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Gregorio Santi, professione divorzista
Gregorio Santi attendeva da quasi due ore, nascosto sul tetto di fronte al Palazzo della Regione, anchilosato per l'immobilità forzata. Non era una mattinata fredda per essere fine novembre, però per evitare impacci indossava abiti leggeri e il vento lo intirizziva.
Sapeva che l'assessore regionale Tartaglia non poteva mancare, perchè in quei giorni si decideva l'approvazione del piano edilizio a cui si dedicava da anni, una grossa speculazione contestatissima dagli ambientalisti e da un'ampia fetta dell'opinione pubblica. L'operazione muoveva ingenti interessi e c'era chi lo accusava perfino di collusione con la 'ndrangheta, nonostante le sue recenti prese di posizione antimafia. Perciò aveva deciso di farlo saltare in aria mentre entrava nell'edificio pubblico: voleva far credere a un delitto politico di stampo mafioso.
Mancavano pochi minuti alle otto quando notò una donna a braccetto con un uomo. Perplesso per l'aria familiare della coppia, puntò il binocolo su di loro. Sì, li conosceva entrambi. Lui, Vincenzo Repetto, era un vecchio amico e non c'era nulla di strano a vederlo lì, ci lavorava, infatti, da diversi anni. Trovava semmai anomala la presenza femminile. Cosa ci faceva a cento chilometri da casa sua in compagnia di Vincenzo? Ignorava che si conoscessero. La osservò percorrere l'arteria e poi fermarsi davanti all'accesso riservato agli impiegati, baciare il partner appassionatamente e andarsene per la sua strada. Per la rabbia strinse i pugni così forte da far sbiancare le nocche e si fece sfuggire un'imprecazione assai scurrile.
Quando però, venti minuti dopo, all'imbocco della strada apparve finalmente l'auto blu, scordò ogni sofferenza e qualsivoglia fonte di distrazione e avvicinò l'indice al pulsante d'innesco.
Giunto nella piazza poco movimentata, il bersaglio scese dalla vettura alla solita altezza e da lì, mentre l'autista già si allontanava, s'avviò verso l'ingresso, districandosi come ogni mattina tra due macchine parcheggiate, fiero e impettito malgrado il fisico sgraziato. Nella sua arroganza Domenico Tartaglia si considerava un'intoccabile e tale dovette ritenersi fino all'ultimo. Quando, infatti, una delle auto in sosta saltò in aria, era così vicino all'epicentro della deflagrazione da morire all'istante. Nei pressi non c'era nessun altro, altrimenti Gregorio, coscienzioso, avrebbe rinviato l'attentato ad altra occasione. Centro al primo tentativo, invece: un lavoro rapido e pulito, come piaceva a lui. Abbandonò il tetto seguendo la via di fuga preventivata, mentre nella strada sottostante si scatenava il caos, e un quarto d'ora dopo era già in viaggio verso casa.
L'esecutore seguì il telegiornale della sera. Proprio come si era aspettato, tutti riconducevano l'omicidio alla vita pubblica dell'uomo politico. Soltanto lui e la mandante conoscevano il vero movente. Cinquanta anni, sposato e con due figli di tredici e sedici anni, già ricco di famiglia e ormai localmente onnipotente, Domenico Tartaglia tradiva la moglie con qualunque bella donna incontrasse, sicuro che se costei avesse chiesto il divorzio ne sarebbe uscita con le ossa rotte. Beh, pensò con soddisfazione il suo assassino, ora non la tradirà mai più.
Certo che era davvero strana la vita. Da ragazzino Gregorio mai avrebbe immaginato di diventare un killer professionista, e il migliore sulla piazza, per giunta. D'altronde non si sentiva propriamente tale. Non essendo legato a organizzazioni criminali e accettando solo casi d'infedeltà, preferiva pensare a sé stesso col termine di "divorzista". Tanto più che la sua attività di facciata era quella di segretario in un grande e prestigioso studio legale, nel quale si occupava proprio degli incartamenti sui casi di divorzio.
