interrompa Lui, come potrebbe interrompersi L'Eterno? semplicemente sospende per un attimo la parola e apre un impercettibile sorriso: "Si?"
"Ecco, Signore, perché proprio io?"
Dio si sporge in avanti, arriva a sfiorare la scimmia:
" Tu mi ricordi qualcuno."
Il sospiro.
"Vuoi una banana?"
"No- Kong è imbarazzato dalla domanda, lo si tratta come un bambino, lui sa che il momento è importante, non ha bisogno di niente, vuole solo essere all'altezza del compito, ricordarsi tutto, tutto quello che poi dovrà riferire- No, grazie"
" Allora, da cosa iniziamo? Il sesso... ah, non preoccuparti dell'ordine, non è importante."
"No?"
"Affatto. C'è stato un malinteso l'ultima volta: quello che viene prima non è più importante di quello che viene dopo. Questa faccenda del primo comandamento è stato un ridicolo equivoco, ma sarebbe stato ancora più ridicolo poi intervenire su ogni punto... qual'è il pensiero?"
"A Dio non piace il ridicolo"
"Si."
Dio si appoggia sullo schienale e mastica qualcosa, piegando le labbra in basso, come in certi quadri di bambini paffuti e imbronciati.
"Non è concesso rifare lo stesso errore."
"Concesso da chi?"
"C'è sempre qualcuno più in alto.. ma non siamo qui per speculare, banana?"
Tra le due mani giunte di Dio sorge una banana, e dato che le tiene poggiate sul grembo l'apparizione ha qualcosa di osceno.
"No, no, grazie"
Ma perché continua a trattarlo come un bambino?
"Quando vuoi, a Dio piacendo..." la banana rientra nel nulla e Dio riprende :
"Allora, il sesso: d'ora innanzi è tutto vostro. Potete farne quel che volete, in numero pari o dispari, volendo multipli, all'aperto, ovunque, tra omologhi o assortiti, nessun obbligo di strascico genetico..."
"Non mi crederanno mai..."
" Hai così poca fiducia in me?"
"No, ma Signore..."
"Avrai gli strumenti, ti crederanno."
"Quali strumenti?"
"I soliti, qualcosa in più. Regolerò il momento."
"E riguardo l'omicidio?"
"Rimane com'è, invece c'è una nuova regola: non lamentarsi."
"Non..."
"Non è più permesso. Nessuno potrà andare in giro a lamentarsi dei propri guai, né con gli altri né tantomeno con me. L'ufficio reclami è chiuso per così dire. Oramai siete una specie adulta. Io credo che mi adirerò molto se mi arriveranno ancora lamentele, pubbliche o privata. "
"Ma di cosa parleremo allora?"
"Ecco vedi? "
"Signore posso...?"
"Quella porta."
Kong si alza con uno scricchiolio. Non è stato seduto a lungo, eppure le giunture gli dolgono, deve essere passato molto più tempo di quanto sembri, ha una smorfia, ma non sta bene dirlo, non dopo l'ultimo comandamento, non lamentarsi, che numero è?, si volta per andare al bagno, c'è una porta dove prima non c'era, anche questo ha un senso, e cosa non ha un senso quando si è al cospetto di Dio, che poi parla e agisce davvero in modo curioso, c'è da rabbrividire, e Kong fa un passo e poi un altro passo verso la porta, pensa: se per esempio al ritorno ora Gli salta in testa che sono aboliti i numeri, no, non potrebbe anche Lui ha un superiore, almeno così Kong ha capito e questo lo tranquillizza, questo Kong lo capisce al volo, sulla porta non c'è maniglia, ma basta toccarla, si apre con un soffio, entra nel bagno. Un bagno impeccabile.
