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Contrasti e segreti
Per una dolorosa esperienza personale mi colpiscono molto i contrasti che nascondono sempre dei segreti. Anni fa sono stata in un posto di una bellezza quasi sconvolgente, un piccolo insieme di isole francesi lontane da qualunque altra località francese ed in mezzo all'atlantico del Nord. Si tratta Saint-Pierre e Miquelon che è una curiosa collettività d'oltremare della Francia. Consta di un gruppo di otto isolotti montuosi situati nell'Oceano Atlantico a sud di Terranova. L'isola più estesa è Miquelon, separata da Saint-Pierre (26 km²) dallo stretto di La Baie. Ebbene in questo posto meraviglioso per il blu del mare e il verde della campagna pare vi siano abitate persone spietate che dapprima si dedicavano ad una strana forma di pirateria, nel senso che essendo uno scoglio insidioso in mezzo all'oceano pare facessero volutamente affondare le navi di passaggio perché poi, salvando i malcapitati, potevano impadronirsi di tutto il prezioso carico e suppellettili e tesori della nave.
Sull'isola esiste ancora oggi una specie di museo che illustra tutti i numerosi naufragi quasi con orgoglio. Essendo poi un avamposto francese in mezzo a territorio canadese, gli abitanti si sono industriati durante il proibizionismo per fiorentissimi commerci di contrabbando di liquori. Ed oggi? Oggi sono tutti o quasi impiegati pubblici che il governo francese invita a rimanere per mezzo di uno stipendio statale e questo paradiso naturalistico è abitato da una strana popolazione di pigri mantenuti: l'unica scusante è il clima terribile che li tiene isolati per un lungo inverno, dove una nave non sempre riesce a raggiungerli tra i ghiacci nordici.
Le bellezze naturali si accompagnano spesso a queste forme di abbruttimento, esistono malghe alpine in posti meravigliosi dove però gli abitanti estivi pare non escano quasi mai dalle buie baite e la dura vita degli alpeggi li rendono scorbutici con gli escursionisti ai quali non sanno nemmeno descrivere i sentieri per le cime che non hanno nessun interesse per la loro esistenza estiva. Si suppone sempre che l'artigianato produca belle realizzazioni manuali, soprattutto in posti isolati. Invece ho visto orribili negozi di artigianato locale dove i manufatti di lana erano veramente commoventi nella loro bruttezza : guanti smisuratamente grandi oppure realizzati in lana terribilmente dura e trattata artigianalmente male, pertanto sempre lievemente puzzolenti.
Ci sono contrasti positivi. In una zona selvaggia della Tanzania una guida masai, straordinariamente affascinata ancora dalla bellezza del proprio ambiente, si è spesa per ore per mostrarci un gruppo di leoni provando forse maggiore gioia di noi nel ritrovarli ed ammirarli. Spesso ritrovo personaggi apparentemente passivi che poi vivono volutamente la natura che li circonda in modo totale e coinvolgente.
Il più angoscioso contrasto riguarda la mia famiglia. I miei genitori si sono sposati per amore e durante il periodo della guerra. Li ho sempre visti affiancati come in una cartolina ideale sostenendosi nella vecchiaia che avanzava, così come erano in accordo nelle questioni grandi e piccole della vita.
Che dire di loro, ricordo ora dolorosamente alcuni dettagli di mio padre nel letto di ospedale, le mani abbronzatissime senza nessun oggetto, né anelli né orologi, pronto all'intervento. Quel viso sofferente ma sereno perché il trovarsi vicino alla compagna di una vita lo rendeva tranquillo, quel darmi disposizioni lucidissime sull'organizzazione delle cose, abituato al comando. In quei momenti era ancora l'uomo energico che aveva sempre una soluzione per ogni problema ed era convinto che quello fosse un piccolo problema di cui si poteva liberare con puntuali ordini da eseguire a carico di altri.