Tutto era cominciato dieci anni prima. Fino ad allora la sua era stata un'esistenza relativamente ordinaria. Figlio di genitori separati, evento all'epoca poco usuale ma destinato col tempo a divenire norma, nonostante il trauma si era diplomato in ragioneria per poi iscriversi a giurisprudenza, senza peraltro laurearsi. Era quindi seguito un anno di servizio militare nei carabinieri. Terminato il periodo di leva non aveva rinnovato la ferma e si era impiegato part time nello studio legale. Autentiche relazioni amorose non ne aveva però mai avute. Gregorio non credeva nell'amore e nei rapporti di coppia. Traumatizzato dalla separazione e dalla conseguente battaglia legale affrontata dai genitori, aveva giurato a sé stesso che nessuna donna sarebbe mai seriamente entrata nella sua vita e aveva mantenuto l'impegno, evitando rigorosamente ogni risvolto sentimentale. E se proprio devi sfogare gli istinti naturali, ironizzava in proposito, bastano un paio di biglietti da venti nel portafogli e vai, molto meno di quanto costerebbe una fidanzata. Per giunta le frequenti rotture tra persone di sua conoscenza contribuivano a rafforzarne le convinzioni.
L'evento che gli avrebbe totalmente cambiato l'esistenza era iniziato come un caso di divorzio qualsiasi. Il suo studio legale difendeva la moglie. Costei tradiva il coniuge da anni, ma grazie all'abile sfruttamento di un cavillo giuridico e a un stupidaggine commessa dal padre in pubblico in un momento di rabbia, l'avvocato era riuscito a farle vincere la causa in prima istanza, ottenendole l'affidamento esclusivo del figlio di nove anni, la stessa età di Gregorio all'epoca in cui era andato in crisi il matrimonio dei suoi genitori.
Gregorio ricordava ancora bene il mattino in cui il marito si era presentato, disperato, nello studio, gridando che la sua vita era finita, che suo figlio per lui era tutto e che non potevano fargli questo. Quella notte il tranquillo impiegato aveva pensato alla propria infanzia travagliata, al bambino e al padre cornuto e mazziato e non aveva chiuso occhio.
Il giorno dopo si era offerto di incontrare la moglie per convincerla a più miti consigli ma poi, posto di fronte alla sua intransigenza, aveva perso il controllo e l'aveva colpita con un pesante posacenere di onice, uccidendola sul colpo. Per fortuna per l'ora del delitto l'ex marito aveva un alibi di ferro e nessuno aveva scoperto il coinvolgimento personale di Gregorio e così, malgrado gli inevitabili sospetti gravanti sul coniuge, l'avevano fatta franca, ormai complici, entrambi. Per aiutare quel poveraccio aveva commesso un omicidio, ma non ne era pentito. Odiava troppo dal profondo del cuore i rovina famiglie per dispiacersi davvero del proprio atto inconsulto. In fondo già da bambino aveva mille volte fantasticato di assassinare patrigno e matrigna per far tornare insieme i suoi. Inoltre almeno altrettante volte da adulto aveva desiderato la morte di clienti dello studio legale o dei loro coniugi. Così era diventato un sicario specializzato, rinunciando al tempo pieno in ufficio.
Una volta concluso il notiziario, trascorse il resto della serata a far zapping, troppo pensieroso per concentrarsi sui programmi. Non era il delitto appena commesso a preoccuparlo. Da quattro mesi e mezzo viveva solo, dopo aver condiviso l'appartamento col suo miglior amico per oltre due lustri, cioè da quando costui si era separato dalla moglie ed era stato costretto a traslocare. Poi l'amico in questione, di nome Mario, aveva conosciuto una donna e circa sei mesi dopo era andato a conviverci, eccitato come un bambino davanti alla torta di compleanno, dopo un decennio trascorso a giurare che non ci sarebbe più ricascato. E da quattro mesi e mezzo Gregorio Santi soffriva di solitudine. Forse non ancora per molto però, meditò con amarezza davanti alla tv.
La sera successiva telefonò a Mario. Questi lamentava le recenti assenze della compagna, oberata di lavoro, ma a parte ciò gli andava tutto bene. Insieme a lei, diceva, si sentiva felice.
"E senti un po', di Vincenzo ne sai più nulla?" La buttò lì Gregorio dopo qualche minuto.
"Enzino? Sì, ci siamo incontrati per caso a una festa tre settimane fa. Perché?"
"Mah, così, curiosità. È da tanto tempo che l'ho perso di vista, mi chiedevo cosa faceva."
"Lavora ancora in regione ed è il solito scapolone impenitente, che passa da una donna all'altra. Ormai sta sempre nel capoluogo, non torna quasi mai a casa, per questo non lo vediamo mai. L'altro giorno è sceso solo perché sua madre doveva essere operata."