Dio ti guarda, che sarebbe davvero ridicolo che ora mettiamo nel bagno ci fosse una fotografia di Dio, tipo ricordati di Me, e perfortuna non c'è e Kong può liberarsi ma non è del tutto quieto, perché Dio ti guarda e se è nell'altra stanza allora sembra che ti guardi ancor di più, e intanto Kong sorregge, come è normale fare, e lo considera, il suo peloso che neanche a farlo apposta inizia a fare mostra di voler ascendere al cielo, vaglielo a dire allo scimmiotto in mezzo alle gambe che ora non è proprio il caso, quello fa come i bimbi che si fissano a far la lotta, ti vengono addosso comunque, fin sopra l'ombelico, dunque si imbizzarrisce l'inneggione, e quel che è peggio è uno di quegli osanna ehi che mica si ferma al capocoro, no procede a fra martino campanaro suona le campane, suona tu, e anche le cosce si tendono e il tamburo si gonfia e i capezzoli s'antennano ed eccetera eccetera fino insomma al ben noto crepitìo in cima al cranio, tutto l'arco ora è teso e resta solo da scoccare un bel mugugno di soddisfazione... ma dove? Che il bagno è impeccabile, anzi è -straordinario a pensarlo - addirittura un bagno "virtuoso", e Dio ti guarda, mica dall'alto dei cieli, no, proprio lì, nella stanza e nel fianco.
Kong si volta di scatto ma non c'è nessuno, che poi con Dio non c'è da essere così sicuri di quest'espressione : "non c'è nessuno".
Rimane lì, al centro del bagno, in piedi col raddoppio, ma ora all'idea che Lui lo stia guardando non si sente più tanto in imbarazzo, sarà l'effetto del comandamento appena cambiato, che, con Dio è così, detto fatto, mica si aspetta che entri in vigore dopo tante discussioni.
Anzi anzi, che si fa presto a passare da nero a bianco, Kong s'inorgoglisce anche.
E allora? dice Kong, che male c'è?
Anzi anzi, magari è una prova: Dio lo ha messo alla prova. Gliel'ha mandata Dio questa diga tesa in mezzo alle gambe...
E adesso lui Kong lo mette alla prova, perché se Lui ha appena deciso che non c'è più colpa di sesso, vuol dire che posso benissimo farlo anche qui, anche lì, anche... anche nell'altra stanza...
Pensiero un po' forte.
Kong non ci si vede, ad entrare nell'altra stanza e come se niente fosse piazzare il colosso sul tavolo.
Eppure ne avrebbe pure diritto di essere superbo, perché è davvero superbo, messo come è messo, ombra immensa, col baobab al centro, la pelata tesa verso l'alto, le gambe ad O che premono i piedi, braccia lungo i fianchi con le palme aperte, ci manca solo una piccola vergine bionda tra le dita e poi il quadro sarebbe quasi completo, solo uno schizzetto di firma per chiudere il contratto, ma non è questo il patto che aspetta Kong.
Nell'altra stanza.
Solo Dio sa aspettare senza far niente. È un suo istinto, talento, qualità, virtù.
Non c'è sistema, non c'è metodo, non c'è inganno nella Sua attesa. È lì, immobile, il viso gonfio di pugni, gli occhi socchiusi, un mezzo sorriso strafottente, le mani secche poggiate sul tavolo, ogni tanto gli esce dalla bocca un sibilo che neanche amplificandolo si capisce se è un respiro, un sì, una carcassa che sfiata, certo che quando lo si guarda così fermo si viene presi da una sincera ammirazione: caspita, come è bravo Dio, ma come sa attendere bene Lui, fossimo tutti capaci di rimanere quieti come Lui ci sarebbe meno guerra e meno ansia e meno tutto e meno male... che rimane il dubbio se questo meno male va inteso come meno malessere, o come un ringraziamento perché noi non si è come Lui, che ne deve aver sofferte tante per colpa nostra, e anche un po', diciamolo, per colpa Sua perché se l'è cercata, che cosa gli costava rimanere nelle tenebre in eterno, da bravo cieco, tanto Lui sa aspettare invece no, ha voluto fare il gong, la luce sia, e poi ci rimane male se perde l'incontro, ci rimane e meno male, meno male, anche Lui vuole meno male, in questo umanissimo e per questo è qui.
