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Dialogo tra una Donna e una pittrice
La pittrice sdraiata per terra e intorno a lei tavolozza e pennelli buttati sul pavimento.
D.: Sei stanca vero? I Colori e i tuoi quadri ti hanno strappato l'anima non è vero? Capisco la sensazione perché è come se a piene mani essi entrassero dentro e raccogliessero tutte le tonalità che appartengono solo al tuo intimo, al tuo dentro, al tuo io. Non parlare, sei debole, stremata, anche io ho vissuto le tue stesse emozioni e stavo morendo a causa della realizzazione di un quadro che mi ha impegnato per giorni e notti intere. Mi ricordo ancora di quella volta in cui l'ispirazione mi svegliò durante la notte. Quella sera era stata come tutte le altre sere, avevo mangiato da sola, avevo acceso il camino per scaldare la stanza che stava diventando troppo fredda e mi misi a sedere sulla poltrona blu, sotto la lampada, con in mano uno dei miei classici preferiti. La lettura mi catturò quasi immediatamente e mi sentivo attratta da quel libro come se esso fosse una calamita e io dovevo per forza avvicinarmi a lui con le mani, con il viso e con le labbra. Ad un tratto mi ritrovai a leggere quelle pagine così intense a voce alta e ne ero talmente coinvolta che recitavo le parti degli innumerevoli protagonisti. A volte sentivo la mia voce mutare e a volte vedevo il mio volto riflesso nello specchio che avevo di fronte, cambiare addirittura le sembianze a tal punto che, se non fossi stata sicura di essere sola, avrei giurato che oltre me ci fosse qualcun altro in quella stanza. Recitavo e sentivo sul mio corpo davvero tutte le emozioni che stavano vivendo i protagonisti del libro e, dato che era un classico della letteratura russa, l'autore non aveva risparmiato nulla ai suoi personaggi, ad alcuni li aveva privati non solo della loro dignità, ma anche del cibo. Alcuni erano talmente poveri che erano a digiuno da diversi giorni e si sentivano così deboli da non poter stare in piedi. Anche io mi sentivo priva di forze come se stessi a digiuno da giorni e il mio incarnato era diventato davvero pallido e gli occhi addirittura quasi cerchiati di nero, come se il sonno non bussasse da giorni alla mia porta.
Mi accorsi che cominciavo a prendere le movenze dei personaggi e a pensare addirittura come loro. La stanza, seppur vuota, mi sembrava fosse piena di gente. Tutti erano stipati in questo piccolo spazio e tutti mi stavano guardando e io recitavo le loro parole, le loro sensazioni e mi sentivo inerme, come sopraffatta dalla loro forza. Continuavano a guardarmi e i loro sguardi mi penetravano le viscere, mi scavavano dentro e non potevo nascondermi da nessuna parte, non avevo vani liberi da poter utilizzare, era come se essi fossero dappertutto.
E tutto cominciò ad avere un senso, ad avere una collocazione, a trovarsi nel posto giusto nel momento giusto; era come se ognuno di loro controllasse le mie emozioni e la stanza diventasse sempre più piena di gente. Una folla di persone che si spingevano che cercavano di farsi strada in un mare di volti e di occhi che non cercavano in nessun modo di trattenere le loro sensazioni. E non c'è sentimento che non provai quella notte, sentii cos'è la paura, la rabbia, la costrizione e l'amore. Provai tutto fino allo stremo e al mattino mi ritrovai per terra sdraiata e intorno a me il caos ma dentro di me ogni cosa aveva preso il posto giusto, il posto che si meritava e che con la forza, quella stessa notte, si era conquistata. In fondo alla stanza, nascosto da un telo, giaceva un quadro che non ricordavo di avere dipinto e mi avvicinai lentamente, quasi con paura. La mano mi tramava così tanto che non riuscivo a fermarla, mi sembrava di essere un vecchio in preda ad un attacco di una malattia degenerante, decisi di fermarmi, di riprendere fiato, di rimettere in ordine un po' i miei pensieri.
Mi venne in mente il sonno fatto la notte precedente e tutte le presenze che, dal libro, divennero vive, mi decisi e alzai il telo. Un grido sordo soffocato dalle forti emozioni celate dal velo, morì sul nascere nella mia gola e quasi svenni dal terrore di quelle figure così poco definite ma inquietanti che sporcavano la tela di nero, di rosso e di viola. Trovai solchi verticali lungo tutto il perimetro del quadro, principalmente neri, come se fossero fantasmi vestiti con dei mantelli e ogni tanto ne appariva qualcuno viola fino a fermarmi sull'ultimo, che era rosso, e sul viso ostentava un ghigno quasi satanico. Non mi ero accorta ma fuori era ancora notte e quel sogno forse, non era ancora finito.
Capisci ora perché comprendo la tua sensazione di morte dei sensi?
In quella notte in me cambiò qualcosa, vidi l'ispirazione e conobbi i suoi lati più oscuri, sopravvissi ma a fatica ripresi i miei pensieri e le mie più vive sensazioni, faticosamente rimisi insieme volti, parole e dolori che quella notte volle regalarmi. In casa giace il quadro che è sempre pronto a ricordarmi che l'entità dell'artista non la si può toccare con mano ma bisogna credere nell'ispirazione ma che essa è sempre meglio non incontrarla di persona perché non si può mai sapere se a perire possa essere lei oppure noi.
La pittrice, ormai morta, giaceva immobile sul pavimento, in questo caso l'ispirazione le aveva portato via tutto, anche la sua stessa vita...
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1 recensioni:
Anonimo il 27/02/2012 17:01
encantado... non saprei come descrivere l'emozione.
- Ciao Giacomo leggo ora il tuo commento e mi ha fatto molto piacere capire che quest'ultimo racconto ti sia piaciuto in maniera molto intensa. Ti ringrazio per avere letto anche questo con molta attenzione.
Anonimo il 18/02/2012 06:25
Piaciuto molto... non solo fa capire come l'arte, sia in letteratura che in altri campi, possa produrre emozioni forti che creano commozione( muovere-con) ma ci riesce a livello pratico eseguendo una specie di trasporto nel lettore che si trova coinvolto in prima persone. Il finale poi è pure originale e l'esagerazione della morte è comunque propedeutica al canovaccio della narrazione.
Anonimo il 14/02/2012 14:15
in realtà non ci sono dei passaggi ben precisi...è tutta un'atmosfera particolare...
- Hai voglia di dirmi quali sono i passaggi che ti hanno ricordato Dorian Grey?
- Addirittura Oscar Wilde, ne sono lusingata. Ho letto questo romanzo troppi anni or sono per averne subito influenze, credo, una cosa strana però è che due settimane fa me lo sono ricomprato -quello che avevo non lo trovavo più - e me lo sto rileggendo con tanta "fame" di cultura, quello si.
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