E il farfallone aveva approfittato della visita per posarsi su un altro fiore.
Due settimane sono trascorse dalla spiacevole scoperta, settimane d'incertezza, in cui non se l'è sentita di riferir nulla a Mario. Gregorio esce di casa intorno alle otto e trenta del mattino e un quarto d'ora dopo è già appostato presso l'abitazione della fedifraga. Ha deciso di agire di persona. Per la prima volta in vita sua ucciderà per motivi personali. È proprio vero che l'amore non esiste, pensa mentre attende dinanzi all'abitazione del bersaglio. È solo un pio desiderio, un'utopia, per questo se ne parla tanto al cinema, nei libri e nelle canzoni. Se davvero esistesse, se fosse un fatto normale, non occorrerebbe idealizzarlo così. Quante volte invece la gente parla d'amore quando è soltanto infatuazione, se non addirittura semplice attrazione fisica? Sempre che già in partenza non fossero relazioni d'interesse, ovviamente. Ed ecco così che i matrimoni finiscono oppure vanno avanti solo per inerzia. Ah, l'amore, il vocabolo più abusato al mondo.
Nei giorni precedenti ha scrupolosamente studiato le abitudini della vittima e sa come agire. Intanto la tresca è andata avanti e il giorno precedente al telefono Mario si è lamentato della recente freddezza della compagna. Di certo avrà qualche preoccupazione, gli ha detto, ma perché non si confida? Gregorio si è affrettato a rassicurarlo, temendo però che la tipa sia prossima a scaricarlo, contemporaneamente ha deciso di rompere gli indugi e passare all'azione.
Il postino entra puntuale nel portone alle 9, 30, infila la posta nelle cassette delle lettere e se ne va, senza incrociare inquilini. Soddisfatto, Gregorio scende dall'auto rubata e un minuto dopo è all'ingresso, vestito da portalettere - abito procurato anni prima e conservato in soffitta per ogni evenienza: è sempre stato un uomo previdente - e, indossando il casco da motociclista proprio come ogni mattina d'inverno fa il funzionario autentico, citofona all'interno 6.
"Raccomandata per lei da firmare, signora." Annuncia camuffando la voce.
"Ah, può aspettare un po'? Due minuti e scendo."
"Non si disturbi signora, infilo la posta nelle buche e in capo a un minuto salgo io."
Non ha neppure bisogno di farsi aprire, perché provvede già lei d'istinto. Non gli sarebbero comunque occorsi più di cinque secondi per avere la meglio su quella semplice serratura. È appena entrato nell'androne quando un'anziana ingobbita esce dall'ascensore.
"Chissà se c'è posta per me stamani? Mi chiamo Minetti." Chiede con voce chioccia.
"Minetti? Non ho presente, signora, ormai ho infilato tutto nelle buche." Risponde tranquillo lui.
"Ma lei non è il solito postino o sbaglio?"
"Oggi si è preso un giorno di permesso." Spiega mentre già si avvia verso le scale.
Mentre l'inquilina si sofferma davanti alla cassetta della posta, lui s'inerpica fino al secondo piano, dove un uscio è socchiuso in sua attesa. Chi mai diffiderebbe del portalettere? Entra in casa e si richiude la porta dietro le spalle. La donna sbuca da una stanza, lo riconosce e si ferma, sorpresa.
"Non sei un amico di Mario, tu? Non sapevo che lavorassi alle poste, credevo... ehi ma... mmf."
Commesso l'omicidio, Gregorio estrae dalla borsa delle lettere abiti civili e il necessario per una nuova rapida correzione del proprio aspetto e in cambio ci infila la tenuta professionale. Quindi gira con calma l'appartamento mettendolo scientemente a soqquadro. Prende tutti gli oggetti preziosi di piccole dimensioni che trova e infila pure quelli nella borsa. Infine se ne va, senza incontrare anima viva. In tutto ha impiegato meno di mezz'ora.
Quando il cadavere viene trovato, legato e strettamente imbavagliato ma senza ferite visibili, e scattano le indagini, interrogando i vicini di casa emerge l'incontro tra l'inquilina e il presunto postino. Inoltre un testimone ha visto quest'ultimo scendere da una macchina. I due purtroppo non sanno descriverlo con precisione. Ricordano soltanto un uomo in divisa verde blu e casco, di statura media e gli occhiali da vista. Occhiali finti, ma questo non possono immaginarselo.