Così rimangano separati per un po' Dio e la scimmia, Quello in ufficio, forse a contemplare, quella in bagno, certo a vibrare, e non si sa chi dei due se la passi meglio, che a rimanere in piedi si soffre, ma sedere a lungo è faticoso.
Poi, quando il caos nel centro del suo essere è cessato, Kong sospira e fa un passo.
Ritorna.
E cosa gli è successo a questa porta? Si è già rovinata? All'andata era così silenziosa, ora arranca, gratta contro il pavimento, s'incastra e per fortuna che Kong è robusto e alla fine risolve con un bella manata di piatto che rintrona dal battente ai muri fino al bel tavolo trasparente, non sarà educato far tanto rumore ma d'altra parte uno non può mica rimanere bloccato da una porta, e comunque anche se Lui ha sentito non sembra infastidito, non si gira neppure, e non alza la testa.
Kong si avvicina, tira indietro la sedia e sarà l'imbarazzo o cosa, se la dà proprio sull'alluce destro, tutto si svolge in segreto, sotto il tavolo il colpo, nella pelata l'urlo, e almeno Quello riprendesse a parlare, no, aspetta ancora chissachecosa, la fitta in silenzio brucia di più, niente, Dio siede e non si muove, che male, che non siamo mica qui per un esercizio di meditazione e se Dio vuole eccoLo che riparte, oh.
Ma la Sua voce ora è bassa, una monocorde fila di comandamenti in un tono impercettibile, ci manca solo che Dio si annoi, che Kong è già irritato di suo, a causa del piede, gli sembra che si stia gonfiando, vorrebbe accarezzarselo, ma già fa fatica a seguire tutte le frasi, e se si china sotto, a parte la figura, rischia di perdere qualche legge, e poi perché gli è stato riservato questo trattamento, non meritava forse anche lui un cespuglio ardente, le parole incise col fuoco? cosa si pretende, ricordare in bell'ordine tutta questa specie di lista della spesa? magari sarà anche una prova di fiducia: invece dei soliti fuochi d'artificio e della pietra, un bell'ufficio e l'uso della memoria, sarà, ma Kong è sempre più indispettito, vorrebbe saltare sul tavolo, gridare Basta! Fermati! E non sa bene se questo desiderio è riferito alla ferita sotto o a Dio sopra, e il mormorio lo intontisce sempre più, si sente soffocare dalla rabbia, dal sonno e dalla sofferenza, finchè non ne può più e gli esce fuori :
"Il dolore..."
Il suono ha il potere magico di fermare per un attimo l'elenco, finalmente Dio tace, solleva la testa, un occhio sembra essere divenuto molto più grande dell'altro, lo guarda, nel silenzio, e
Kong si rende conto di essersi già dimenticato le ultime parole, potrebbe approfittare della pausa, chiedere, invece una spinta senza nome lo spinge a ripetere :
"Il dolore."
Adesso è Dio ad avere un moto di stupore, è evidente che non si aspettava l'interruzione, Kong prova una punta di soddisfazione, ce l'ha fatta, Lo ha fermato, Dio si appoggia lentamente allo schienale, le spalle s'abbassano, incrocia le dita, aspetta che la scimmia parli ancora.
Di colpo, violentemente, la porta sbatte, come per un improvviso colpo di vento, ma nessuno dei due si volta.
Dopo qualche istante Dio chiede:
"Si, Kong, volevi dirmi qualcosa?"
È la prima volta che Dio lo chiama col suo nome e Kong avverte un fiotto di lacrime alla base del collo, prova a bloccarlo, ma non ce la fa, si piega in avanti, stringe il piede e piange, ma riesce a non abbassare lo sguardo.
Dio non si scompone. Gli si increspa solo una piccola onda sul viso da pugile, un sopracciglio che si solleva e ricade, rimane in attesa.
