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Sembravano non rompersi mai

In camicia da notte e a piedi nudi apro la porta di quella stanza.

Un museo dove custodivo gelosamente ogni ricordo, ogni attimo. Tutto è rimasto immutato di ciò che un tempo era stato decorato con cura e pazienza ed evidente speranza che tu fossi una bambina perfetta, la piccola principessa., nonostante la camera conservava prove tangibili che perfetta non eri... ballerine, dalla testa ai piedi in varie pose avevi disegnato con i pastelli sulla carta da parati.
Avevi tu, il comando della casa, quando traducevi i pensieri in uno spontaneo flusso di parole e saltellavi con un passo volutamente esagerato.
Mi rifugio in questa stanza di sera, quando il ricordo mi assale, e resto qui ferma, immobilizzata come un blocco di marmo, con poca luce e niente da fare.
Ti immagino ancora addormentata, cullata dalle mie braccia come sulle onde del mare ed illuminata dalla luce delle stelle, mentre
il sussurro della mia voce ti racconta fiabe, saltando come un vecchio disco di vinile da una parola all'altra evitando quella che più ti turbava.
Ma ora su quel letto... resta solo quella bambola.
Tremendo fu, quando mi arrivò quello schiaffo in faccia, la bussola mentale si perse in un intrico di spirali e si addentrò nelle viscere del mio cuore, uccidendolo lentamente. Passai le notti in bianco, sdraiata sul letto con la luce accesa nel tentativo di ladra, di rubare minuti al tempo. Bagnata fradicia sotto la pioggia incessante urlavo disperatamente, inquieta e confusa, con le lacrime fra le dita, ma ancora una volta m'incamminavo ... e ancora e ancora, con la speranza in mano, alla ricerca in ogni angolo della fiducia smarrita mentre occhi di lupo affamati e penetranti si facevano strada, sapevano bene dove assestare il morso.
Mio fiore... ti sei seccato ancora prima di sbocciare.
Ci avvolgeva l'imbrunire ed il silenzio, ci stringemmo affettuosamente come sempre la sera, ma non era una sera come le altre... le tue pupille cercavano aiuto nelle mie, lo sapevo... e non potevo far niente. Trafiggevano come punte di spillo il mio cuore
mentre tu ti addormentavi in un sonno senza sogni.

Prima di chiudere la porta mi affaccio a quella finestra dove tu eri solita soffiare in quel piccolo cerchio insaponato ed infinite e fragili sfere che riflettevano i colori dell'arcobaleno, volavano nel cielo.

Le seguivi con lo sguardo finché non sparivano... sembravano non rompersi mai...

 

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4 commenti     2 recensioni    

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2 recensioni:

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  • Raffaele Arena il 22/01/2012 00:44
    Non c'e' maggior dolore per ungenitore perdere un figlio, e questo racconto, derivato o meno da un accaduto privato, mette le lacrime agli occhi. Colpisce per l'intensità e la semplicità di come viene espresso il dramma.
  • senzamaninbicicletta il 18/01/2012 09:34
    Ricordo che questo racconto era in origine una poesia, o sbaglio? la ricordo con piacere e ti dissi che era un po' lunga e che si sarebbe rivelata un ottimo racconto breve. Così è stato, sei molto brava non solo come poetessa.

4 commenti:

  • mauri huis il 10/05/2012 11:05
    Riletto cento giorni dopo mi ha dato le stesse emozioni della prima volta, purtroppo. Ciao Vilma.
  • mauri huis il 27/01/2012 08:38
    Non c'è molto da dire, il racconto è bello e struggente, ma avrei preferito mille volte che tu non lo dovessi mai scrivere. Rimarrò nei paraggi.
  • Bianca Moretti il 18/01/2012 20:06
    Racconto tristissimo ma narrato con tale maestria da renderlo poesia... Molto bello il paragone della bimba con il fiore: come tu dici, un'esistenza strappata precocemente alla vita è come un fiore che secchi ancor prima di sbocciare... Piaciuto!
  • gina il 18/01/2012 09:34
    Molto bello e doloroso questo racconto...

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