racconti » Racconti surreale » Nascere senza volontà e ringraziare la sfortuna
Nascere senza volontà e ringraziare la sfortuna
oggi a 23 anni, ringrazio il destino che mi ha fatto nascere in quello squallido misero e miserabile sporco luogo che mi ha dato il primo alito di vita. Sono la quinta figlia dopo tre femmine e un maschio, mia madre donna ignorante priva di amor proprio, subisce passivamente le brutture di mio padre, uomo insensibile rude incattivito dall'alcol, senza alcuna voglia di lavoro. Per il sostentamento della famiglia, doveva provvedere la mamma con duri orari, piegata in ginocchio sulla terra umida della campagna, la stessa sorte era riservata alle tre sorelle maggiori, un po' meno al fratello, siccome maschio lui aveva degli agi rispetto a noi femmine. I mie ricordi iniziano all'età di circa quattro anni, quando mia madre comincia a portarmi con se per aiutarla a raccogliere qualcosa da terra. Durante l'assenza della mamma da casa, mio padre rivolgeva le sue attenzioni alle sorelle. Con atti indescrivibili costringeva tutti, minacciando con un machete (ascia), pena l'uccisione, a dormire fuori da casa anche in pieno inverno. Ci rifugiavamo nella stalla e per giaciglio usavamo il deposito della paglia. Due delle mie sorelle, appena sedicenni si sposarono, in casa ero io che dovevo preparare i pasti nella confusione di una casa sporca, perché la terza sorella doveva aiutare la mamma in campagna, avevo compiuto intanto 7 anni, per la scuola dovevo recarmi a piedi percorrendo tre chilometri. Mi esimo di raccontare quante botte ho preso dal fratello che mi tormentava con le sue sporche voglie e dalla sorella per costringermi a fare dei lavori che avrebbero dovuto assolvere loro. Dopo i primi cinque anni di scuola, per potere frequentare la scuola superiore che si trovava a 15 km da casa, fui depositata in casa di una delle due sorelle sposate. Speravo che la mia situazione fosse migliorata, pura illusione, da quel momento ancora una volta mi ritrovai a combattere contro la disumana fobia di un adulto. Avevo compiuto 12 anni e la natura facendo il suo corso, cominciava a formarmi da donna, mi si gonfiava piano piano il seno, si affusolavano le gambe, si formavano i fianchi e quanto di buono il tempo modellava. Fu forse per questo, che a mio cognato venne la brutale idea di interessarsi della metamorfosi e di credere di potere soddisfare le sue voglie con me. Ogni volta che per caso mi trovavo in casa da sola, il maiale mi spingeva verso un angolo in modo che non potessi sfuggire, e, cominciava a toccarmi nelle parti intime e pretendendo che io facessi altrettanto con lui mi minacciava di buttarmi fuori da casa, all'inizio spaurita non mi sono ribellata, dopo un po, nauseata dallo schifo, gli dissi che avrei raccontato tutto a mia sorella sua moglie, allora si fermò e mugugnando ripeteva minacce di ogni sorte. A 14 anni conobbi un giovane di 18 anni, un ragazzo che stranamente per la nostra nazione ortodossa, era di religione cattolica. Dopo un breve periodo di corte mi portò a casa sua, e, per la prima volta venivo a conoscere una famiglia normale, pulita ordinata con dei genitori affettuosi, mi sembrava impossibile che nessuno litigasse. Il ritorno a casa mia era una vera pena, pregavo che il tempo passasse in fretta, sperando di potermi sposare per abbandonare l'inferno di casa mia. Il Signore ha voluto esaudire la mia preghiera e finalmente a 17 anni sono andata in sposa al mio salvatore, e come in una bella fiaba dopo i fatidici 9 mesi nasce la nostra bambina. Lui espatria in cerca di un onesto lavoro, anche se non risolve il problema, decide di portare la famiglia con se, dove già si era trasferita nel frattempo, anche la mamma e le due sorelle sposate. Durante i primi giorni e forse anche per qualche mese, abbiamo avuto grande difficoltà, a tal punto da non avere il necessario da comprare il pane. E qui ricevo ancora una grande delusione oltre che un gran dolore, mia madre alla quale mi ero