Mio papà al tempo della rottura del femore non era più felice da diverso tempo. La vista gli era calata tremendamente e non poteva più dedicarsi alla pittura. Ha sempre pensato di saper disegnare bene e si è dedicato alla pittura con costanza dopo che il pensionamento gli ha regalato il tempo libero. In realtà la casa no ha più un minimo angolo libero di parete perché ovunque vi sono le tele dipinte da lui. Ma sono brutte riproduzioni di quadri famosi selezionati tra quegli autori che gradiva e che però era in grado di riprodurre. Non sapeva fare i visi e quindi si dedicava a paesaggi e nature morte. Alcune erano riuscite bene ma la maggior parte erano sproporzionate figure di cavalli ( ripresi da Fattori) con colori improbabili perché mio padre è daltonico e quindi non poteva essere lasciato solo neanche nel suo svago perché la mamma doveva indicargli se il colore che stava per utilizzare era un verde oppure un marrone. Il contrasto di una passione con le oggettive capacità.
Mio padre pittore era quindi un piccolo disastro. Aveva poi anche ambizioni verso la musica essendo stonato come la classica campana. Prima aveva tentato di inserirsi in un coro ma era stato allontanato perché disturbava con i suoi gorgheggi stridenti e dissonanti. Gli sarebbe tanto piaciuto poter far parte di un coro. Subito dopo si era lanciato nel suono del mandolino e ricordo con sofferenza le sue esibizioni famigliari. Queste sue ambizioni artistiche erano dei veri tonfi, mentre i suoi pregi sono in una grande e vivace intelligenza, grande spirito organizzativo, un innato dono verso gli affari.
Era un uomo partito da niente che si era conquistato un ruolo di dirigente e poi amministratore in una commissionaria di vendita di auto. Il suo percorso era iniziato a Torino, città d'origine, in seno alla Fiat. Poi aveva trasferito la famiglia di volta in volta dove trovava miglioramenti : Bologna, Firenze, Forlì per finire poi la vita lavorativa a Rimini. Aveva saputo far fruttare i propri fondi e la pensione insieme alle rendite finanziarie consentiva alla coppia di vivere agiatamente in casa di proprietà. Ogni anno facevano viaggi da lui rigorosamente organizzati. Alle soglie di una certa anzianità , avevano deciso di passare almeno due mesi ogni inverno in località dal clima più favorevole: Nizza, Liguria, Sicilia, Ischia, Sorrento. Affittavano piccoli appartamenti arredati oppure stavano in alberghi tipo residence, sempre cambiando destinazione. Il piacere era nella lunga selezione fatta un anno per l'altro.
Dopo essere andato in pensione si era comperato, insieme a degli amici, una cosiddetta pilotina. La usava spesso, quasi quotidianamente per piccoli giri fuori porto ad evitare la confusione della città balneare che si trasforma in una massa informe di turisti.
Lei invece non aveva mai gradito il mare ma lavorava per rendere piacevole la sua barca. Poi però papà ha dovuto mettere la barca in secca perché non riusciva più ad uscire da solo e gli amici si erano lentamente diradati come succede a coloro che hanno il privilegio di rimanere in vita a lungo in una comunità di anziani. Quanto chiacchierava mio padre, sempre di tanti argomenti, rimaneva sempre informato e curiosava nella vita degli altri, prendendo informazioni da questi colloqui e mettendole a frutto. Era un uomo estremamente curioso e molto, forse troppo attivo ed energico. Ora e per la prima volta era bloccato su un letto d'ospedale e doveva dipendere dagli altri, da mia mamma in particolare e lo sapeva. Quella infermità lo ha poi con dolorosi ed inspiegabili eventi condotto alla morte.
Mi ricordo ancora negli ultimi giorni della sua esistenza, steso nel lettino di ospedale, solo questa volta e sofferente con il braccio ancora segnato dall'offesa subita, là dove si era cercato di difendere dalla furiosa aggressione subita dalla persona meno probabile, la moglie e compagna di una vita. Il suo cuore era certamente più sofferente , avrebbe voluto dividere gli attimi dolorosi con la compagna di sempre, causa della sua morte imminente e forse cercava come tutti noi le ragioni di quel gesto estremo.
