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Il direttore M. (seconda puntata )
Gli bastò una pagina per provare la sensazione di avere ritrovato un amico perduto di vista da troppo tempo, un amico col quale urgeva una rimpatriata degna di questo nome. Non udì i passi della moglie nel corridoio, non udì la porta dello studio aprirsi.
Non ebbe modo, quindi, di cancellare dalle proprie labbra un sorriso sognante, e dal proprio sguardo una quasi languida vaghezza. Ritrovò immediatamente l’abituale compostezza, ma colse sul viso della moglie un accenno di allarme, l’ombra di un sospetto antico, tramandato da generazioni e generazioni di quelle mogli che, nei secoli, hanno visto rincasare i loro uomini insolitamente tardi, ed insolitamente sorridenti. Più compiaciuto che offeso, il Direttore M. pensò bene di tranquillizzare la consorte con un tenero ed attento amplesso, ma, quella notte, al momento del solito, collaudato, gradevole incontro, il Direttore M. si rivelò un amante impetuoso, accanito, quasi rude, sorprendendo sé stesso quasi più della sua signora, sul volto della quale il sospetto era oramai esplicito. Prima che le labbra tremanti di lei si schiudessero per pronunciare allusioni o domande che avrebbero messo a disagio entrambi, M., diplomaticamente, depose un bacio sulla fronte aggrottata della consorte, e si impegnò a fingere di dormire. Dopo pochi minuti, secondi forse, il sonno lo vinse davvero.
Il Direttore dormì benissimo, tanto che quelle poche ore gli bastarono per risvegliarsi riposato, sereno, deciso a godersi quella limpida e frizzante giornata di fine Maggio, che, dopo la serata precedente, insolitamente e pesantemente calda, dopo quella notte luminosa, ma innaturalmente calma , profumava di fresco, di vita, di normalità, una normalità che M. ritrovò sul viso sorridente della moglie, e nelle allegre chiacchiere dei figli, due liceali, uno al primo anno, l’altro al quarto, entrambi alti, entrambi snelli, e chiari di occhi e di capelli, entrambi troppo perfetti per essere veri. Erano ragazzi sani e sportivi, senza essere, per questo, spericolati, avevano una folla di amici, ma avevano saputo evitare compagnie nocive, a scuola erano sopra la media, senza farsi tacciare di secchioni, e la loro vita sentimentale, che, per il più giovane, era ancora agli albori, era priva delle complicazioni, e dei cupi tormenti che affliggono l’adolescenza dei più.
La moglie era il genere di donna che, a vent’anni, sembra averne anche sette od otto di più, ma che, arrivata alla quarantina, è destinata da una sorte benevola a parere una trentacinquenne per almeno quindici anni a venire.
L’aspetto di lei, senza luci, e senza ombre, tranquillo e piacevole come un dolce paesaggio di colline, il carattere di lei, pacato, ma non debole, avevano spinto M. a sceglierla in moglie, anche se lei, quando si erano conosciuti, era appena fresca di diploma. M., che, all’epoca, aveva quasi trent’anni, l’aveva corteggiata con dolcezza, ma con pervicace ostinazione, individuando in quella ragazza non bellissima, ma già dotata di una severa distinzione a suo modo attraente, riservata, ma non scialba, precisa ed ordinata, ma non pignola e saputella, la futura sposa ideale per un giovane funzionario pubblico avviato ad una promettente carriera.
Sposa a soli vent’anni, e madre per la prima volta a ventidue, la giovanissima Signora M., d’accordo con il fresco sposo, aveva scelto senza esitazione di dedicarsi solamente alla casa ed alla futura famiglia. Aveva da subito diretto la vita domestica, , e, successivamente, cresciuto i figli, con una competenza ed una capacità che donne con il doppio dei suoi anni non riuscivano a raggiungere, rifiutando qualunque aiuto domestico anche se, fin dai primi tempi del matrimonio, M. se lo sarebbe tranquillamente potuto permettere.
Terminata la colazione, il Direttore M. seguì il galoppo dei figli, che, dopo aver mangiato come giovani lupi, si precipitavano verso la loro camera per vestirsi, ed i gesti svelti della moglie, che già stava sparecchiando la tavola, con attenzione insolita. L’intera scena lo accompagnò lungo il percorso da casa al luogo di lavoro, scorrendo come un filmato dai colori troppo forti, e dai particolari troppo nitidi, che davano al tutto un senso di irrealtà quasi fastidioso, come uno spot pubblicitario mal fatto.
In ufficio la riunione iniziata soli due minuti dopo il puntuale arrivo del Direttore M., produsse idee, definì progetti, con un ritmo insolitamente efficiente per un apparato pubblico, e, quando, quasi all’ora di pranzo, M. riuscì finalmente a sedersi alla propria scrivania, trasse un bilancio molto positivo di quella prima mezza giornata. Tornato di umore sereno, si accinse a leggere i numerosi arrivi che la casella della posta elettronica gli segnalava. Tutti gli indirizzi dei mittenti gli erano noti, tranne uno, che, prima della chiocciola, riportava un breve nome femminile, il nome di battesimo, ricordò immediatamente M., di quella che gli era stata presentata come la Signora…. La Signora…. M, del cognome, riusciva a rammentare unicamente l’iniziale : D. .
- Mi chiamo Erica. Erica con la “ c “ - aveva tenuto a precisare lei, la sera prima, puntualizzando che quel nome derivava dalla pianta dell’ erica, e non conteneva quella “ k “ evocatrice di esotismi di provincia, e di episodi di cronaca nera.
L’ e-mail era amichevole, spiritosa, a tratti frizzante, definiva il Direttore M.
“ l’unica compagnia piacevole fra quella manica di arrivisti “, e sollecitava una risposta in maniera così graziosa e garbata, che M. si mise subito alla tastiera per scrivere che anche per lui l’incontro era stato molto gradito, e per riaprire una amichevole disputa su un paio degli argomenti sui quali lui e la Signora D. si erano trovati in leggero contrasto. Solamente dopo avere premuto il tasto di invio della risposta, M. si rammentò di non avere dato alla Signora D. alcun indirizzo di posta elettronica.
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MD L. il 07/02/2007 15:22
Eh eh.. chi avrà dato alle signora D. l'indirizzo del direttore M.? Qui gatta ci cova... c'è un terzo che sa della serata galante... fammelo sapere presto.. Mi ritrovo curiosa e pettegola...! Questo deve fare un 'opera risvegliare i nostri istinti più nascosti... eheheh
- mi scuso per la bestiale svista : "un'apparato ", per la quale ho già inviato richiesta di modifica.
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