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Scherzose presenze

Vincitore di un concorso a cattedra per l'insegnamento di ruolo nelle scuole elementari, traguardo raggiunto dopo ben nove anni di supplenze brevi svolte nella sua regione di origine, la Campania, Felice Cannestraro di Napoli, trentaduenne di gradevole presenza, affetto da leggera balbuzie, sposato da quattro anni, era stato destinato ad una scuola del mio paese.
L'impatto con la realtà locale era stato davvero traumatico. Per lui abituato alla grande città, quel paese tanto vicino all'Africa non solo geograficamente, ma anche per le condizioni di vita che bene si potevano definire da terzo mondo, sembrava essere un castigo divino per l'espiazione di chissà quali colpe. Nessun albergo, solo bettole di infimo ordine e maleodoranti per consumare un pasto, assenza di ritrovi adatti al suo rango. Gli unici svaghi che l'ambiente offriva erano un cinema aperto solo la domenica, un paio di bar di cui uno possedeva un televisore ancora in bianco e nero ed una
di quelle case che ora hanno l'eufemistico appellativo di "chiuse" ma che allora erano bene aperte e frequentate.
Il nostro Felice rischiava di cedere al più cupo sconforto: aveva atteso e vagheggiato per anni di raggiungere la sistemazione definitiva, di entrare nella sua aula, di sedersi alla sua cattedra, di avere una scolaresca propria, ma, ironia del destino, guarda un po' in che posto doveva capitare.
Pur tuttavia, col passare dei giorni, entrato nel vivo della propria attività educativa, incoraggiato dal direttore didattico e dai colleghi, che trovava invero di una cortesia ineccepibile, cominciava ad abituarsi alla nuova situazione.
Il parroco della chiesa, cui si era presentato il giorno stesso dell'arrivo ed al quale aveva aperto il cuore e chiesto aiuto per trovare un alloggio, gli aveva procurato una stanzetta presso una anziana vedova, che gli preparava anche un pasto caldo a pranzo e cena. Il tutto dietro compenso onesto e ragionevole.
Il pensiero costante era per la moglie, una mora attraente con due occhi grandi e seducenti, rimasta a Napoli e per la quale nutriva un grande affetto, reso ora infuocato dalla lontananza. Traeva un po' di conforto alla sua solitudine solo quando, la domenica mattina, la chiamava al telefono e ne riceveva il resoconto degli avvenimenti della settimana.
Ma questa situazione non poteva durare a lungo ed il nostro maestro, desideroso di riunire e godersi la famiglia, cominciò a darsi da fare per trovare una casa in affitto, dove stabilire l'abitazione propria e della sua sposa.
In mancanza di un'agenzia immobiliare, si rivolse ad un sensale, una di quelle persone che, in fatto di case e terreni ne sanno più di quanto il mestolo può saperne della pentola. Appena un paio di giorni e l'intermediario lo andò a trovare a scuola, proponendogli la locazione di un appartamento in zona piuttosto centrale, un primo piano, con ingresso indipendente, abbastanza ben messo ed arredato, di dimensioni ottime per le esigenze di una famiglia di due persone. La conversazione si svolse nell'androne del plesso scolastico, dove il bidello, dalla sua guardiola, quasi senza volerlo, ascoltò quanto bastava per capire che quel giovane maestro stava per cacciarsi in un grosso guaio. Si sentì così in dovere di dargli un sano e disinteressato consiglio e tiratolo in disparte, con aria misteriosa, gli aveva sussurrato in un orecchio: "professore, lasci perdere quella casa, ascolti uno che le potrebbe essere padre". Ma un po' perché il quartiere gli piaceva, un po' perché il prezzo dell'affitto era allettante, l'insegnante aveva già deciso in cuor suo di stipulare regolare contratto di locazione per un anno, rinnovabile tacitamente alla scadenza. Gli aveva pure procurato alquanto fastidio che un semplice ausiliario della scuola si fosse presa la libertà di dargli consigli non richiesti su affari che non lo riguardavano.

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4 commenti:

  • Massimo Bianco il 09/02/2012 16:29
    Sarà forsè perchè la parte onirica sommata a quella "reale", con sta casa che un po' loro due ci sono e un po' no e non si capisce dove abitino, crea confusione, tant'è che il racconto non mi quadra del tutto. E poi trovo i protagonisti troppo freddi, senz'anima, mentre l'avventura non dà brividi. E poi 'sto napoletano che considera l'agrigentino come terzo mondo rispetto alla sua "alta" civiltà mi irrita. È ben scritto e si legge bene e non lo posso certo consierare negativamente, anzi, tecnicamente è ottimo, sarebbe ingiusto da parte mia sostenere il contrario, tuttavia non mi entusiasma.
  • alta marea il 04/02/2012 23:15
    Non vorrei aver capito male ho letto solo la prima pagina, mi ripropongo di finirlo, mi pare di aver letto che aveva trovato una casa con contratto per un anno, poi in fondo leggo, che il parroco gli ha procurato una stanzetta? chiedo scusa se ho capito male io saluti
  • mariateresa morry il 04/02/2012 17:33
    Si tratta di un buon lavoro letterario. Personalmente l'ho sentito u po' troppo perfetto. Non ho colto un particolare stile personale, se non, ripeto, la valida redazione in lingua italiana. Come scrittore avrei osato un po' di più, se posso dire... la vicenda in sè è anche ricca di molti personaggi, ma vincolata troppo alla ricerca di una encomiabile forma espositiva.. Non me ne voglia Ignazio accetti questa osservazione ( non una critica) da un Acquario laureato in Legge come lui...
  • Anonimo il 04/02/2012 14:38
    Urka... che racconto. bello è dire poco, dovrei usare un superlativo, anche se non mi piace farlo... meriterebbe una recensione adatta allo stile dell'autore, ma io vorrei parlare piuttosto del contenuto, che mi è piaciuto molto e che, se non è una specie di favola sentita in giro per il mondo, denota una gran fervida fantasia. fantasia che a me manca e che ti invidio... per la verità ti invidio anche quella scrittura che sfoderi, pulita, ineccepibile, chiara e pur tuttavia forbita. Anch'io da giovane scrivevo in questo modo diciamo ottocentesco, con periodi lunghi ed elaborati. poi mi hanno convinto a metter giù frasi leggermente meno toste, brevi, immediate. Nei commenti invece esce la mia logorrea o grafomania... ovviamente massimo del gradimento e tra i preferiti.
    P. S. proprio perchè merita ti segnalo una dimenticanza, o refuso, non saprei... ma può essere pure che mi sbagli perchè per come è scritto bene questo brano mi sa che anche tu, come me, lo hai riletto più e più volte. Comunque eccolo, in prima pagina..."Pur tuttavia, con passare dei giorni,"... manca l'articolo. ciaociao

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