Ricordo ancora di quando mi ha guardato minaccioso, pensando fossi io a tenergli la compagna di sempre costretta invece agli arresti domiciliari. Mi dici di avvicinarmi ed io penso che tu mi voglia dire qualcosa di intimo lontano dalle orecchie di altri pazienti, invece con un recupero di forze mi dai un pugno improvviso e in pieno volto. In questo c'è tutta la rabbia di aver capito che, forse per la prima volta nella tua vita, non puoi gestire la situazione. Ti senti sconfitto, vuoi rimanere solo con i tuoi segreti. Sei impenetrabile. Non riesco neanche a reagire al tuo gesto, sento le lacrime scorrermi sul viso e il peso di tante cose non dette in tutti gli anni passati. Il contrasto di un amore e di una vita di comando ti ha segnato.
La morte non mi ha mai coinvolto in maniera diretta fino a quella che ha raggiunto mio padre all'età di 84. Ricordo vagamente la scomparsa dei nonni che è avvenuta quando ero troppo piccola per provare un reale dolore, anche perchè non avevo rapporti costanti con loro che vivevano lontano e la loro scomparsa è stata rapida non lasciandomi alcun segno. Poi nessuna altra morte mi ha toccato da vicino.
Mi sono invece esercitata e commossa profondamente nella descrizione delle morti nella letteratura, mi pare di ricordare di aver pensato seriamente alla morte leggendo il Re Lear quando, alla fine della stupenda tragedia. Lear appare sulla scena portando fra le braccia il corpo di Cordelia morta, dopo aver ucciso il servo che l'ha impiccata. La pena di Lear è senza fine. Lo strazio esplode e gli squassa il cuore e Lear muore di dolore. Ho meditato sulle parole asciutte del grande Shakespere per descrivere la morte : "Io so quand'uno è morto e quando è vivo, è morta come la terra". Quindi Re Lear mi ha commosso attraverso la morte in una sola parola.
Mi sono trovata colpita dallo stesso dolore descritto nella tragedia quando quella notte ho ricevuto la telefonata dall'ospedale che in modo freddo e conciso mi comunicava: suo padre è morto.
Non ero abituata nemmeno alla malattia e ai problemi della vecchiaia, anch'essi ben descritti in letteratura e da me visti da lontano Non mi riguardavano, allora, la vecchiaia accompagnata dalla demenza senile, ma neppure i temi classici dell'odio, dell'ambizione, della gelosia. Non conoscevo da vicino l'estremo dolore fisico e interiore, che sfocia in pazzia.
Lui che aveva amato la mamma in modo totale, anche dopo l'aggressione inspiegata. Per tutta la vita ha condiviso tutto con lei ed ora nel momento estremo era solo e senza spiegazioni, tragicamente abbandonato.
La cosa sorprendente era la mamma che non aveva una parola per te, non chiedeva come stavi, non ti cercava al telefonino da me lasciato apposta per brevi colloqui anche in ospedale, e così tu che eri il più debole ti sei trasformato in aguzzino e lei che era l'aggressore in vittima.
Mia mamma è il simbolo del grande contrasto. Oggi ha la venerabile età di 93 anni all'epoca dell'aggressione a mio padre ne aveva 84. Erano sposati da 60 anni e quel giorno dell'autunno la mamma ha tentato di uccidere mio padre, lo ha fatto lucidamente e in un modo che richiede fermezza e determinazione, con una serie di coltellate.
Mio padre è morto, non solo per le ferite subite dalla moglie, ma perché l'ultimo scampolo della sua esistenza lo ha sconfitto e non è riuscito a reagire alla sorpresa e delusione di aver subito violenza proprio dalla moglie, la prima ed unica volta che è successo nella sua esistenza si è reso conto che non è stata una reazione improvvisa, un raptus, ma una determinata scelta inaccettabile e inspiegabile.
