Proverò a sbirciare fra le fessure delle imposte e calarmi in un tiepido soffio nel grande spettacolo che la natura si fa strada ogni mattina;tagliando le cose con l'accetta, rifilando gli orli e allargando i margini.
Occhi affascinati, ebbri davanti alla leggerezza del vento che s'impegna fra le nuvole per poi attraversare grandi alberi per chinarsi fra mille foglie scuotendole e posandole sul terreno in rafiche dolci.
Il sole già calante, i suoi raggi che hanno smesso la loro prepotenza di luce cortese e il grande giardino sprofonda nel sonno dell'inverno.
Non ha urgenza di svegliarsi è pigro e quando la sua pigrizia si desta, ecco che fiocchi di neve scendono.
Il paesaggio è di una bellezza straripante e un passo sbadato ne rovinerebbe l'intimità
e allora in quel momento, sistemo i miei fastidi e baratto le parole con il silenzio.
M'indugio ancora nell'alcova dell'inverno, ma ecco che le giornate intrisiche di gelo si sgretola, le prime gocce danno il benvenuto, alla primavera.
La stilista dei fiori espone tutti i colori. È magia.
Tutti si concedono al grande risveglio in un frastuono di rumori, suoni e vanitoso è l'eccesso di luce e calore e di foglie nuove che si qualificano come il vero inizio d'estate.
Osservo angoli sperduti della campagna e m'incanto davanti a sfumature di colori, esaltati da giornate piene di sole e con delicatezza e armonia che poi s'affaccia la luna.
Essa allestisce la notte con paesaggi, nell'indolenza e sonnolenti e così, come Siddharta
mi siedo davanti al fiume, mi dimentico dell'esistenza, m'inebrio della natura e mi abbandono nella certezza che tutto ciò che vi abita nel grande universo, è sistemato in modo tale da fornirmi continue emozioni.