E a volte succede di finire la benzina. O forse il motore si ingolfa, non lo so. Chi ci capisce niente, di 'sta roba. Io so solo che sono lì che tiro a manetta, pedal to the metal, e a un tratto vengo raggiunto. Mi passano vicino e mi prendono per il culo. Come nel film di Bergman. Solo che a loro dopo il gesto dell'ombrello la macchina non si ferma mica.
Quindi sono costretto ad accostare. Mi fermo, vedo un bel giardino pubblico ed entriamo. Un'altra volta. Solo che io non riesco a capire dove finisca il bronzo e dove inizi la carne. Una statua straight-edge che mi parla di Amsterdam e delle space-cake. Ed io volo con la mente, sento che mi strapperei le braccia pur di essere uno di quei folletti. Mi sciolgo come i termosifoni di cui il vento mi porta i suoi metallici ricordi. Basta un sospiro a far scoppiare la mia bolla e farmi ricadere brutalmente sulla terra. Sento le ossa frantumarsi sotto il mio stesso peso. La testa ridotta a una BigBabol di sangue e materia cerebrale masticata e sputata per terra, pasto prelibato per gli avvoltoi/piccioni stanchi di carcasse di gringos e molliche di pane. Che in fin dei conti alla fine non sono mica troppo diverse tra loro. E via di nuovo sulla strada, cerco di guidare con quello che rimane dei miei occhi, il cielo si sta coprendo. Rundgang um die transzendentale Säule der Singularität in riva al lago sembra un sogno, forse lo è, forse non è mai esistita, forse non l'ho mai ascoltata sotto la pioggia con solo un pianoforte arpeggiato a farci da scudo per venti minuti. Forse non abbiamo visto il concerto prima che lui tramontasse assieme ad una parte più o meno grande di tutti noi. E ancora da Milano/Parigi/Londra correndo sui sedili di una station-wagon. E il volante girato senza la patente. La cocaina per avere una voce limpida. I dischi di Becker e Malmsteen.
I Miracle Blade sono molto meno taglienti delle maglie dei Clash, date retta a un coglione.