Aveva una stramaledetta voglia di gridare, ma quel sielenzio le tagliava il fiato, non poteva raccontare a nessuno il motivo che la carcerava, avrebbe ricordato ciò che era e questo la faceva rabbrividire per il semplice fatto che adesso, lei, non esisteva più. Cuccioli d'inferno nel suo cuore, la divorano ferocemente. Bocconi di veleno, condanna capitale, pena essenziale per ciò che aveva fatto si che la infettasse. Si rese conto del fatto che esiste il male e la facciata, un gioco di colori e belle note, profumi inebriati di piacere, rumori sordi e grida soffocate, sentore che riflette in uno sguardo, di chi ha un oggetto e ruba un sogno, recriminazioni preannuciano fatali il momento della scomparsa, niete si sarebbe dovuto sacrificare, solo la bellezza di non ammazzare una magia elementare, che aveva reso divino un gesto di primitiva essenza. Pedina di una scacchiera di cristallo, presa a calci dal rischio della vita, giocattolo di latta ormai usato, deposto con un caro ben servito, in un angolo per non recar disturbo, che tanto quella voce ormai è lontana. Così trattata come una Puttana, una Venere estirpata dal suo trono, giace ormai pari a morta sotto un ponte, il suo spirito è stato derubato. Una donna che non profuma di primavera, ma odora di brace e di carbone. Uccisa dal suo stesso pensare, violentata dalla sua stessa natura, vestita di un elegante dolore, invisibile al sogno che l'aveva divorata, trascinadola in una mischia avvelenata. Sopravvive all'ennesima prova, innalza il calice del suo veleno, risponde con eleganza: è scesa giù all'inferno ed è ritonata più forte di com'era. Un'altra donna non vedrà più i sui figli perchè è stata assassinata, un'altra è vittima di abusi, un'altra ha solo gli occhi chiusi, un'altra è ormai vecchia, un'altra è figlià di Hallà, una guida il suo suv e sclera, una porta a spasso un cucciolo col collare di diamati, un'altra fa la cassiera, una è casalinga, una è principessa, una e per strada che fa la mignotta, una è infermiera volontaria, una è in carriera, una è suora... Ci sono orchi pronti a divorare, carnefici del bene e del male, dei mostri che uccidono senza pensare, tutto è patinato di veleno, ci sono vittime e carnefici del tempo, ci sono Donne e Femmine... non esiste il sesso debole è una cazzata, non credo a chi dice bisogna festeggiare tutti i giorni e non solo l'otto marzo la donna, sono frasi fatte e fesserie. L'otto marzo è la festa della donna giornata che ricorda sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo, quindi va festeggiato per questo, non servono fiori, ne serate di baccano, occorre pensare riflettere e essere degne della D di Donna che portiamo.