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Era un glorioso cappello da bersagliere
Il nonno materno Bepi, artigiano della pasta all'uovo e cacciatore con pochi risultati, era un Cavaliere di Vittorio Veneto. Una onorificenza molto tardivamente riconosciuta dallo Stato Italiano ai cosiddetti Ragazzi del '99 , ossia del 1899, ci quali altri non erano che l'ultima generazione chiamata a battersi cruentamente sul fronte del Piave nella guerra 1915-1918. Tutti " bòcia " di diciott'anni. Ragazzi, soldatini mandati all'assalto alla baionetta contro gli Austriaci.
Questo generoso Stato, allorchè questi ragazzi erano già alla soglia dei 70 anni di età, si decise di onorarli per il loro coraggio e sacrificio, con un Cavalierato e una medaglina, al seguito di una pensione miseranda di poche migliaia di lire. Oculatamente, lo Stato, attese che questa generazione fosse in procinto di estinguersi prima di erogare l'onorificenza, ma soprattutto la pensioncina.
Di quel tempo bellico, il nonno conservava una fotografia che lo mostra giovanissimo, in divisa da bersagliere, con un elmetto in capo dal quale scende, fino alla spalla, un magnifico ed abbondante piumaggio, credo di gallo cedrone.
Narrando della guerra sul Piave, che in effetti è fiume sacro alla Patria, da quanto fu tinto di sangue di giovani, Bepi aveva sempre questo ricordo ricorrente, ossia dell'essere stato spinto dai comandi militari all'assalto alla baionetta contro i "todeschi", oltre le sponde sassose del fiume che " mormorava " allora, come oggi...
" Però mi la grapa no la volevo bèver e no la gò mai bevùa", egli sottolineava con orgoglio. Infatti gli ufficiali, al fine di incoraggiare le truppe a questa azione di guerra che, in sostanza, era quasi un corpo a corpo all'arma bianca con il nemico - dovendosi l'un l'altro infilzare- davano a forza ai soldati generose quantità di grappa, perché non venissero attanagliati dall'orrore e non fuggissero.
A pensarci, dubito che mio nonno, buono com'era, abbia anche solo potuto ferire un soldato nemico con la baionetta, ma la guerra è guerra e comunque era suo diritto difendere la propria vita. Se poi dietro la vita, c'era anche la Patria, tanto meglio.
Di quell'epoca bellicosa e del suo onore di soldato, erano rimaste a mio nonno due cose a lui carissime: l'elmetto con piumaggio variegato, color bruno verde rame e i cordoni di ordinanza per adornare la divisa.
I due cimeli erano stati conservati in una cappelliera e riposti prima rispettosamente sopra l'armaròn ( armadio) della camera da letto, poi, passando il tempo e il ricordo, furono portati da mia nonna in soffitta. E li rimasero accantonati per svariati anni, credo decenni.
L'episodio che narro, io non l'ho vissuto direttamente, ma mi è pervenuto per tradizione orale da mia madre che fu presente alla scena, assieme ai fratelli.
Si dice che il Bepi, diversi anni dopo, preso dalla nostalgia di quella sua storia di giovane bersagliere, avesse cercato la cappelliera per rivedere il " suo " elmetto e i " suoi" cordoni. Non trovando nulla sopra l'armadio della camera da letto, cominciò a cercare in giro, fin tanto che la donna di servizio, infastidita da tanto " remenàr " ( rovistare) , non gli disse: Sìor Bepi el vada in sofìta, che credo che la roba la sia finìa là.
E là, venne trovata. La cappelliera polverosa stava sopra un vecchio banchetto dove i figli da piccoli e in estate , avevano fatto i compiti davanti alla finestruola dell'abbaino aperta sui tetti dei Tolentini.
Portata giù la cappelliera, il Bepi si accinse ad aprirla con un certo tremore. O quanti ricordi sarebbero sortiti non appena fosse stato sollevato il coperchio in cartone!
Non appena tolse l'elmetto dalla scatola, al nonno venne una specie di collasso. L'elemetto sì, c'era tutto, ma il meraviglioso piumaggio, onore del bersagliere, era ridotto ad un moncone rosicchiato, un residuo di pennacchio scorticato. Da un grosso buco sul fondo della cappelliera, s'era capito che un topo aveva letteralmente spiumato l'elmetto.
Vedendo la faccia del padre, i figli presenti cominciarono a ridacchiare e darsi di gomito.
" Un sòrze se ga magnà el penàcio... E i me' cordoni? " chiese quasi con un fil di voce il Bepi, deluso a morte.
Infatti non c'era traccia dei due cordoni d'ordinanza, da indossare nelle grandi occasioni.
Si fece avanti la nonna, con aria tranquilla come se quello che stava per dire fosse la cosa più naturale del mondo. " Bepi, i cordoni i gò usài mi, ani fa, par farme i màneghi de la sporta... queli de prima i giera da butàr".
Il topo gli aveva distrutto il copricapo glorioso, la moglie aveva usato gli sfavillanti cordoni d'ordinanza per farne manici ad uso di una borsa... mio nonno si sentì infuriare.
Mia madre ricorda che il Bepi , uomo noto per la sua bonomia e mitezza di carattere, tirò giù qualche imprecazione, non si sa se contro il ratto o contro la nonna, e poi si chiuse per due giorni in un risentito silenzio.
La storia dell'elmetto e dei cordoni è tra le più gettonate presso le generazioni successiva della famiglia.
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1 recensioni:
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- sull'armadio già c'era il fucile e la cappelliera ingombrava troppo. un minimo di pensiero avrebbe posto il fucile in soffitta, visti anche gli scarsi risultati, e la cappelliera li sull'armadio che si sarebbe salvata dal topo ma non dalla moglie. A tal proposito anche se il bepi era una pasta d'uomo non m'avrebbe stupito vederlo montare la baionetta sul fucile e scaricare lo sdegno su donna e topo all'arma bianca. Troppo divertente questo racconto e i personaggi che ormai conosco mi fanno sorridere di ogni loro storia che magistralmente racconti. bravissima
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