Avevo fortunatamente trovato posto a sedere sul tram n. 16 circolare destra, direzione collina, quando, in prossimità del Palazzo Nuovo dell'Università, sale un tipo strano, sulla sessantina, allampanato, magro e lungo, una via di mezzo tra un barbone pulito e un intellettuale trasandato, con una cartella sotto il braccio. Sento che sta chiedendo a tutti i passeggeri se hanno un cellulare, perché ha bisogno di fare una telefonata urgente; si offre di pagare, beninteso. Tutti, uno dopo l'altro, si rifiutano, negando di essere in possesso di telefonino.
Io penso, vigliaccamente, adesso mi alzo e mi posiziono vicino all'uscita, così quando arriva da me gli rispondo che devo scendere, anche se non è vero, e risolvo il problema.
A ben pensarci però, la soluzione un po' ipocrita non mi soddisfa granché, e resto seduto, mentre il personaggio continua la sua questua, avvicinandosi sempre di più. In men che non si dica è arrivato al mio vicino di sinistra, un signore molto ben vestito, giacca e cravatta, scarpe lucide, probabilmente almeno due telefonini addosso. Anche lui nega di averlo, e non gli scappa neppure da ridere. Mi vergogno per lui e aspetto il mio turno.
Ci siamo: "Lei ce l'ha il telefonino?".
Certo, rispondo io.
"Guardi, se potesse farmi la cortesia, io ho davvero bisogno di fare una telefonata urgente, le dico il numero, lo compone lei stesso e poi mi passa il telefono, io parlo con la persona e glielo restituisco subito, pagando il disturbo".
Non sono molto convinto dell'innocenza della proposta, ma decido di correre il rischio, tiro fuori il telefono, compongo il numero dettatomi e glielo passo, tra gli sguardi di disapprovazione di tutti i passeggeri.
A questo punto Ceronetti (non era lui ma gli assomigliava parecchio) inizia a parlare, in dialetto, con un tono di voce altissimo, quasi gridando: "Papàaaaa! Sono ioooo! Sto arrivandooo! Eh, c'è stato un contrattempo, poi ti spiego, ma non preoccuparti, tu incomincia a preparare la tavola, ché tra un momento sono lì, sì, sì, stai tranquillo!".
Mentre parla, gesticola e va avanti e indietro per il tram, a volte avvicinandosi pericolosamente alle porte di uscita, mentre i passeggeri allibiti mi spronano: "Ma gli vada dietro, gli stia vicino, diamine!"
...
"Quanto le devo?" mi fa, restituendomi il telefonino. Niente, si figuri.
"No, no, è giusto che Le paghi la telefonata!" Non è necessario, non si preoccupi, e poi sono arrivato, devo scendere.
Non era vero, ma cominciavo a trovarmi a disagio con gli altri passeggeri...