Autopsia e indagini portano via sei giorni, poi giunge finalmente l'autorizzazione alle esequie. È stato ritenuto un omicidio per rapina. Il ladro è entrato travestito, l'ha legata e imbavagliata ma ha stretto troppo il panno, impedendole di respirare sia dalla bocca sia dal naso e causandone la morte per soffocamento.
Al funerale c'è anche il signor farfallone, il quale si guarda bene dal rivelare la reale motivazione della sua presenza. Mentitore nato, ufficialmente è lì per stare vicino al caro vecchio amico nel tragico momento. Gregorio lo ucciderebbe volentieri. Rubare la donna a un amico gli pare la peggiore nefandezza. Comporterebbe però troppi rischi e almeno per ora preferisce astenersi.
Subito prima della funzione, Mario gli rivela con le lacrime agli occhi di non voler più restare in quell'appartamento, a causa dei ricordi troppi dolorosi.
"Vorrei tornare ad abitare con te, se non ti disturba troppo." Conclude.
"Ci mancherebbe, la mia è anche casa tua ormai, lo sai." Risponde Gregorio, sincero.
Non importandogli nulla della defunta, nel corso del servizio funebre può permettersi di osservare l'amico con attenzione. Mario sembra davvero inconsolabile. Meglio così, gli viene da pensare. Ricorda bene i primi tempi della loro convivenza. Incapace di accettare la fine del proprio matrimonio, aveva perso fiducia nel suo prossimo e aveva impiegato anni, prima di ritrovare un equilibrio stabile. Con un pizzico di fortuna stavolta invece non saprà mai che l'amata gli metteva le corna e che il loro meraviglioso amore era già finito. Così una volta ripresosi vivrà dei bei ricordi. Sarà addolorato, certo, eppur anche sereno al pensiero degli undici splendidi mesi trascorsi insieme. Meglio questo di una nuova amara disillusione, pondera.
Giunto il momento di trasferirsi al cimitero, gli chiedono il favore di accompagnare in auto un'amica della defunta, Giada, una donna spigliata e attraente. L'aveva già incontrata in una precedente occasione, ma non aveva avuto modo di approfondire la conoscenza. In pratica di lei sa solo che ha trentasei anni, è parrucchiera e s'è lasciata alcuni mesi prima col fidanzato. Durante i venti e passa minuti di percorso in mezzo al traffico, dapprima si limitano alle solite frasi di circostanza, poi però finiscono per entrare maggiormente nel personale. Anche al cimitero continuano a conversare imperterriti, disinteressandosi della tumulazione.
"Ok, io allora me ne torno a casa." S'accomiata infine lei.
"Abiti in centro? Ti accompagno."
"Non è il caso che ti disturbi. La fermata è proprio qui di fronte, prendo l'autobus."
"Ma ci mancherebbe, non mi è di nessun disturbo, tanto per stamani ormai non lavoro più."
"E che lavoro fai, se non sono indiscreta?" Chiede lei quando già si sono avviati in macchina.
"Io sono divorzista." Risponde lui con un ironico sorriso.
"Ah, sei avvocato, dunque."
"No, non proprio, sono solo segretario in uno studio legale, ma mi occupo sempre di divorzi e a modo mio anch'io do una mano a risolvere i casi di tradimento."
"Posso offrirti un caffè per sdebitarmi?" Gli chiede con un sorriso una volta giunti sottocasa.
"Ma non sei in debito, è stato un piacere per me accompagnarti."
"Tuttavia un caffè non me lo puoi rifiutare..."
Gregorio è nel proprio alloggio, pensa a Giada e ha paura. Ne è attratto come mai prima gli era accaduto e proprio per questo è spaventato. Diffida delle donne, della vita di coppia e dei sentimenti in genere. Pensa che facendo sul serio andrebbe incontro a mille delusioni e fregature, proprio come, senza il suo intervento, sarebbe successo a Mario. No, no, per carità, chi glielo farebbe fare?
Eppure, anche se fatica ad ammetterlo perfino con se stesso, nel profondo del cuore vorrebbe provare l'esperienza. A quarantatre anni non ha mai avuto una storia seria, è rimasto solo tutta la vita, convinto di stare bene così, e ora non sa prendere una decisione. E poi saprebbe amare?
