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La grande oratoria del Maestro Parlantini
Gentile pubblico. Sono qui presente per lo spettacolo di questa sera che come sapete non ha attori, non ha luogo, non ha regista, ci sono solo io qui con un rotolo di carta igenica sul quale ho scritto dei miei pensieri sia su di Voi che sulla società attuale.
Il secondino sentì filtrare la voce dalla cella e guardò l'orologio, si afrettò di corsa a chiamare altri suoi colleghi e a liberare dalle celle i carcerati meno pericolosi perchè anche questa notte, l'ex attore Parlantini, di ottanta anni, rinchiuso in cella per aver rubato un chilo di pasta al supermercato, ma recidivo, stava di nuovo sognando un suo spettacolo. Un gruppo inverosimile si accostò alla porta della cella per ascoltare le sue parole. Erano tutti affascinati dalla parlantina del Parlantini, e dai temi che toccava nei suoi monologhi, sempre attuali, e lucidi. Oppure storie emozionanti, di amore, di avventura.
Insomma lo spettacolo anche per quella notte, nel carcere della città di non so dove era cominciato. Ora ditemi voi se un paese come il nostro ha bisogno di un gruppo di tecnici per poterci governare? Ma tecnici di che? Questi sono elite di una classe
privilegiata che ha come scopo quello di ridurre al minimo il disastro commesso da cinquant' anni di falsa democrazia. Ma noi siamo una colonia. Siamo la colonia dell'America, dell'Africa, dell'Asia. Non ci riproduciamo più. Ma vi rendete conto? Fuori dalla porta i più annuivano. Ma ai miei tempi in Italia c'erano italiani ed europei, per lo più. E non voglio esser razzista è. Voglio solo dire che tra europei si tromba poco! Si scusate la volgarità ma la realtà è questa. Da fuori un accenno dì' applauso fu subito sedato con una manganellata sulle mani dell'entusiasta ascoltatore.
"Una volta non c'erano tutte le diavolerie come la tivu, il cinema, oppure internet. E tutta questa pornografia. Questa mancanza di contatto. Questa paura di malattie. Una volta ci si incontrava, si usciva, (lanciò un fischio a due dita che si senti a cinquanta metri fuori dalla cella) si fischiava alle ragazze. Il secondino si asciugò il sudore un po' preoccupato del piglio che il racconto di Parlantini stava prendendo, rendendo agitati i carcerati liberi. Nel mentre il Parlantini con un occhio semi aperto controllava la situazione, e continuava a parlare come sonnambulo, addentrandosi a partire dal suo primo amore datato 1925, Manolesta, carcerato rinomato per una quindicina di evasioni, insieme a Picchialatesta, boxer in pernsione e ladro di biciclette, e Titruffotutto, che il nome lo spiega da se, erano andati intanto quatti quatti nella stanza del secondino capo a prendere le chiavi di tutte le celle del piano.
"E insomma io la Isiandra la baciai in mezzo alla strada, che in tempo di guerra, la passione era forte. La vita e la morte e l'amore, erano davvero il moto p erpetuo di una vitalità che oggi, pfui, nemmeno in un film di Rocco Siffredi!.
Al che ci fu l'applauso generale, e fu in quel momento che Capitanini, secondino responsabile, si accorse di non aver pioù la pistola in tasca che Crapapelata già gliela puntava sulla schiena, mentre anche gli altri secondini, presi dal racconto erotico, erano tutti immobilizzati. "Avanti Signore, apra la cella del Parlantini o la faccio fuori". Capitanini capì che era caduto in una trappola, da due anni il Parlantini tutte le notti alla stessa ora partiva con dei monologhi di ore e ore fino al mattino.
