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Sotto il segno della continuità: Dalle resurrezioni del Cristo a quelle di San Francesco e Santa Caterina
Quante volte abbiamo pensato alla morte come all'ultimo capitolo dell'esistenza, trascurando o peggio dimenticando che il fine dell'uomo non è di certo la solitudine o la sofferenza, ma l'irragionevole (razionalmente parlando) bagliore della resurrezione che sovverte il nostro ordine mentale e apre interrogativi e speranze verso la realtà incorporea, percepibile per intuizione, ma accessibile solo per volontà divina.
I Vangeli raccontano della resurrezione del Nazareno, ma parimenti ci illustrano altri tre prodigi simili compiuti in vita da Gesù e sono: la resurrezione del figlio della vedova di Nain e quelle della figlia di Jairo e di Lazzaro. Dentro una bara, sopra un letto o dentro una tomba, Gesù ridona la vita in qualsiasi luogo, indipendentemente dall'arco temporale in cui è avvenuta la morte o dal tipo di infermità del beneficiato.
Per noi Dio compie grandi meraviglie e talvolta a qualcuno affida un incarico eccezionale. San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena, compatroni dell'Italia, aderendo perfettamente al progetto salvifico di Dio, si sono resi protagonisti di eventi che hanno oltrepassato i confini della fisicità e del comune senso della razionalità, lasciando stupefatti i testimoni delle rispettive epoche.
Fra' Tommaso da Celano contemporaneo e biografo del poverello d'Assisi racconta nel trattato dei miracoli che una nobildonna originaria di Monte Marano presso Benevento, molto devota a San Francesco a seguito di un male, muore. A tarda sera, davanti ai parenti ed ai rappresentanti della Chiesa sopraggiunti per una veglia di preghiera, la nobildonna già defunta da alcune ore, si solleva dal letto e chiede di essere confessata tra lo stupore generale. Agli increduli astanti, lei spiega che grazie all'intercessione di San Francesco le è stato permesso di tornare in vita, perché dichiari nella segretezza della confessione un peccato non dichiarato. Terminata la confessione, la donna lascia nuovamente questo mondo, stavolta per vivere stabilmente nella pace del Signore.
Molti sono i fatti simili a quello raccontato, sono stati raccolti con perizia da Tommaso da Celano, nel testo: "Vita di San Francesco d'Assisi" edito da Porziuncola. Il libro pur non avendo la stessa valenza della parola di Dio, può essere un valido conforto nei momenti difficili, oltre ad essere un ponte di collegamento tra i datati miracoli evangelici con i più recenti, ma non meno stupefacenti, compiuti dal mistico di Assisi.
I fatti avvenuti a Sessa Aurunca (Caserta) hanno dello straordinario e ci suggeriscono che là dove c'è la speranza o la fede dell'uomo, lì arriva in un modo o nell'altro la Grazia o la Provvidenza di Dio. Ed ecco i fatti: il crollo del tetto di una casa fa una giovane vittima. La madre tra i singhiozzi e le lacrime invoca l'intervento di San Francesco e promette che se riceve una grazia, lei ornerà la chiesa con candele e l'altare con una nuova tovaglia ed un fregio d'argento. Nell'immediatezza non accade nulla, ma a mezzanotte circa, il corpo inanime del ragazzo comincia a stirarsi e a cercare conforto dal freddo della notte.
Forse non tutti sanno che nella biografia del San Francesco esiste una resurrezione compiuta dal Santo, quando questi era ancora in vita. Si racconta che nei pressi di Pomarico (tra Potenza e Matera in Lucania) una ragazza cagionevole di salute, muore. Saputa la notizia, San Francesco cerca di consolare la madre, poi come illuminato, le dice: "Non piangere, poiché la tua lucerna già del tutto spenta ecco, io le restituirò la luce" e avviene la resurrezione dell'unica figlia tanto amata dai suoi genitori. Non so... ma secondo me questo racconto presenta tante analogie con l'episodio del figlio della vedova di Nain (vedi, Luca: 7, 11-17).
Dopo la morte di San Francesco, il corpo appare in visione a tre francescani ed al vescovo di Assisi. Uno dei frati racconta: "Il corpo del Padre beato era decorato delle stimmate, non come quelle del Cristo poiché non presentavano le forature dei chiodi, ma le mani ed i piedi del Padre avevano chiodi di carne di color brunito del ferro, mentre il lato destro del costato era arrossato di sangue. Il colorito della pelle non era bruno, ma piuttosto bianco-lucente e le membra sembravano elastiche e morbide e non rigide. Sembrava un fanciullo, piuttosto che un uomo appena morto".
Non meno interessante è la biografia minore redatta da fra' Tommaso da Siena detto il Caffarini su Santa Caterina da Siena, nella quale si racconta di una resurrezione operata in favore della Santa. Il decesso coglie di sorpresa tutti ed in poco tempo la casa dei genitori di Caterina si riempie di frati dell'ordine dei Predicatori e di suore Mantellate. Trascorre qualche ora (quattro o forse poco di più) ed il corpo della mistica riprende miracolosamente vita. La gioia dell'evento è condivisa da tutti, eccetto da Santa Caterina che non chiedeva altro che di unirsi per sempre al suo Sposo mistico. Nei successivi tre giorni e tre notti, Caterina piange lacrime di delusione. Al fatto miracoloso assistono: fra' Bartolomeo Montucci, fra' Giovanni da Siena, suor Caterina di Ghetto e suor Alessia Saracini.
Ma c'è un altro episodio della vita della Santa che esprime quanto il cuore di Dio tenda più alla misericordia piuttosto che alla giustizia. Monna Lapa (diminutivo di Jacopa) madre di Caterina si ammala di una malattia mortale. Con dedizione e coraggio la figlia tenta di preparare la madre al trapasso, ma quest'ultima di morire non ne vuole proprio sapere. Anzi, chiede che Caterina preghi per la sua salute. Per obbedienza Caterina prega, ma la madre ugualmente muore. Soccombe nella completa mal disposizione d'animo. La mistica sa che la madre dovrà a lungo purificarsi, però ricordandosi di una promessa divina chiede a Dio che questa venga osservata e cioè che nessun membro della sua famiglia conosca dopo la morte, la pena.
Bello ed intenso è il dialogo tra la Santa e Dio di cui riporto lo stralcio finale: " ... Signore mio, che io non rimanga così ingannata. Non partirò viva dalla tua santissima presenza, se prima non mi renderai mia madre". Quanta virilità spirituale! E Dio concede a Monna Lapa la resurrezione. All'episodio assistono più testimoni. È l'ottobre del 1370.
Per noi credenti la resurrezione del corpo è l'assicurazione e l'anticipazione della resurrezione dell'anima; la pasqua dalla schiavitù del peccato, alla libertà della figliolanza divina. La morte non può essere considerata un tabù, o una paura a tutti i costi da esorcizzare; la morte dovrebbe perciò essere considerata una sorella amata, il viatico verso la vita eterna. E le resurrezioni di San Francesco d'Assisi e di Santa Caterina da Siena sembrano che vogliano così confortarci: "Non abbiate paura! La vera morte è quella dell'anima!"
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1 recensioni:
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- disse Gesù : se aveste fede quanto un granello di senape... comandereste alla montagna di muoversi... ed essa, si muoverebbe...
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