Gregorio si porta le mani al volto, abbattuto. Ecco l'autentico perché delle sue paure. Il dubbio di non sapere amare. Di non essere più in grado di provare sentimenti profondi. Di essere incapace di condurre una relazione e perciò di non poter essere amato. Di sente così vuoto dentro, così gelido. No, meglio lasciar perdere, medita. D'impulso cancella il numero di telefono appena ricevuto.
E poi parte la nota musichetta, la colonna sonora del nero anni '70 Milano calibro nove. È arrivato un messaggio sull'ipad. Sa già cosa indica quella suoneria. L'uomo che gli fa da tramite coi clienti gli propone un nuovo contratto. Gregorio tergiversa, per la prima volta non è colto dalla consueta eccitazione al pensiero di tornare alla sua vera attività. Dopo tutto non è più giovanissimo, ha quarantatre anni. Invecchiando si diventa imprecisi, si dimenticano le cose, riflette. Non potrà continuare per sempre a fare il killer professionista, prima o poi commetterebbe un errore fatale e finirebbe in galera.
Avendo inoltre eseguito ben ventitre lavori su commissione, ha parecchi soldi da parte. Forse dovrebbe decidersi a ritirarsi dall'attività. Sì, dovrà farlo, prima o poi, comprende. Lo sguardo gli cade allora sul telefono fisso. Il numero di Giada è in memoria pure lì. Beh, decide infine, c'è tempo per cancellarlo, c'è tempo per tutto. Poi va finalmente a leggersi il messaggio sull'ipad.
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1 recensioni:
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- Un impeccabile noir. Lettura altamente consigliabile.
- Stanislao Mounlinsky. Grazie del lusinghiero giudizio.
Era un anno e mezzo ormai che neppure facevo login in questo sito perchè da troppo tempo è avvolto nel caos, nelle polemiche e nel disinteresse di utenti e lettori, secondo me, ma un utente per me nuovo e che quindi non commenta né per amicizia nè per sperare in reciprocità, visto che io manco qui da 18 mesi ma per convinzione fa un grade piacere egiustifica una mia riapparizione.
Onestamente ti dirò, tuttavia, che pur considerando questo mio racconto (seguito del mio precedente racconto "Vent'anni di matrimonio" abbastanza ben riuscito, non lo ritengo tra i miei racconti migliori in assoluto. Grazie ancora.
- CARI LETTORI, segnalo L'USCITA del NUOVO ROMANZO in VOLUME di MASSIMO BIANCO intitolato "CAPELLI - dentro la mente di un serial killer". RUPE MUTEVOLE EDIZIONI, 330 pagine 15 euro più 2-3 di spese spedizione. Collana "LA QUIETE E L'INQUIETUDINE". Può essere ordinato sul web in siti specializzati come BOL. it (Mondadori), IBS o, per chi non ha carta di credito, su reteimprese. it/rupemutevoleedizioni o tramite la catena libraria del LIBRACCIO. Un grazie a chi lo vorrà acquistare.
- Grzie, Ale!
Anonimo il 02/02/2012 01:40
Letto d'un fiato. Idea originale, e nonostante la bizzarra professione del protagonista, a tratti grottesca, tutto si svolge piuttosto realisticamente grazie anche alle tue solite descrizioni, impeccabili e concise. Da inguaribile romantico, spero che il divorzista si decida a chiamare Giada.
- Più che l'odio per i rovinafamiglie (diciamo più semplicemente antipatia) direi la triste constatazione di quante coppie di mia conoscenza si sono separate. la Liguria detiene il record italiano di separazioni! E questo fa passare la voglia di provarci. Quanto alla propensione a non legarmi, è verà a metà, l'altra metà è stata sfiga mia a non riuscirci, ahimè! Comunque immagino che in molti racconti di narrativa, perfino fantascientifici gli autori mettano anche qualcosina di se stessi o delle loro idee, quello autobiografico però non è certo questo, semmai il successivo "Un'insolita disavventura in tempo di crisi." Ciao ciao anche a te.
Anonimo il 29/01/2012 20:34
La penso anch'io come Fernando ed avevo anch'io letto il precedente racconto, anche se non ricordavo esattamente quale fosse la trama. Ma la trovata geniale di definire divorzista quello che in effetti è un giustiziere mi era rimasta impressa. Che dire Massimo: sono proprio i tuoi racconti... a volte penso che sei un Killer professionista e ti mascheri (benissimo per giunta) da scrittore per coprire la tua vera vita.
