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Sibi scrivere
Ieri sera, un mio amico di mail, Niki Lismo (lo chiamo così perché è un criticone, anche se molto stimolante e proficuo per le mie riflessioni), mi scriveva a proposito del mio racconto "Mefistofele e lo scrittore Litweb".
- Mosco, guarda che ho capito bene che cosa vuoi dire tra le righe! Ti sei nascosto bene dietro all'ironia e alla metafora, ma il tuo attacco alla litweb contemporanea l'ho inteso alla perfezione! Non fare il furbo!
Tu vuoi esprimere il fatto che la letteratura di massa digitale, toglierà a tutti il desiderio di scrivere, eh eh eh, a me non la dai da bere!
Cara la mia grossa mosca, non sarebbe tempo che tu indicassi qualche via d'uscita alla decadenza dell'arte dello scrivere?
Criticare e distruggere è facile, è costruire che è difficile...
Mi sono impegnato di conseguenza col mio amico Niki, a proporre tre vie d'uscita all'incombente morte della letteratura di qualità:
- Sibi scribere: scrivere per se stessi.
- Consorzio Autori Indipendenti: la via collettiva, comunitaria e temo utopica.
- Il circolo iniziatico: scrivere per pochi eletti.
Scrivere per se stessi è senz'altro la via migliore, per non smettere di appassionarsi alla letteratura.
Quest'atteggiamento ha le sue profonde radici nella lettura.
Tutti gli scrittori geniali e profondi sono stati grandi lettori.
La lettura è l'altra faccia della medaglia della scrittura creativa, come il Desiderio lo è della Legge e la Notte del Giorno.
Nelle nostre società in continuo mutamento, sappiamo bene che sta a ogni singola persona costruire il senso della propria esistenza, l'architettura del Sé, il proprio ruolo, e tutto ciò mediante un processo costante di plasmazione individuale.
Anzi, col crollo delle ideologie, posso dire serenamente che la Società non esiste più.
Il culto della finanza è quanto di più asociale possa esserci, perché in economia la persona è interscambiabile come un prodotto di consumo o una merce, non è più unica e portatrice di valori e responsabilità.
E senza persone dotate di soggettività autonoma, non esiste la Società.
Noi oggi viviamo una sorta di anarchia mafiosa camuffata da socialdemocrazia, mascherata da finto umanesimo.
La lettura pertanto, riempie i vuoti di una Società inesistente e ci aiuta nella scoperta e nella costruzione della nostra personalità, e nell'apertura su altri contesti di appartenenza, su altre identità e nuovi orizzonti.
La lettura contribuisce a dare forma alle nostre pulsioni del desiderio, a elaborare un pensiero in proprio, a donarci quella libertà in sovrappiù che serve a spingerci oltre i sentieri di ferro tracciati dal Destino economico.
Ovviamente la lettura è solo un fondamentale momento passivo, reattivo della nostra anima, alla quale va abbinata la magia attiva del creare, dell'inventare, del dare forma.
Il lento lavoro di costruzione della propria identità si completa con lo scatto dell'immaginazione e della sua organizzazione narrativa.
Dopo aver elaborato le proprie immagini psichiche, queste si proiettano verso la dimensione dell'Altro in modo dinamico e propulsivo, nella prodigiosa trasfigurazione dell'atto creativo.
A questo punto, i mercanti che ci assediano cercano di trasformare i nostri atti creativi in merci e in denaro, rubandoci il nostro, perlopiù, come sappiamo bene.
Invece, e vi prego di seguirmi attentamente, perché qui sta il nucleo pulsante della mia proposta costruttiva: l'autore intelligente non scrive per nessun altro mercato che non sia LA PROPRIA ANIMA, cioè per la propria formazione, per poter anche da anziano provare piacere e soddisfazione di sé.
Chi sa leggere e scrivere per se stesso, trionfa ogni giorno sui criminali e patetici gatti e volpi che ci soffocano il cuore, e da Pinocchio ritorna a essere umano.
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l'autore Mauro Moscone ha riportato queste note sull'opera
Vie d'uscita dalla decadenza inarrestabile dell'arte dello scrivere.
"Chi scrive per se stesso, scrive per un pubblico immortale".
Emerson
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3 recensioni:
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- Moscone ancora una volta invita a una miriade di riflesioni. Lo leggo volentieri per questo, non è mai banale. È circa sette scalini avanti, mentre dalle catacombe sto scavando per salire a veder la luce. La comunicazione non avrà mai fine. Forse la scrittura si se schiacciata da i mezzi che piano piano ci circondano e non riconosciamo più il nostro abc, che è il nostro vero e proprio dna. Al destino economico non credo. Il più grande piacere che ho provato come pseudo scrittore è quando ho letto liberramente ad amici o in luoghi improbabli, senza fini di lucro. e quando ho visto le persone ridere di gusto, quando mi hanno detto. "Meno male che stasera alla festa non abbiamo parlato di Grande Fratello". Bella la citazione di Emerson. E un grazie immenso come sempre.
- perfetto! ma... perchè lo hai pubblicato qua? lo scrittore questo lo sa, e chi non lo sa, gioca al "commerciante di parole"... concodo con le note e, in fondo, concordo con tutto quanto il tuo pensiero... mi rimane solo quel dubbio
- Condivido, ma non completamente. Io ritengo che la scrittura sia un confronto proprio con la società. Sotto ogni forma e soprattutto con la denuncia e la protesta. Temi che sono da secoli presenti nella letteratura. A questo fine lo scritto assume un significato e una finalità importante e delinea in modo tangibile la figura dell'autore che prorpio per questa resterà o no nella memoria. Bella riflessione comunque
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