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Epifania
Una nuova Epifania
Giovanni e Lucia si sono sposati da pochi giorni.
Hanno preso una decisione importante per il loro futuro: fuggire dal caos della città.
- Sono veramente stanca di vivere in mezzo ai rumori, alla confusione, all'inquinamento.- si lamenta Lucia - Desidero costruire il nostro futuro in un luogo tranquillo, il più possibile in simbiosi con la natura.
- Sono d'accordo con te.- le risponde il marito - Perché non andiamo ad abitare in quel paese che abbiamo visto nel servizio televisivo? Quello in cui vivono tanti vecchi, dove non c'è più nessuna persona giovane che faccia loro compagnia? Lì ci sono tante case vuote. Sicuramente ne troveremo una che fa per noi!
- Sì, sono d'accordo con te. Voglio andare proprio lassù.
- Dobbiamo portare con noi gli animali che ci possono essere utili: una mucca per il latte e il bue per farle compagnia, due galline per le uova e il gallo perché, poverine, non soffrano la solitudine. Mangeremo la frutta e la verdura che coltiveremo nel nostro orto...
- Lo prepareremo davanti alla casa. La circonderemo con i fiori più belli e colorati, che cresceranno rigogliosi con l'acqua pura di montagna. Voglio iniziare la nostra avventura tra le cose semplici nell'ambiente dimenticato da tutti.
Dopo avere preparato i bagagli i due ragazzi lasciano la città, a bordo di un furgone, e poi, proseguendo a piedi, raggiungono il borgo isolato: un mondo nuovo per loro e un mondo impossibile di vita per altri.
Appena arrivati, scelgono, su suggerimento degli abitanti, di occupare una baita di legno, abbandonata da tempo, vicino al bosco di larici e abeti. Ognuno di loro si preoccupa di rimetterla a nuovo. Giovanni ripara e lucida i mobili di legno, mentre Lucia si diletta a cucire cuscini e coperte dai colori sgargianti e appende alle finestre le tendine ricamate che ha portato dalla città, lavorate con amore durante la sua adolescenza. In poco tempo la casa sembra quella delle bambole: vivace e ricca di calore. I colori più caldi sono quelli che nascono dal loro affetto profondo.
Le case nel paese non sono molte e il più giovane dei residenti è ottuagenario.
Gli uomini più giovani con le mogli e i figli sono scappati dal paese. Sono andati a lavorare in pianura mentre i ragazzi sono emigrati all'estero. Si sono allontanati per sempre e si sono dimenticati dei loro vecchi.
L'arrivo della giovane coppia coglie di sorpresa i pochi residenti e il loro entusiasmo aumenta quando Lucia, a pochi mesi dall'arrivo, annuncia la buona novella del bimbo che nascerà nel cuore dell'inverno.
Le giornate trascorrono in serenità.
La coppia si sbalordisce al pensiero di non provare nostalgia per il cinema e la televisione...
- Veramente ti devo confessare che, qualche volta, sento la mancanza della lettura del quotidiano.- ammette Giovanni con nostalgia.
- Non ti ricordi che ogni mattina cercavamo, in tutte le pagine, una buona notizia che ci rendesse soddisfatti di stare al mondo? E non riuscivamo mai a trovarla! Qui, al contrario, quando usciamo di casa e parliamo con una persona qualsiasi, sentiamo solo racconti che ci riempiono il cuore di serenità. - lo consola Lucia, e aggiunge soddisfatta : -Osserva bene i nostri fiori: non noti in loro un sorriso e non li senti anche tu cantare?
- Non vorrei offenderti, mia cara, ma io vedo solo dei fiori grossi e profumati. D'altro canto devo riconoscere che da quando siamo arrivati, il mio respiro è più leggero e il battito del mio cuore è diventato regolare come quello di un orologio a pendolo. Ricordi lo stress del traffico sulla strada che percorrevamo per raggiungere l'ufficio? E la fila al supermercato, la ricerca affannosa ogni sabato al centro commerciale? Non hai nostalgia di un po' di caos?
- Per niente! E sono felice per il nostro piccolo che nascerà tra il silenzio delle montagne. Tutti gli vorranno bene perché vedranno in lui il nipote che non hanno mai conosciuto.
Ogni giorno in casa della giovane coppia c'è il viavai dei pochi compaesani che vogliono informarsi sulla salute della mamma e la riempiono di attenzioni: il miele di castagno per la tosse, la marmellata di more più dolce per la colazione e il pane fatto in casa dal sapore unico.
È il ventiquattro di dicembre quando Lucia decide di fare con il marito una passeggiata nel bosco...
- È la vigilia di Natale e la neve non si è ancora fatta vedere nella valle! Dobbiamo approfittarne. Ti prego! - lo implora Lucia e notando la perplessità del marito lo rassicura: - Non ti devi preoccupare, manca ancora un mese alla nascita del bambino quindi possiamo allontanarci tranquillamente da casa. Muoio dalla voglia di vedere il tramonto sulle montagne. Sarà magnifico col cielo così terso!
Giovanni le sorride:- Lo sai bene che faccio tutto quello che vuoi e non mi resta che arrendermi ai tuoi desideri.
I due giovani, mano nella mano, si incamminano sul pendio.
Verso il tramonto, mentre si trovano lontano da casa, li coglie all'improvviso un vento strano: un presagio che solo gli esperti del clima di montagna avrebbero saputo interpretare. In poco tempo il cielo si riempie di nuvole grigie e una forte nevicata li sorprende. Per fortuna si imbattono in un capanno, uno dei tanti rifugi estivi dei montanari che dalla valle portano le mucche a pascolare e stranamente lo trovano aperto.
- Beh, meno male che all'interno c'è un caminetto... Sei impallidita, Lucia, che cosa ti succede?