Questa donna è stata capace di una inaudita violenza ed era sempre stata invece una donna mite, parlava poco ed anche ora la sua voce da vecchia ha un tremolio così marcato da sembrare artificioso.
La casa di mia mamma odora di pulito, sono i sacchetti che mette dentro gli armadi a salvaguardia della lana, sono le essenze profumate dei tanti bottiglini di profumi del bagno, è il sapone di marsiglia che sovrasta le combinazioni chimiche dei prodotti commerciali che non ha mai gradito.
Mia mamma ha uno sguardo da vecchia, ora ci faccio caso con una nuova intensità , ed ho iniziato a indagare a cosa c'era dietro quegli sguardi. Penso alle sue stagioni passate e recenti. È il suo sguardo non più brillante come quello di un bambino ma tuttavia fresco e curioso. Mentre la osservo in quei momenti tragici e anche dopo vedo pagine di storia sfogliate in pochi secondi, pagine a me ignote. Eccoti seduta e vestita di tutto punto, immobile nella confusione generale creata da poliziotti, infermieri e testimoni, che si trovano tutti insieme in quella tragica mattinata. Stai rilasciando una dichiarazione all'ispettore della questura: <Sono stata io ad aggredirlo, lo volevo uccidere, poi lui mi ha obbligato a chiamare il 113 sollecitando un intervento. Ho detto al telefono che ho ucciso mio marito.>
Era invecchiata di fianco a lui ma sempre lucida e sana mentre lui ti invecchiava di fianco in modo devastante. A mano mano che lui si spegneva tu eri più forte ed insofferente. Un tempo non sapevi dove era la banca, oggi investivi e disinvestivi il patrimonio famigliare e l'autonomia che da sempre attribuivo alla coppia era scivolata lentamente nelle tue mani. Sei sempre stata dall'apparenza fragile e signorilmente misurata in ogni manifestazione. Non ti ho mai visto alterata però non mi ricordo grandi manifestazioni di affetto. Non sei mai agitata e la tua vita mi è sempre sembrata ordinata e pacata. Una casa ordinatissima e pulita, ogni cosa al suo posto con precisione al limite del maniacale: un sacchetto per i sacchetti, una pila di indumenti suddivisi per colore e stagione. I rocchetti del filo suddivisi per colore, i fili di lana avanzati selezionati per spessore, i bottoni in altrettante scatole a seconda del colore tutte cose accumulate negli anni e disposte ognuna al proprio posto e suddivise in altrettante scatole, cartelle, scaffali senza il minimo errore.
La stessa cosa probabilmente ha caratterizzato la tua esistenza: un marito che doveva fare le cose da uomo, nelle quali includere le incombenze della vita quotidiana mai e poi mai hai dovuto affrontare le sfide di un rubinetto perdente, di una lampadina fulminata di un televisore capriccioso.
A te invece il regno domestico senza possibilità di intrusioni, la scelta delle cose da acquisire giornalmente, la cucina, le donne delle pulizie i giorni di bucato e quelli delle grandi pulizie. Ognuno nel suo ruolo, confini rigidamente marcati e cose perfettamente suddivise.
Il tuo uomo decideva i viaggi da fare e la compagnia che con il tempo non gradivi più. I luoghi dove andare d'estate quanto rimanere e quando tornare. Questo senza possibilità apparente di discussione ma chissà perché sempre di tuo gradimento.