Io scherzo, questo è ovvio, ma nel racconto c'è qualcosa di te... lo sento. Per esempio l'odio per i rovinafamiglie... e poi la non grande propensione a legarti... devo imparare anch'io a scrivere di fantasia sfruttando una parte di me senza esporla... spero in un tuo aiuto... ahahah... ciaociao.
Anonimo il 29/01/2012 20:14
Altro racconto che mi ero perso... rimedio subito... ciaociao
- Beh, che dire? Un commento il tuo che mi riempie di soddisfazione, anche perchè dà un responso positivo a tutte le scelte da me effettuate nello sviluppare il racconto. È quindi un GRAZIE tutto in maiuscolo questo che ti rivolgo.
- Massimo, letto anche questo tuo avvincente e coinvolgente racconto. Ricordo il racconto che lo precede e la storia riprende esattamente dal punto in cui l'avevi lasciata... In fondo il vero protagonista è proprio lui, questo folle giustiziere che molto creativamente si autodefinisce "divorzista" piuttosto che killer di professione. Ti dimostri ancora una volta fine conoscitore dell'animo umano. In effetti trovo ottima l'introspezione psicologica dei personaggi nonché una dettagliata scrupolosità nella descrizione degli eventi e delle situazioni da te proposte. Non hai trascurato nulla, la forma è assolutamente perfetta, la lunghezza del testo non si avverte una volta iniziata la lettura e questo è un altro dei tuoi numerosi (nonché invidiabili) pregi. Persino il finale incontra il mio favore rientrando nel novero delle mie aspettative. Mi piace il finale aperto che lascia il lettore libero di immaginare un seguito che non sia necessariamente quello suggerito o proposto dall'autore. Il mio giudizio non può che essere positivo, ma non è certo una novità, no? Grande Massimo, tra i miei preferiti.
- Grazie, Mariateresa, io cerco sempre di curare la lingua, troppi scrivono come viene viene, ma se uno desidera scrivere non solo per se stesso (altrimenti che pubblica a fare sul web?) si pretende, a mio parere, che scriva in un italiano come si deve. Considero un altro mio punto di forza le trame, soprattutto di azione, ma spesso - e anche qui - mi devo sforzare di essere più stringato di quanto vorrei perchè so bene che altrimenti quasi nessuno sul web mi leggerebbe. Saluti
- Caro mister White, ho letto con attenzione un racconto curioso, scorrevole, finalmente di buon Italianooooo!!! e grammaticalemten corretto. Spiritosa anche l'idea di base, questo strano " divorzista". Credo comunque che tu abbia compresso in racconto un testo che potresti benissimo sviluppare. Qualche dialogo in più e qualche passaggio più analitico sui personaggi, visti come si vedono loro, non guasterebbe. La mia è solo una opinione, perchè davvero il racconto è ben steso e regge senza sbavature o dimenticanze di testo. vado a frugare in qualche altro tuo scritto! bravo
- Era tra i preferiti perchè l'avevo iniziato a non avevo tempo... l'ho letto ora e mi è piaciuto.
Mi piacciono i racconti concisi, sensa troppi particolari spesso inutili. Bravo
- Avevo inserito una nota per questo racconto ma stranamente non la vedo da nessuna parte. La riporto allora qui: Questo racconto riprende alcuni personaggi di un mio precedente racconto, intitolato "Vent'anni di matrimonio" che era ambientato un anno prima dello svolgimento dei fatti qui descritti. Nelle mie intenzioni sarebbe un noir, ma mancando su PR questo genere ho dovuto taggarlo come giallo.
Non è del resto il primo intoppo che capita al racconto, la cui pubblicazione arriva con settimane di ritardo perchè ho speso inutilmente ben 150 crediti per pubblicarlo ma risultava ogni volta perduto, alla fine ho scoperto che curiosamente il programma del sito non lo conservava perchè io mettevo la parola divorzista tra virgolette e ciò causava l'errore. Il titolo dunque va letto così: Gregorio Santi, professione "divorzista".
Colgo l'occasione per ringrazire John Barleycorn per aver inserito lo scritto tra i suoi preferiti.
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