Dovevano essere più o meno le 23 e 30 quando, ritornando verso casa, mi chiesi, per l'ennesima volta, cosa mi avesse spinto a deviare dal tragitto che ero solito fare tutte le settimane e che portava dal bar in fondo alla strada alla mia dimora. Come ogni Sabato sera, infatti, mi ero scolato la solita birra in compagnia dei miei 2 migliori amici, guardando la partita e parlando con loro di lavoro, donne e avventure che ci erano capitate nel corso della settimana. Ma solo dopo essere uscito dal bar ed aver fatto i conti con la netta differenza di temperatura che intercorreva tra la calda sala TV di un pub di periferia e il freddo pungente di una notte di fine Dicembre, mi parve di vedere qualcosa sbucare da dietro ad un'auto parcheggiata nelle immediate vicinanze. Ad un primo momento non riuscii a capire di cosa si trattasse, come non ero nemmeno sicuro del fatto che ciò che i miei occhi stessero vedendo fosse reale o fosse solo un'immagine creata da un'eccessiva dose di stanchezza, alcool e stress, che ormai andavo accumulando giorno dopo giorno, come una pallina di scotch che, rotolando, attaccava presso di se tutte le schifezze che trovava sul suo percorso. Eppure, perplesso da quella figura dalla natura incomprensibile, mi sembrò che quest'ultima mi stesse a sua volta fissando. Incuriosito ancora di più, sgranai gli occhi e mi diedi un buffetto, come a svegliarmi, ma ciò che ne seguì fu ancora più sbalorditivo: incredulo, mi sembrò che la strana figura mi avesse sorriso e poi, senza nemmeno darmi il tempo di raccapezzarmi, avesse cominciato a correre, dirigendosi verso un piccolo boschetto distante non più di 20 metri dal lato destro della strada che, solitamente, percorrevo per tornare a casa. Stregato da quell'ineffabile essere, decisi di seguirlo: mentre camminavo avvolto da un freddo che penetrava nelle ossa, mi tornò alla mente la scena di Alice nel Paese delle Meraviglie nella quale la giovane ragazza si imbattè nel Bianconiglio e, incuriosita dalla figura di un coniglio dotato di orologio, panciotto ed occhiali si mise ad inseguirlo. Forse, pensai, era tutto uno strano gioco della mia mente che, come nel libro di Lewis Carroll, mi avrebbe portato a scoprire un immaginario mondo delle meraviglie dove poter fuggire dalla routine di tutti i giorni, che mi stava lentamente erodendo, come una montagna un tempo alta e fiera, destinata, però, a scomparire a causa dell'irrefrenabile forza delle intemperie, le quali l'avrebbero lentamente consumata fino a che di essa non sarebbe rimasto nient'altro che un impercettibile rilievo. Così, mi fermai di colpo. Immerso nelle mie contorte riflessioni, non mi resi nemmeno conto di aver corso per qualche minuto ed essere arrivato a quel che, a prima vista, si doveva trattare del folto di quello che avevo sempre pensato essere un piccolo boschetto, grande, forse, un decimo del tratto che avevo percorso sino a quel momento. Infatti, dalle dimensioni, potei evincere che si trattasse di un vero e proprio bosco, il che mi stupì molto, in quanto, essendo passati più di 6 anni da quando mi trasferii a meno di 5 minuti dal punto ove ero entrato in questa piccola foresta, non avevo mai sentito parlare della presenza di quest'ultima. Aveva proprio l'aspetto caratteristico delle foreste dove erano ambientate le storie di fantasia che ero solito leggere da ragazzino, dove sorgevano castelli incantati ed erano soliti vivere draghi, unicorni ed altre creature fantastiche del genere. Ma, prima che la mia mente potesse ingannarmi nuovamente con scherzi come quello dell'essere dalla natura ineffabile che avevo inseguito fino a li e di cui ora non vi era più traccia, decisi di dirigermi verso casa, stanco e infreddolito. Battendo i denti dal freddo, intento a rimuginare su cosa mi avesse spinto esattamente ad arrivare fino a quel punto nel bosco, sentii un urlo raccapricciante che squarciò la notte. Senza rendermene conto, mi fermai improvvisamente, stupito, impaurito eppure incuriosito. Come se una forza invisibile mi avesse costretto a voltarmi, mi girai nella direzione da cui qualche secondo prima avevo sentito provenire quell'urlo che mi aveva fatto accapponare la pelle e gelare il sangue nelle vene. Quasi senza volerlo, mossi lentamente un passo in quella direzione, come attratto da una forza misteriosa che non ero in grado di combattere.