"Basta col dolore, Signore. Basta."
"Ti fa male qualcosa? "
Non è solo il mio piede, non è solo il mio piede, Signore, è il piede di tutti - vorrebbe urlare Kong - è il piede del mondo schiacciato, non fare finta di niente, è il nostro piede che all'improvviso soffre, e muore e dentro continua a piangere... ma si trattiene ancora, fatica trova qualcosa da dire, qualcosa che giustifichi questa sua faccia, l'essere lui, l'essere portavoce:
" Togli il peso, togli la morte. "
Scuote la testa, il Vecchio Pugile, come se avesse sentito una sciocchezza.
Non c'è pietà, nei Suoi occhi, forse in uno, quello più piccolo, ma non nel grosso, che si dilata, sempre più asimmetrico appare il volto di Dio, quando nel centro apre l'orifizio e dice:
" Questa non è una trattativa. "
" Si! "
La montagna di peli scuri salta sul tavolo e urla ancora a Dio sotto :
" Si! "
" Siediti, Kong."
"No che non mi siedo, hai capito? Io non mi siedo. Non voglio sedermi, non voglio stare lì seduto mentre tu ordini e dici e disfi e comandi..."
" Siediti."
"No! "
" Fa come credi "
Kong lo sa di aver fatto una scena pietosa, ridicola, proprio di fronte a Dio che, come ha detto, non ama il ridicolo, sa di aver usato un tono da bambino, che magari la richiesta era anche giusta, ma espressa così perde valore, dimostra tutta l'insipienza delle creature, ma ormai è fatta, rimettersi a posto è peggio, alle volte battaglie giuste nascono in modo casuale, non sempre ci si può aspettare la forma migliore, tanto vale rimanere sul punto, cioè sopra il tavolo, anzi andarsene via, non è una trattativa ha detto? E allora vediamo, io me ne vado, se ne trovi un altro, di scrivano, di quelli che fanno solo cera alla sua impronta, non io, non Kong, anzi vado e sfondo quella finestra, la lacero quella finestra se ancora fa il silenzioso, se ancora sta zitto, andrò in giro per il mondo calpestando ogni cosa, ecco quello che farò, peccato solo che ora sarà più doloroso correre, a causa del piede, ma forse così viene anche meglio la corsa e la finestra lacerata, che quando si ha un dolore le cose escono con più forza, mio Dio ecco perché non lo toglie, il dolore, mi sto rispondendo da solo o è Lui che mi parla dentro? Ancora un attimo e vado. Vado.
" Non è ancora il tempo"
Dio parla, davanti la finestra, guarda il nulla, ci riesce beato Lui, mentre Kong non Lo ha proprio visto alzarsi e andare lì.
" Non fraintendere, Kong. Non mi riferisco al dolore. Quello non cesserà mai. Non si può eliminare, si scollerebbe il mondo... No, il punto è che ancora non siete pronti per una trattativa. Arriverà il momento. Sceglierete i vostri rappresentanti e faremo un vero patto: fin qui a voi e questo a me. Ve lo prometto, ma non è adesso. Siediti, che finiamo."
Il piede di Kong brucia, è pieno di vocette che gridano e tirano e si strofinano. È così strano che fuori sembri normale, il destro come il sinistro, negli occhi di Dio si vede la differenza, chissà quale dei due Gli farà male, i pensieri vanno a destra e a sinistra insieme, i pensieri possono, una coda no, una coda o va destra o va a sinistra, la scimmia dall'alto poggia la coda sulla sedia.
" Non me ne andrò a mani vuote, Signore."
E se adesso Dio gli dicesse: "Eccoti una banana", Kong sarebbe pronto a sferrargli un pugno sul naso rotto, ma Dio non si permette battute, si gira e torna lentamente verso il tavolo, ma questa volta si siede al posto di Kong, spostando dolcemente la coda.