Cosa pensare al di là della fredda cronaca: per la prima volta nella sua esistenza la mamma si era trovata in grandi difficoltà, il riserbo che ha sempre caratterizzato l'evidenza dei fatti personali non le ha permesso di confidarsi con le figlie di una situazione per lei diventata intollerabile. Ma questo è sufficiente? Evidentemente ha accumulato insofferenze negli anni fino a quella esplosione e se la mia colpa è non essermi accorta di nulla, la sua è quella di non essersi confidata con nessuno. <Papà ultimamente chiacchierava con tutti quelli che incontrava ed io mi annoiavo a sentire le sue stupidaggini, pensa che mi sono comperata un seggiolino tipo ombrello e quando lui si fermava a chiacchierare con una qualunque delle vittime mi sedevo e aspettavo, la mia mente andava lontana per non sentire le banalità che diceva>
In realtà tu hai acquisito una autonomia all'età di 84 anni, sei cambiata, hai pensato di meritarti altra compagnia, banalmente sei entrata in contrasto profondo. Le tue letture si sono fatte più profonde, romanzi difficili da te divorati senza inforcare gli occhiali, proprio mentre lui ci vedeva sempre meno e assorbiva tutte le stupidaggini della televisione. Il suo unico passatempo era diventato chiacchierare e te così gelosa dei tuoi spazi e silenzi non sopportavi la vicinanza di persone che consideravi ora stupide. Volevi leggere, approfondire e non avevi tempo per questi passatempi banali da perditempo, presenze considerate ignoranti di cui il nonno si contornava per passarsi le giornate, perché la vita degli anziani è questa, parlare ed essere ascoltati. E parlavano sempre di soldi e del tempo, come il parroco che era effettivamente una persona non bella ma straordinariamente a portata di mano per i rapporti superficiali di cui il nonno aveva bisogno. Per ore il nonno e il parroco parlavano di niente e la mamma la immagino, facendo sempre finta di trafficare su qualcosa, subiva, accumulando con tensioni quelle chiacchiere stupide e ripetitive.
Forse in quei momenti si è soffermata ed ha visto la sua vita futura, con papà invalido e sempre più ingombrante e lei di fianco ancora e sempre, perché così vogliono le regole e convenzioni non scritte, entrate a far parte del suo essere. Senza rendersene conto soffriva perché era lentamente, inesorabilmente e profondamente cambiata ed ha voluto e dovuto interrompere questa sequenza e così semplicemente ha deciso di uccidere per la sua libertà e per il suo egoismo. Ma mi è madre e devo capire se è così semplice annullare una vita con la volontà di farlo.
Quante volte ognuno di noi ha impeti di odio e freni che trattengono da soluzioni estreme. Lei no, in quella notte tragica ha deciso lucidamente di finire il compagno di sessant'anni di vita in comune perché non più all'altezza della vita coniugale, è vero ci vuole coraggio. Anche nel seguito è stata coraggiosa e dura. Ha seguito la vicenda giudiziaria, ha deciso di andare a vivere da sola, mi ha seguito nella scelta degli avvocati e nella linea difensiva, ha deciso di affrontare e chiudere la storia processuale senza rimandare all'infinito la sentenza, cosa possibile nella legge italiana. Non ha cercato scorciatoie e si è davvero dimostrata forte e lucida, tanto che talvolta mi sono interrogata se non avesse premeditato tutta la storia da lungo tempo. <La terribile vecchietta> dicono tutte le persone che vengono a vedere di chi si tratti e rimangono poi sbalorditi dalla fragilità dell'aspetto e dalla dolcezza degli atteggiamenti.
Lei i ha reagito con freddezza alla morte del marito di cui era responsabile indiretta. Ha pagato con gli arresti domiciliari e ha passato il tempo in segregazione e lei che si ricorda dei romanzi fa le stesse cose, su e giù e ginnastica metodica e una enorme quantità di limoni che succhia, quasi non le dessimo sufficienti vitamine. Forse è matta per davvero.
Si è poi ripresa e ora e ancora passa il tempo leggendo, lavorando a maglia e disperdendosi in tutti quei passatempi di chi è sereno, determinata a riprendersi la sua vita anche se è una persona della quarta età. Il rendermene conto mi ingiuria, penso al povero papà che è morto senza poter dare e ricevere perdono se aveva delle colpe e senza il conforto dell'unica persona mai amata veramente.
Lei non ha più parlato del marito, solo una volta mi da detto che ha paura di incontrarlo nuovamente dopo la morte. Ed io non riesco più a vedere delle persone anziane che camminano affiancate senza pensare a quali segreti e drammi siano nascosti dietro la loro apparente complicità, così come i miei genitori nascondevano il loro dramma.
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