Le prime volte lo avevano messo in una cella di isolamento, poi gli avevan dato un super
sonnifero, poi gli avevano messo un fazzoletto sulla bocca per non farlo parlare durante il sonno vero? Finto? Insomma alla fine il direttore aveva stabilito di trasferirlo a una cella del pianterreno e, avendolo visto più volte in teatro e apprezzandolo come attore, non solo, ogni tanto anche lui andava ad ascoltare i suoi monologhi notturni, aveva chiuso un occhio su questa usanza e aveva permesso che altri carcerati potessero ascoltare il racconto fuori dalle celle.
Ma in realtà Capitanini, quando si trovò nudo rinchiuso insieme a tutto l'ordine dei secondini del carcere, stipato come in un'autobus nell'ora di punta aveva capito. "Ci hanno fregati! CI hanno fregati! Per la miseria, stanno scappando tutti!" Tutti tranne il Parlantini che continuava nel sonno a raccontare e raccontare, e i secondini se ne fregarono dell'evasione, tanto presi dalla storia. Al che Capitanini lanciò un urlo che lo sentirono dalla caserma dei Carabinieri vicina.
Un mese dopo Parlantini era libero. Aveva scontato completamente la sua pena. In un primo momento su di lui ricaddero i sospetti sull'evasione, ma il fatto che lui non fosse evaso era la dimostrazione che non poteva essergli imputato nessun reato. Anzi, la cosa fu messa a tacere dal ministero tanto che il carcere permise di introdurre nuovi malviventi o sfortunati, da altre carceri in sovraffollamento.
All'uscita una centoventotto fiat d'epoca l'attendeva. Alla guida cera Marisa Laurini, famosa attrice molto avvenente, nonchè responsabile della compagnia "Parlantini" che girava ancora per tutta italia con i suoi spettacoli, scritti naturalmente da Parlo Parlantini. Uno con un nome così, insieme al rappresentante, cosa poteva mai fare nella vita?
"Ciao caro" Si baciarono voluttuosamente tanto che furono richiamati dalla guardia del carcere quando il Parlantini cominciò a ignudare la Laurini. "Per favore Maestro, andate a casa, lì starete più comodi!"
"Ah, si mi scusi agente. E grazie per tutto il vostro aiuto, e la vostra gentilezza". La guardia fece un cenno di saluto pensando "Ma guarda tu che tipo" e la macchina prese il via rombando con il vecchio motore milleotto.
Nell'isola di non so dove, il sole a picco, un signore anziano era intento in una partita a carte con Manolesta., Picchialatesta e Titruffotutto. "Signor
Parlantini, grazie di tutto"
"E inutile che cerchi di distrarmi Titruffotutto, ho visto che tieni le carte sotto il tavolo. Quando io imparavo questi giochetti tu non eri ancora nato"
Picchialatesta si infuriò talmente che dette una testata a Titru, lasciandolo svenuto in terra. "Vabbè ragazzi la partita è saltata, vado a farmi una pennichella". La Marisa lo accompagno nel bungalow. E i tre rimasero seduti a guardarlo: "Che genio, che regista" disse Pugnoduro avvicinandosi al tavolo. Davvero, confermarono annuendo gli altri. " E poi generoso, ci ha fatti scappare tutti rischiando di rimanere in cella per minimo altri due anni"
"Oddio" intervenne stordito Titruffotutto "Ha ottenuto l'acquisto del bungalow dell'isola, con i nostri soldi ha aperto un villaggio turistico... ha avuto anche lui i suoi... E borda che Picchialatesta gli dette una testata che stavolta lo fece sanguinare.
"Mannaggia oh, ma questi è proprio stupito! Non si rende conto che con la sua azione, il Signor Parlantini, ci ha dato lavoro a tutti e ci ha permesso di cambiare vita?"
"Hai ragione" disse Manolesta "Bhe ragazzi andiamo, in qualità di aiuto regista dobbiamo riprovare tutto il secondo atto della commedia "Fuga da New York". I cinque si alzarono e si diressero verso il teatro dove una grande insegna aveva su scritto "Teatro stabile Don Giuseppe Cafasso".
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