- Sento che il bimbo sta per nascere, prima del previsto.
Giovanni, preoccupato in un primo momento per la completa inesperienza, si prepara ad affrontare con coraggio la nuova situazione.
- Ci metterò tutto l'impegno a far venire al mondo nostro figlio! Devo sentirmi fortunato a condividere con te l'evento fondamentale per la nostra vita.
Il parto preannunciato è imminente e nell'arco di due ore tutto finisce nel migliore dei modi.
Il bambino nasce la notte di Natale.
- È bellissimo nostro figlio...- sussurra Lucia - Però temo per lui: patirà molto freddo qui dentro. C'è troppo poca legna. Venire al mondo proprio nella notte Santa in una capanna... Forse dirai che sono irriverente, ma io mi sento una novella Maria nella grotta, sebbene qui manchino il bue e l'asinello per riscaldare il neonato.
Anche a Giovanni sembra di indossare i panni di un nuovo Giuseppe e con tenerezza le risponde:- Per l'asinello non c'è speranza, in quanto al bue... provvedo subito!
E così si mette in cammino, scende a valle e si avvia verso casa. Non ha neppure il tempo di avvertire i vicini del nuovo arrivato. Deve tornare in fretta dalla moglie e dal suo piccolo.
Non sospetta che, da quando il clima è cambiato e loro sono spariti nel nulla, i compaesani sono in allarme.
- Dove saranno andati?- si interrogano alcuni.
- Ci saranno state complicazioni per il bambino e saranno scesi in città all'ospedale più vicino. - replicano altri.
- Sì, se ne sono andati per sempre e non vorranno più tornare a vivere qui, isolati dal mondo...
- Sempre il solito pessimista. - replica una vecchietta - Con questa nevicata noi non ci possiamo muovere. L'unica cosa da fare è pregare. Solo Lui ci può dare la speranza.- e invita tutti ad andare nell'unica chiesetta del borgo.
Nel frattempo Giovanni è ritornato al capanno. Purtroppo lo spazio è veramente poco per tutti e il bue riesce a stento a entrare.
- Quando ti avrà scaldato, dovrò farlo uscire.- dice avvilito alla moglie - Io nel frattempo gli costruisco un riparo.
Rientrato all'interno, dopo aver sistemato il bue al coperto, vedendola rattristarsi, la incoraggia: - Non ti devi preoccupare, Lucia, ho portato anche la legna per il camino, la farina e il paiolo per fare la polenta, salame e formaggio.
Il quadro che appare all'interno del capanno, isolato e riparato dagli abeti che lo circondano, è insolito per i nostri tempi. Lui guarda la sua creatura che cresce sana e forte mentre lei lo allatta.
- Questo è il nostro mondo possibile, Lucia. Io, te e il nostro piccolo. Lo voglio chiamare Benedetto. Non ti sembra che sia un nome appropriato?- Lucia sorride...
Passano i giorni e i due genitori non trovano il coraggio di muoversi da lì: una percezione magica li trattiene. La neve cade ancora copiosa. Il capanno, per fortuna, è riparato dagli abeti che lo circondano e lo isolano.
La dodicesima notte dalla nascita del bambino, la coppia esce a guardare il cielo stellato.
- Guarda, guarda lassù! - grida Lucia- C'è la stella cometa!
- Vedi, cara- le dice Giovanni, abbracciandola- il cielo ci vuole bene e ha fatto arrivare la " luce che guida" per nostro figlio come un tempo fece per Gesù.
-Sì - risponde la moglie, sconsolata - ma qui, con la neve, i re magi non arriveranno di sicuro e... il nostro è un bambino qualunque, non è certo Lui...
- Hai ragione. Domani è il giorno dell'Epifania e nessuno dei nostri amici riuscirà a raggiungerci in questo luogo isolato e nascosto.
Rientrano al caldo e più tardi, abbracciati al loro piccolo, si addormentano.
La mattina seguente un canto armonioso, che si diffonde tra le montagne, li fa svegliare all'improvviso. Sentono bussare alla porta: una visita inattesa li aspetta oltre l'uscio.
Gli abitanti del borgo, vestiti a festa come i re magi, hanno sfidato la neve e il freddo per raggiungere la piccola famiglia e hanno le braccia ricolme di doni per il nuovo nato.
- Come avete fatto a trovarci?- chiede Giovanni.
- Ci ha guidato la stella verso il vostro rifugio.
- Una voce ci ha fatto alzare nel cuore della notte annunciando che il bimbo era nato e aveva bisogno di noi.
- Abbiamo raccolto tutto quello che possediamo e ve lo abbiamo portato. Abbiamo messo nella gerla qualcosa da mangiare, delle coperte calde per riscaldarvi. Abbiamo portato con noi i cani e una piccola slitta per trasportare la mamma e il neonato.
Dopo essersi rifocillati e riscaldati al fuoco, tutti insieme si incamminano verso casa e gli anziani per strada raccontano dei loro timori.
- Abbiamo pensato che foste stanchi di vivere in montagna isolati dal mondo e che volevate far crescere vostro figlio in città!
Giovanni e Lucia si guardano negli occhi ma non riescono a rispondere: sono troppo emozionati.
Raggiunta a fatica la baita a valle, i due giovani invitano i vicini ad entrare.
Giovanni, con la voce rotta, trova finalmente il coraggio di parlare: - Cari amici, non dovete dubitare, noi non vi lasceremo mai soli.
E Lucia, stringendo il bambino tra le coperte, mormora:
- Grazie di cuore miei cari. Voi ci avete dimostrato che non bisogna essere "re magi" per donare, che la vera ricchezza è aiutare chi ha bisogno donando quello che si può. L'importante è farlo con generosità perché anche il più piccolo dono possa rendere felice chi lo riceve.
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