rivolta per avere un prestito, mi apostrofava in questo modo. """ sei voluta venire qui, sappi che non hai ne madre ne sorelle devi arrangiarti """ ho pianto ho pianto tanto ma non ho mollato, ho continuato a pregare il buon Dio che mi desse la possibilità di trovare un lavoro. Come per miracolo dopo un paio di giorni un giovane che occupava una camera assieme alla mia famiglia, mi chiese se fosse stata disponibile ad andare a fare qualche ora di assistenza presso una signora di 88 anni, accettavo di corsa, e finalmente la sorte cominciava a girare dalla mia parte, oltre alla signora, il fratello anche lui anziano di 69 anni che si era dimostrato caritatevole, mi offrì di fare anche qualche ora in casa sua perché viveva da solo, oggi ho un regolare contratto di lavoro a tempo indeterminato che mi permette almeno di affrontare le spese primarie. Nell'attesa che anche mio marito trovasse una giusta sistemazione, per la verità anche'esso abbastanza sfortunato, ha fatto dei lavori saltuari come muratore, e purtroppo ha trovato un altro datore di lavoro della nostra stessa nazione, che, non le ha pagato due mensilità di duro lavoro, essendo fuggito. A stento si riesce ad andare avanti senza dovere ringraziare i miei familiari, che nonostante tutto voglio bene e perdono, perché il Signore è grande e anche lui sicuramente li perdona. Oggi grazie sempre con l'aiuto del signore che ci ha aiutato all'inizio, mio marito ha trovato un lavoro regolare a tempo indeterminato e ben retribuito così affrontiamo la vita con respiro vivibile anche se nel frattempo a causa del decesso della signora ho perduto il mio lavoro regolare ma il fratello ha continuato a farmi lavorare a casa sua aiutandoci anche con la spesa giornaliera quando si andava a farla assieme e lo aiutavo a portare a casa . Ringrazio il Signore che non abbandona e quando chiude una porta apre spesso un portone.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Bellissimo racconto ben scritto che mi ha appassionata, con vari ingredienti che spesso s'incontrano nella vita reale, È stato ed è sicuramente moltro bravo, lei ha dimestichezza quasi perfetta con l'italiano, perdoniamo qualche piccolo errore veniale. complimenti un racconto molto piaciuto.
- per Ugo Mastrogiovanni grazie per avermi letto, più per le giuste correzioni, ammetto troppe distrazioni, faccio ammenda
- grazie per avermi letto, più per le giuste correzioni, ammetto troppe distrazioni, faccio ammenda
Vilma il 25/01/2012 14:17
Un racconto molto toccante, una sofferenza palpabile in ogni parole.
Complimenti per aver scritto a cuore aperto
- Piu' che il signore devi ringraziare Te stessa.. hai avuto tanto coraggio... Ti auguro per il futuro anni sereni...
bellissimo toccante racconto... mi ha toccato specie l'infanzia che anch'io non ho vissuto serena...
- Campeggia la sofferenza interiorizzata per l'angoscia dei ricordi. Un relazione difficile e multiforme scaturita da un elevato grado di meditazione personale pubblicizzato sotto forma di racconto, con determinato ed apprezzabile coraggio. La descrizione è elaborata alla luce di evidente indelebile bagaglio di sofferenza. Malgrado sia alta la difficoltà di partecipare per iscritto questi pesanti sentimenti, l'autore li descrive con cura e riesce a farli apparire quasi reali. Una tematica narrativa tenera e umana, ben pianificata e ammirevole, a parte quanto segue.
Da rivedere la consecuzio temporum: passa dal presente al passato prossimo, all'imperfetto e viceversa. La punteggiatura lascia spesso a desiderare. Da correggere: "sorelle maggiore" in sorelle maggiori; "un po meno" in un po' meno; "mi esimio" in mi esimo; "gli disse che avrei raccontato" in gli dissi che avrei raccontato; "il buon dio - il signore è grande" in il buon Dio - il Signore è grande".
- Forse è solo un'opera di fantasia ma attinge alla realtà di tante persone, che la vita se la sono dovuta guadagnare con le unghie. Piaciuto!
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0