Al tocco Kong rabbrividisce come a un colpo di freddo sulla pelle.
" Siediti, ti darò qualcosa"
È rimasta libera solo la sedia di Dio, in realtà è uguale all'altra, però mette ugualmente timore sedersi al posto di Dio, d'altra parte è Lui che lo vuole, come si diceva un tempo, e allora va bene. Kong scende dal tavolo, direttamente sulla sedia, è agile, potrebbe fare ben altro, solo che gli si offrisse l'occasione, ma mentre si sistema vede che l'impronta del piede dolorante è rimasta lì, in bella vista sul tavolo di vetro, ci vorrebbe un panno o qualcosa del genere, Dio non sembra averla vista o forse non ci butta l'occhio solo per educazione, che non si può fare a meno di notarla quella forma gigantesca che va evaporando, così che mentre Dio fa la sua offerta, prima ed ultima dato il tipo, Kong continua a fissare come ipnotizzato le tracce del suo piede che scompare... ed è già dimentico della scena precedente, verrebbe da dire pietosa se solo qualcuno avesse mostrato pietà ma certo Dio non lo ha fatto.
" Qualcosa...-riprende Dio-... non molto, credo, ma qualcosa."
E si ferma di nuovo.
Deve essere un vizio, questo di Dio, di fermarsi ogni tanto, ragiona Kong, forse s'incanta, forse nella sua testa passano le parole ed egli le osserva come le nuvole finquando piove e scendono in gola per poi risalire come verbi, avverbi, congiuntivi, Kong è affascinato da quegli inciampi, lui non è capace di fermarsi così, ma ora tocca a lui attendere, vediamo cosa gli ho strappato, pensa, perché qualcosa gli deve aver strappato a Dio, non sa bene come, ma non si presenterà a mani vuote.
"Si, dice infine Dio, il dolore."
Come? davvero ha ottenuto così tanto Kong? e Gli pare poco a Dio togliere il dolore dal mondo?
"Una piccola parte, una piccola parte del dolore delle donne, questo posso farlo, se vuoi, vuoi?"
"Le donne?" chiede Kong e per la sorpresa dimentica di reggersi il piede sotto il tavolo e quello gli cade giù, riesplodendogli nella pelata.
" Si, sai quella minaccia: partorirai con dolore? Potremmo lasciar cadere questa norma... non è difficile, solo qualche tessuto da modificare"
Parla al plurale ora Dio, vorrebbe che fosse la scimmia a dire "va bene", ad accettare il regalo, Kong dovrebbe dire: ecco, abbiamo trattato e ci siamo messi d'accordo, menomale, sopratutto per le donne, ma che c'entrano le donne? Con il suo piede poi? Sta svanendo il suo piede sul tavolo, ormai è quasi l'ultima isola, e anche lei sparirà nel nulla, cosa deve fare? È qualcosa, non è molto, ma è qualcosa, saranno felici le donne, tranne quelle che hanno già sofferto s'intende, quelle che hanno fatto le urla più grandi dei piccoli e che neanche si sono accorte dei piccoli tanto era grande il male bestia e poi ci sono tutte quelle che sono morte, almeno per rispetto a loro forse non dovrebbe accettare, ma poi perché, che se tornassero in vita probabilmente gli direbbero accetta, stupido scimmione, e forse potrebbe contrattare qualcos'altro, ma sa già che è inutile, anzi mi sa che Dio lo aveva già deciso di togliere quest'anticaglia inutile, e poi gliel'ha presentata come un'idea venuta lì per lì, tanto per farlo scendere dal tavolo, sul quale tavolo ormai non c'è rimasta alcuna orma, anche le impronte dopo un po' si stancano e tornano indietro.
"Allora Kong? "
" Va bene, Signore, va bene per le donne."
" Bene, allora..."
" Avevi parlato di una banana, prima."
" Piccola o grande, Kong? "
" Grande, Signore, molto grande, e procediamo."
F I N E
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