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Il caos di massa della comunicazione web
Il Moscone: - Caro Bruno, oggi tutti scrivono, messaggiano (o massa -ggiano?), chattano, postano, tutto è tritato e dilaniato dalle parole; e quanto oggi ancora sembra troppo duro per le zanne dell'ammasso degli omologati, domani, escoriato e scorticato, penderà sanguinante da mille fauci.
Tutti comunicano, tutto passa inascoltato; quand'anche uno annunci la propria saggezza con un impianto voci degno di una rock-band di heavy metal, i bottegai del mercato globale ne copriranno il suono col tintinnio dei loro centesimi.
Tutti scrivono, messaggiano (o massa-ggiano?), chattano, postano, nessuno che voglia ascoltare. Tutte le acque si precipitano cicaleccianti e scroscianti come getti di piscio nell'oceano ma ogni ruscello fangoso e merdoso sente solo il proprio scroscio d'orina.
Tutti comunicano e tutto finisce in fumo, nulla che vada a finire in una sorgente profonda.
Tutti a fare coccodè e chicchirichì, ma nessuno che voglia covare un uovo e cantare fiero e gioioso l'alba di un giorno nuovo.
A questo punto ti chiedo, caro Bruno: Nietzsche diceva che bisogna avere dentro di sé il caos (di qualità) per partorire una stella danzante; non ti sembra che il caos di massa stia invece creando solo dei grandi greggi di pecoroni-zombies?
Bruno Corino: - In Italia, tra non molto, il numero degli autori supererà quello dei lettori. Se un tempo, ad esempio, in proporzione, ogni autore poteva almeno contare su 100 lettori, oggi, a occhio e croce, un'autore può contare solo su se stesso.
Si potrebbe parlare di una vera e propria grafomania. Forse, l'arcano è cominciato con i cellulari. Poter scrivere un sms e inviarlo sincronicamente a 100 utenti ha provocato una vertigine celestiale. Senza dubbio. Con il cellulare si potevano scrivere brevi versi e darli a leggere a tanti ignari lettori.
Ma l'esplosione si è avuta con il web. Nel web si possono scrivere diari in pubblico. È sufficiente aprire un blog, iscriversi a una lit-community per diventare autore. E così abbiamo scoperto che in Italia esistono più autori che lettori. E poi non dobbiamo dimenticare che "pubblicare" un libro, al giorno d'oggi, è la cosa più facile al mondo. I siti sono invasi da annunci pubblicitari del tipo: "Hai scritto un libro?".
Qualche studioso si lamenta che il Italia mai il livello di istruzione è sceso così in basso. Da parte mia mi lamento che mai in Italia l'insegnamento universitario era sceso così in basso. Ho la sensazione che la mediocrità (senza voler dare a questo termine un'accezione negativa, ma puramente statistica) trionfi ovunque.
Faccio un esempio personale. Quando mi sono iscritto all'Università di Roma "la Sapienza", a Villa Mirafiori insegnava il fior fiore del pensiero filosofico italiano. Senza fare un lungo elenco, nomi quali quelli di Giannantoni, Sasso, De Mauro, Colletti, Casini, Merker, Cellucci, ecc. erano nomi che io conoscevo già ai tempi del liceo. Ho dato un'occhiata all'elenco dei docenti che insegnano ora in quella Università. I docenti di terza generazione sono sì e no delle ombre della caverna platonica. Vivono di luce riflessa. Giovani (si fa per dire) studiosi arrivati precipitosamente al crepuscolo.
Dico Roma "La Sapienza" perché un tempo era il vertice dell'insegnamento italiano. Se questi docenti sono adesso il vertice, cosa accade, mi domando, in periferia? Quale nuova linfa riusciranno a dare alle future generazioni?
"Se Dio non esiste, tutto è permesso". Giusto? Se la Grandezza non esiste, tutto è concesso. Giusto? Anche in questo caso un nesso c'è. Basta cercarlo. Si ha la forza di volerlo cercare?
Ci sarà un nesso tra questa grafomania diffusa e la bassa qualità dell'offerta universitaria? Perché quei giganti non sono riusciti a generare altrettanti giganti, ma soltanto dei manuali del pensiero? Altro mistero di cui mi sfuggono le coordinate. Anche costoro sono "autori" che si leggono tra loro. E continueranno a scrivere ancora di Kant, Hegel, Wittgenstein e Heidegger, come ai vecchi tempi. Come gli autori delle lit-community scrivono di amori finiti, di tramonti, e di albe. Già perché non si finisce mai d'abbracciare un'alba, come non si finisce di fare carriera riducendosi a mero ripetitore dell'altrui pensiero. Attenzione: perché costoro sono filologi puri, gente capace di discettare pagine e pagine su una locuzione, capace di spaccarti un capello in quattro.
La creatività? Lasciamola stare agli idioti di famiglia. In fondo, a pensarci, non si conquistano cattedre universitarie con la creatività, ma soltanto sconfitte. E chi ama più le sconfitte?
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l'autore Mauro Moscone ha riportato queste note sull'opera
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