Avete mai osservato dei pesci in un acquario? Cosa fanno tutto il giorno. Nuotano. Girano. Faranno, in un giorno, lo stesso percorso almeno mille volte, ma poi? Non possono girare in tondo in eterno. Si stancheranno dopo un po', e mi chiedo se sanno di essere in trappola. Inizialmente pensavo che i pesci non si rendessero conto di nulla, ma, osservandoli bene, mi sono resa conto che nel loro piccolo anche loro si accorgono di quello che accade. Fissando il vetro della loro prigione chiedendo, anzi implorando, di poter uscire e rivedere un'ultima volta un habitat a loro consono. Ecco cosa siamo; anime imprigionate in un corpo che fissano il mondo sperando in una liberazione che arriverà solo con la morte, cosa considerata negativa nel pensiero comune, ma, per me la possibilità di trovare un habitat ideale. Ma per il momento non mi sento ancora pronta per un salto così grande.
Ogni persona è un grande bunker, pieno d'informazioni riservate, divise con pochi. Forse il mio è leggermente troppo protetto, non riesco, neanche di mia spontanea volontà, a far trapelare informazioni. Mi limito a registrare i comportamenti altrui cercando di decifrarli con calma nel mio piccolo bunker estraniandomi dagli altri. Ormai i miei compagni avranno capito che non sono molto aperta, almeno aperta, perché se no sono ancora più stupidi di quel che io, nel mio bunker, ho capito. Sono stupidi, sì. Questa parola va a pennello alle mie conoscenze; tutti a far capire i loro sentimenti fidandosi di tutti, io mio chiedo perché. Perché? Perché devono andare in giro a raccontare le loro storie a tutti senza un minimo di buon senso, senza che il pensiero che qualcuno possa rivelare in giri i loro sentimenti più intimi alle crude opinioni delle persone. Piacere, sono Alisée; è un nome francese, l'ho ereditato da mia madre che, per l'appunto, era francese. Ha incontrato mio padre quando lui era in viaggio d'affari a Nîmes. Si sono sposati dopo due mesi. Un po' presto, no? Crescendo ho capito che mia madre era in fase terminale e quindi voleva godersi i suoi ultimi mesi, sette per essere precisi, giusto il tempo di mettermi al mondo. Da quello che mi hanno detto ho intuito che è morta prima di partorirmi, mi hanno tirata fuori da un corpo morto, assurdo vero? Forse è per questo che la morte non mi spaventa. O forse è perché sono solo un altro stupido alter ego di quella svitata, sono la numero quattro, il suo quarto alter ego. La ragazza incompresa e addolorata. Prima di me vengono un truccatore leggermente effeminato, una troia completamente svitata e perfino una vecchietta che si lamenta di tutto. Noi quattro formiamo il quadro completo delle emozioni umane.