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Per sempre. Parte 1
Già dall'ingresso dell'enorme maniero di pietra grigia, si udiva il dolce brusio misto a musica, tipico delle grandi feste. I menestrelli cantavano e suonavano i loro liuti e tamburelli mentre le zingare del vicino campo ballavano per gli innumerevoli invitati, seguendo il ritmo delle veloci note irlandesi, il ritmo della libertà.
Mona si tolse il pesante mantello di pelliccia e lo porse ad uno dei servitori, con un sorriso che le guadagnò un'occhiataccia da parte di sua madre.
" Dai troppa confidenza alla servitù Mona. Non è appropriato."
" Sono solo educata, Madre."
Il vestito, che indossava in occasione della grande festa dei McConnelly, era stato fatto realizzare dalle migliori sarte di tutta Irlanda, ma Mona non vi badava, era sua madre che aveva insistito tanto. Il colore rosso le donava molto, metteva in risalto la sua pelle chiara e gli occhi grandi e profondi. La stoffa pregiata fasciava il suo corpo e la scollatura quadrata lasciava immaginare le forme abbondanti della nobildonna nel fiore della gioventù. Una cintura di finissimi fili d'oro stretta in vita, richiamava i preziosi ricami della stoffa e i bordini delle maniche ampie. I lunghi capelli castani erano raccolti semplicemente in una treccia chiusa da un nastro color del fuoco vivo.
Sua madre la guardava compiaciuta, con il sorrisetto di chi la sa lunga e crede che sua figlia sia la ragazza più bella della nazione.
La Famiglia O'Sullivan fu annunciata e introdotta nel grande salone, sotto gli sguardi curiosi e le occhiate di ammirazione di tutti i presenti. Era senza dubbio una delle famiglie più potente e in vista del paese e la loro presenza ad una festa era costantemente richiesta e segno che il padrone di casa aveva un certo spessore sociale. Mona era la giovane donna più corteggiata di tutta la verde isola, ma non aveva un carattere facile, così non aveva ancora accettato uno dei suoi pretendenti. Anzi, si divertiva molto a farli penare e a dar loro, infine, un'amara delusione.
" Cerco un uomo madre, non un soldato rozzo o un ricco cialtrone. Cerco qualcuno che ami me e non solo il mio aspetto, o peggio il mio cognome!" ripeteva sempre dopo una sfuriata di sua madre per l'ennesimo buon partito rifiutato.
Suo padre la amava molto e non cercava di spingerla tra le braccia di qualcuno che lei non accettava, anche se sperava che gli desse presto un branco di nipotini.
Mona si perse nei colori degli addobbi e degli arazzi, ascoltando estasiata le melodie allegre dei menestrelli e osservando rapita le ballerine. Proprio mentre osservava una di queste, particolarmente bella e provocante, uno scoppio di risa catturò la sua attenzione. In un angolo della sala, un giullare intratteneva un gruppo di vecchie dame con abiti dai colori esageratamente sgargianti. Il comico indossava un costume variopinto e campanelli appesi in vita e sul cappello, anche da quella distanza sembrava alto e celava un fisico agile sotto quel costume troppo largo. Mona, curiosa come solo una donna può essere, si avvicinò per vederlo più da vicino. Stava raccontando barzellette "non appropriate alle orecchie di una signorina", come le avrebbe definite sua madre. Era bello. Gli occhi scuri trasmettevano una dolcezza infinita, a dispetto del suo modo esilarante di muoversi e fare battute o smorfie con la bocca. Oh, la bocca! Era piena e morbida e inaspettatamente Mona si ritrovò a pensare a come sarebbe stato piacevole averla sulla sua pelle, in posti nascosti dal bel vestito rosso. Poi il suo sguardo scivolo sulle mani che gesticolavano animatamente. Erano affusolate, perfette, nervose, esperte e si aggiunsero alle labbra nei pensieri erotici della giovane ragazza. Improvvisamente, il bel giullare posò il suo sguardo su di lei e sorrise mostrando una fila di denti bianchi e dritti come pochi potevano vantare. Mona si sentì avvampare mentre il giovane le faceva un elegante inchino, degno di un principe più che di un giullare. Senza pensarci sorrise di rimando e stava per avvicinarsi ancora, quando sentì la mano di sua madre posarsi sul suo braccio.
" Cara, tuo padre vuole presentarti qualcuno, vieni."
Mona distolse lo sguardo dal bel giullare per pochi secondi e annuì a sua madre, ma quando si girò di nuovo lui era sparito. Lo cercò con lo sguardo per tutta la sera, frugando tra gli invitati coi suoi occhi scuri, ma non incontrò più il suo bel viso.
Quando ormai la festa stava per finire, Mona riuscì a liberarsi dalla madre e a sgattaiolare in giardino, a prendere una boccata di libertà. E sentì dei rumori nel cortile davanti alle entrate della servitù. C'era qualcuno! E a giudicare delle risatine si trattava di bambini. La ragazza si avvicinò, nascondendosi nella penombra delle mura e sporse il capo. Intorno ad un fuoco al centro del cortile, un gruppo di bambini rideva a crepapelle. Lui era lì. Il cuore di Mona fece un balzo quando lo vide. Stava mimando un duello con un invisibile cavaliere, usando un lungo gambo di sedano a mo' di spada. Non indossava più il cappello con i campanelli e i capelli scuri e ribelli erano liberi. Dopo poco, un donnone col grembiule uscì da una porta e annunciò che era ora di andare a dormire. I bambini, mal volentieri, si alzarono e tornarono in casa. Il bel giullare allora, rimasto solo, si tolse il costume di scena. Mona si lasciò sfuggire un sospiro. Il ragazzo si voltò e la vide. Nemmeno per un attimo lei fu tentata di scappare via. I suoi piedi sembravano un tutt'uno con la terra battuta. Il ragazzo piegò la testa di lato. Indossava solo un paio di brache e il petto nudo brillava alla luce del fuoco. Fece un passo nella sua direzione, cauto. Mona non si mosse. Il bel giullare, allora, si avvicinò a lei, ancora appostata in penombra.
" Perdonate la mia insolenza, Madama, ma lasciate che vi dica che siete meravigliosa." mormorò, prendendosi la briga di accarezzarle il mento con due dita, come se si conoscesserò da sempre. Mona si sentiva svenire, il cuore le batteva così forte che sembrava volerle uscire dal petto!
" So bene di essere un gran maleducato, Madama, ma è tutta la sera che vi desidero."
Si avvicinò ancora, tanto che Mona poteva sentire il calore del suo petto, il suo profumo, il suo respiro sulle proprie labbra. E non riuscì più a trattenersi, il suo corpo riprese vita e con un piccolo movimento colmò la distanza tra di loro. Le loro labbra si sfiorarono con dolcezza, si guardarono negli occhi e si aggrapparono l'uno all'altra. I loro corpi aderivano perfettamente, separati solo da un sottile strato di stoffa. Si baciarono con l'intensità di chi ha un disperato bisogno dell'altro, con la foga di chi sa che da un momento all'altro tutto potrebbe svanire, con l'urgenza di chi desidera di più, con la dolcezza di chi già sente di amare.
Non importava chi fossero o l'abisso che li separava o l'impossibilità della loro unione. Ciò che contava era solo quel momento. Per sempre.
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