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Allegoria del gatto di notte numero due
(ad erre.)
La voce del Gatto n°2 riecheggiò nell'assemblea:
"Fratelli! Fratelli gatti, sorelle gatte, qui giunti da tutto il quartiere per questa triste assemblea. È con gran rammarico che mi tocca mettervi a conoscenza di un fatto malaugurato.
Ebbene, è accaduto. Molti di voi forse già lo sapranno: il nostro capo, Gatto n°1, è stato catturato. Gli umani lo hanno preso, dopo una fuga durata anni.
Immagino voi crediate che io gioisca di questo fatto, io che per anni mi sono mantenuto alla sua ombra, ora esco alla luce, e ne eredito il ruolo, alla guida dell'Organizzazione.
Dovrei quindi esserne felice?
No, compagni gatti, compagne gatte. Non lo sono! Non lo sono perché abbiamo perso non solo una delle battaglie più importanti della nostra storia, ma anche un caro amico, un compagno, un fratello.
Ho perso io stesso un amico, un gatto con cui ho condiviso gran parte della mia vita, sin da quando cominciammo con le piccole scorribande nel rione, fino a giungere ai vertici dell'Organizzazione, vertici da cui abbiamo assistito e protetto tutti voi, compagni, in questi lunghi anni.
Anni duri, ma belli. Anni in cui molti ci hanno accusato: di essere criminali, di essere degli assassini, di rubare, di stringere accordi con gli umani per il controllo del quartiere.
Ebbene, mi duole ammetterlo, talvolta questo è accaduto.
Talvolta abbiamo stretto accordi con gli umani, tramite i nostri contatti infiltrati all'interno delle loro contro-organizzazioni. Ma è stato solo per il vostro bene, compagni, compagne.
Talvolta abbiamo rubato, ucciso, commesso crimini atroci ai danni sia di uomini che gatti.
Ebbene, questo fa di noi degli assassini? Fratelli, sorelle, questo fa di noi dei ladri,? Dei criminali? Gente meschina per cui nulla è reale e tutto è lecito?
No, non lo siamo. Non lo siamo mai stati.
Tutto ciò che abbiamo fatto, i crimini che abbiamo compiuto, li abbiamo compiuti in nome vostro, per proteggervi. Era un fine alto, il nostro. La salvezza, la libertà, il predominio della nostra specie. Difenderci, difendervi, dagli umani. Dalla loro inefficienza. Dalla loro incapacità e stupidità.
Per impadronirci del loro denaro, della loro ricchezza. E farla nostra. Ed essere finalmente liberi.
Ognuno di noi. Ricco e felice, come mai prima. Questo volevamo, e questo vogliamo ancora.
Felicità, ricchezza, per tutti, per ognuno di voi.
E il nostro capo, Gatto n°1, ha combattuto per questo, con noi e sopra di noi. Come nostro pari ma soprattutto come nostro capo.
Bene, fratelli, sorelle, vi ho raccontato questo non solo per ricordare il passato, non per rimpiangere i bei tempi andati. No.
Vi ho raccontato questo per spiegarvi, per farvi capire, che la guerra non è ancora finita, compagni e compagne. La guerra è appena iniziata.
Il nostro ormai ex capo ha incominciato la sua lotta conscio dei sacrifici cui andava incontro, dei rischi in cui sarebbe incorso. Uno di questi era la cattura, la sua personale sconfitta. Lo sapeva, lo ha sempre saputo.
Eppure sapeva anche che, in occasione di questa, le cose sarebbero potute cambiare in meglio, per l'organizzazione!
Vi spiego: ora, gli umani sono soddisfatti, credono di aver vinto. Di aver posto fine alla nostra lotta. Credono di averci sconfitti, catturando il nostro capo. Ebbene, si sbagliano.
Ma non lo sanno! Questo è ciò che più conta. Ora loro, convinti di averci sconfitti, saranno più distratti, disattenti.
Se in questi anni avevano intensificato la loro lotta contro di noi ora, un poco alla volta, molleranno la presa. E noi saremo pronti a colpire, nell'ombra, nell'oscurità a noi concessaci dal nostro amato n°1.
Potremo vendicarci di coloro che negli anni hanno fatto sì che la nostra realtà ascendesse alle cronache del mondo umano. E la nostra vendetta sarà atroce, compagni gatti, compagne gatte.
Ecco, questo è ciò che volevo dirvi.
Io sono ben onorato di succedere al nostro amato ex capo in qualità di vostro leader, eppure - ho deciso - non mi fregerò mai del titolo di n°1. Sarà questa l'immagine lampante del cambiamento che avverrà nell'organizzazione. In questi anni abbiamo abbandonato il mondo della notte. Abbiamo iniziato a colpire di giorno. E gli uomini ci hanno scoperti.
D'ora innanzi la nostra strada, la nostra via tornerà ad essere l'ombra, l'oscurità.
