Giulia era una bambina paralitica. Era nata con gravi malformazioni ed era costretta a stare in carrozzella, ma più spesso distesa sul letto.
La sua spina dorsale non riuscva a sorreggere la testa. Dopo un po' dovevano distenderla sul letto. I genitori l'amavano molto e l'avevano portata in giro per il mondo per farla visitare dai più grandi specialisti.
Tutti avevano scosso la testa. C'era molto poco da fare, anzi niente. Avevano prescritto esercizi fisioterapeutici perché i muscoli non si atrofizzassero del tutto e, più che altro, per dare un supporto psicologico alla bambina e ai genitori. Così distesa, Giulia volgeva gli occhi agli oggetti che erano nella stanza: l'armadio. la carrozzella, la finestra dalla quale si vedevano alti alberi e uno spicchio di cielo grande abbastanza per offrire alla bambina la visione del sole, delle stelle e, qualche volta, della luna. Anziché rallegrarla, queste bellezze naturali rattristavano Giulia. " Mai - pensava - potrò arrampicarmi su un albero, mai potrò sedermi in un prato e guardare il sole, la luna e le stelle, libera. Le vedrò sempre e solo da prigioniera". Nella stanza c'erano anche giocattoli: peluches e giochi didattici. Anelli di diversa grandezza da infilare in un'asta per formare una sorta di cono e poi quadrati, triangoli, dischi, da far passare dai buchi corrispondenti di una scatola di legno.
Ma Giulia si stancava presto e la tristezza aumentava. Allora fissava il soffitto dove si formavano tanti giochi di luce ed ombre, secondo i
movimenti di ciò che era al di là della finestra. Giulia si divertiva ad interpretare queste forme: ora vedeva una nuvola, ora un volto, un cavallo, una serie di biglie, addirittura astronavi di ufo.
Alla mamma di Giulia si stringeva il cuore a vedere gli occhi della figlia quasi sempre fissi al soffitto. " Giulia, - le chiedeva - vuoi che ti legga un libro o che ti racconti una favola?". Qualche volta la bambina acconsentiva ma altre volte rispondeva: " No, mamma. Lasciami guardare il soffitto. Ci sono tante cose!" La mamma, allora, si preoccupava. " Ma che cosa c'è nel soffitto? - le chiedeva. "In questo momento c'è un cavaliere con la spada in pugno". Oppure: " C'è un bambino con una palla in mano" Alla fine la mamma capì. " Che stupida sono - si disse - Anch'io da bambina davo forma alle luci e alle ombre che si formavano sul soffitto e sui muri".
Una sera Giulia vide sul soffitto le linee di una crepa che si allungavano e si approfondivano sempre più. Ma nell'immaginazione della bambina le diramazioni della crepa divennero subito i rami di una forte quercia che giganteggiava in un magnifico giardino: piante rampicanti, fiori di tutti i colori e farfalle in volo e canti di uccelli.
Mamma, mamma! Corri! Vieni a vedere che meraviglia c'è sul soffitto!" La mamma accorse e soffocò un grido per non spaventare la bambina. Si distese sul letto, coprì Giulia in un abbraccio e, mentre le diceva sorridendo: " Si, Giulia, è fantastico!", il soffitto, crollando in mille pezzi, le seppellì entrambe.