In ospedale c'è puzza di disinfettante e di cena delle otto.
Non posso fare a meno di notare queii volti straziati dalla vecchiaia e dalla malattia che mi fissano per un attimo e poi tornano nel vuoto.
Piccoli corpi che giacciono immobili nei letti. Lo sguardo assente.
C'è odore di stantio. Ed è lì, a accanto a quei corpi stanchi, che aspetta la morte. In attesa. Siamo tutti in attesa. Se guardassi in quegli occhi pesanti e arrossati ancora una volta, se sentissi di nuovo un gemito sommesso, se uno di loro mi dovesse ancora guardare, scapperei. Oh come scapperei. Codarda, fuggirei. Perché al dolore umano non so tener testa. Perché son incapace di vedere soffrire senza soffrire io stessa.