Nella notte noi colpiremo. Nella notte saremo vincitori.
Questa, d'ora in poi, sarà la nostra linea guida."
Il Gatto n°2 scese dallo scranno da dove aveva parlato e si sedette alla destra del bidone della spazzatura rovesciato. In quella luce opaca, in quell'oscurità in cui era tornato a celarsi, i suoi occhi rilucevano al bagliore della luna. L'odio, nel suo cuore, non si era ancora spento, questo diceva il suo sguardo. Gli umani, quei cani, avrebbero presto subito la sua vendetta. Avrebbero pagato con il sangue. Ma soprattutto, in moneta.
La platea, per quanto pensierosa, per quanto non lo vedesse più, celato com'era dietro una pila di mattoni sporchi di fuliggine disposti a mo' di scala, non aveva occhi che per lui.
Ecco però che da dietro lo scranno si fece largo un altro animale. Era sempre un gatto chiaramente, eppure difficilmente sarebbe stato possibile identificarlo come esponente di quella specie. Era sporco, malandato, dal pelo nero anche se quasi brizzolato. Il suo sguardo era schivo, quasi inespressivo. Era vecchio. Malaticcio.
Salì in cima al bidone.
"Razza d'idioti," incominciò, era palese: certo non gli interessava ingraziarsi il pubblico "razza d'idioti. Il mio discorso sarà breve, sappiatelo. Voglio solo dire alcune cose: innanzitutto, tutto ciò che vi ha appena detto il vostro nuovo capo, è una benemerita menzogna. Abbiamo perso, ragazzi. Inequivocabilmente. La battaglia, la guerra, tutto.
Abbiamo perso, e voi vi state facendo ingannare dalla retorica vuota e senza sostanza di un gatto che si propone come vostro nuovo capo e che vi propina la sua come una verità assoluta. Gatti, gatte, abbiamo sbagliato. Ammettiamolo. Abbiamo scelto di far parte di un organizzazione malavitosa, di un organizzazione malata. Probabilmente, sempre se accettiamo di ricondurre tutto lo scibile nelle vecchie categorie di male e bene, persino malvagia. Abbiamo commesso crimini. Abbiamo rubato e ucciso. Abbiamo mosso gli uomini e gli altri gatti a noi non affiliati, e talvolta anche i nostri adepti, come pedine. Abbiamo stretto contatti con i peggiori tra gli umani. Abbiamo venduto droghe ai nostri cuccioli, venduto le nostre sorelle.
Numero due, il caro numero due, sostiene che tutto ciò sia stato fatto per un fine, per un obiettivo alto e supremo. Vi inganna. Vi ingannate, come sempre abbiamo fatto.
Non c'è mai stato alcun fine alto, alcuno scopo supremo. Abbiamo rubato perché ci piaceva. Abbiamo ucciso per il gusto di uccidere. Ma, soprattutto, come prima ha involontariamente confessato lo stesso Numero Due, abbiamo fatto tutto questo per i soldi: il denaro, la vile moneta. Questo ci interessava, questo ci è sempre interessato.
E voi mi direte che i soldi servono a vivere, che servono a proteggere la specie, libera dagli uomini, libera dalle angherie cui sono sottoposti quei poveri schiavi dei gatti domestici. Come diceva prima il caro numero Due: libertà individuale, ricchezza individuale, felicità.
Ah, che parole vuote. Loro, i Gatti della Notte, le alte sfere dell'Organizzazione, ve le propinano da anni queste parole. E voi li ascoltate. Voi credete a questo miraggio che vi propongono. Fate pure, se volete.
Ma io vi dico: 'mbè? Allora? Questo vi autorizza a rubare, a uccidere, stuprare? Solo perché abbiamo bisogno di denaro per vivere, non significa che dobbiamo vivere per il denaro, compagni gatti e gatte.
Non dobbiamo erigere il denaro a dio sommo, cui sacrificare le nostre esistenze e quelle degli altri.
Se volete la vostra felicità individuale, perché questa dovrebbe essere a scapito degli altri?
Forse perché noi siamo migliori di loro? Chi siete voi, chi siamo noi per dirlo? Dio?
Non dovevamo farlo. Lo abbiamo fatto. Abbiamo scelto il dio denaro come unica fede.
Ecco perché ci ritroviamo ora in questa condizione.
Anche questa assemblea, è solo una truffa, ragazzi. Tutto è stato già deciso. Le alte sfere hanno programmato tutto. I Capi. I Gatti Della Notte. Quei gatti che nessuno conosce e nessuno ha mai visto.
Ebbene, vi dirò: sono stato anch'io uno di loro. Li ho conosciuti. Li ho frequentati. Vi ho manovrati.
Ma oggi non più. Non più. Sono cambiato.
Le cose sono cambiate, la situazione è cambiata. Ho capito ciò che stavo facendo, perché lo stavo facendo.
Ed ho deciso che non ne vale più la pena.
Basta. Basta, basta, basta.
Io mollo. Io cambio, non ne posso più di questa vita. Di quello che facciamo, dei crimini che commettiamo credendo di essere giustificati dal nostro fine sommo. Un fine sommo, ah! Ma quale fine sommo, non fatemi ridere. Voi, compagni gatti, compagne gatte, non volete altro che vivere in pace.
E allora perché permettete a questi gatti di controllare le vostre vite? Piantatela. Liberatevi dal giogo che vi opprime. Fatela, facciamola finita.
Come vi dicevo, abbiamo perso. In partenza.
Abbiamo perso e gli uomini - i veri uomini, non le nostre pedine - hanno vinto, gente. Illuderci di aver finto di perdere non servirà a niente.
Numero due, te lo dico con il cuore" e qui si rivolse al compagno, con tono malinconico, quasi di supplica "facciamola finita. Tra di noi oggi ci sono delle spie, lo sai bene. Ti prendi gioco di te stesso se credi che gli uomini siano così stupidi da fare una seconda volta l'errore che già fecero con Volpi e Cani. Non torneremo, non tornerete nell'ombra. Non ve lo permetteranno!"
La platea rumoreggiava. Il disappunto era evidente
"Vattene Cagliostro, non ti vogliamo!" urlavano.
Altri ancora: "Via il vecchio pazzo dal bidone!", e si levò persino un coro :
"Per-den-te-per-den-te- per-den-te!"
"Ah sì, deridetemi pure" continuò lui "ma io vedo le cose per come stanno, ragazzi. Abbiamo perso, non si torna indietro!"
Detto questo voltò la coda e si allontanò.
Vi fu una frazione di secondo in cui tutti i gatti si fissarono l'un l'altro, mentre Cagliostro si allontanava, senza neppure voltarsi ad osservarli, senza nessun interesse per loro.
Era evidente: il vecchio gatto stava mollando l'organizzazione. Che coraggio, pensò n°2. Che impudenza.
Era evidente, avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti, avrebbe dovuto fare qualcosa. Ucciderlo forse?
Nel frattempo una giovane coppia di gatti, evidentemente colpita dal discorso di Cagliostro, lo seguì. Altri gatti li raggiunsero a ruota, dietro la coda malconcia di Cagliostro, zompettando di muro in muro, raggiungendo i tetti; il grosso dell'Organizzazione, però, rimase fermo nei suoi ranghi.
Ucciderlo, pensava Gatto n°2. Avrebbe dovuto farlo, sì.
Ma ecco che il suono sferzante di una sirena fendette l'aria.
Dannazione! Il vecchio gatto aveva ragione. Erano gli umani! La Controrganizzazione 41bis! Li avevano scoperti!
Stavano arrivando, arrivando, arrivando. Li sentiva scendere le scale. Arrivavano, arrivavano, arrivavano.
Merda.
E il vecchio gatto pazzo si allontanava, sui tetti, saltando di casa in casa, i suoi nuovi compagni al fianco.
E il giovane n°2 veniva catturato, insieme ad i suoi sgherri.
E il vecchio gatto pazzo rideva, della sua vittoria.
Ed anche i Gatti Della Notte sarebbero stati catturati, di lì a pochi giorni.
Cagliostro li aveva venduti? No, non li aveva affatto venduti, come qualcuno potrebbe pensare.
Non lo aveva fatto. Semplicemente era successo. Come lui stesso aveva predetto, l'organizzazione aveva perso.
Era stata sconfitta.
Ed ora sarebbe stato suo il compito di trovare un futuro per il suo mondo, per i suoi fratelli, per la sua specie. Li avrebbe salvati tutti, in un modo o nell'altro. Li avrebbe salvati.
Questo pensava Cagliostro, il vecchio gatto pazzo, volando di tetto in tetto, seguito dalla sua schiera di neoadepti: che li avrebbe salvati, che avrebbe cambiato le loro vite.
Fu una notte strana, quella notte. Tra la popolazione della città, nei bassifondi, si raccontano strane leggende, di quella notte.
Si racconta di uomini morti. Si racconta di n°2 e della sua rabbia silenziosa, degli sguardi carichi d'odio che lanciava agli umani incaricati di portarlo via. Delle maledizioni che a dire di molti lanciò contro Cagliostro, a suoi occhi responsabile della disfatta felina.
C'è chi racconta di un nugolo di gatti, sui tetti, che levava il suo canto alla luna.
C'è persino chi giura di aver visto una figura, un'ombra, in cima ai tetti, mutare di forma.
C'è chi giura di aver visto un gatto, quella notte, diventare uomo.
Ma voi, ovviamente, non credetegli. Sono solo leggende.
Non credetegli.
[di S. R. Cagliostro M.]
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